SETTE ANNI DI UN CICLONE DI NOME FRANCESCO

Era il febbraio del 2013 quando incontrai un anziano cardinale che conoscevo da tempo. L’avevo intervistato più volte. Lo incontrai che usciva dalle Congregazioni Generali in cui si stava preparando il Conclave. Non resistetti alla tentazione e gli domandai quale sarebbe stato, secondo lui, il prossimo Pontefice. Era chiaro che non mi avrebbe mai detto il nome, ma almeno mi avrebbe aiutato a capire di quale tipo di candidato si stava discutendo. Mi spiegò che alle Congregazioni Generali non si stava discutendo di candidature, ma che i cardinali stavano prendendo atto della situazione della Chiesa Cattolica dopo lo shock delle dimissioni di Benedetto XVI. Moltissime le domande sollevate nei confronti della Curia. Gli scandali sulla pedofilia, le oscure operazioni finanziarie dello IOR, i motivi per cui papa Ratzinger si era dimesso, stavano riempiendo le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. L’anziano cardinale mi domandò, a sua volta, che cosa si diceva in Sala Stampa Vaticana, e soprattutto mi chiese quale profilo di candidato ipotizzavo per il Soglio di Pietro. Risposi che, guardando a come stava cambiando il mondo, forse erano maturi i tempi per eleggere un Pontefice giovane, magari proveniente dall’Asia, dove era in crescita il numero delle vocazioni. Il cardinale mi guardò con bonomia e mi disse: «No, in questo momento abbiamo bisogno di un Papa solido ed esperto, una persona libera da condizionamenti, abituata a governare e con una grande fede. Un Papa che, nel giro di sette anni, abbia la capacità di rinnovare in modo radicale la Curia e la Chiesa universale. «Un profilo stupendo – commentai io – ma c’è un candidato così?». «Grazie a Dio – rispose il cardinale – ce l’abbiamo…». Una volta eletto Jorge Mario Bergoglio tornai a pensai a ciò che il cardinale mi aveva detto. Ora siamo alla prova dei fatti. I sette anni sono passati. La riforma della Curia è stata annunciata ma non ancora pubblicata. Si potrebbe pensare che papa Francesco sia in ritardo con i tempi. Ma non è così. I cambiamenti operati nella Curia e nell’intera Chiesa cattolica sono vasti, diffusi, profondi, come mai nella storia. Ne citiamo solo alcuni. Per motivi diversi, cardinali come Raymond Burke, già prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Gerhard Mueller, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; George Pell, già prefetto della Segreteria per l’Economia; Robert Sarah, la cui carica di prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti è appena scaduta, non fanno più parte della Curia vaticana. Inoltre ha destato scalpore la riduzione allo stato laicale dell’americano Theodore Edgar McCarrick, uno dei cardinali più potenti e influenti degli Stati Uniti. Innovativa e senza precedenti la nomina del laico Paolo Ruffini a prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Mai un laico aveva ricoperto la carica di prefetto di un dicastero vaticano. Per questo motivo ci si aspetta che, con la riforma, anche i laici potranno dirigere dicasteri della Curia. Inoltre papa Francesco ha nominata Sottosegretario della Segreteria di Stato vaticana una donna: Francesca Di Giovanni, anch’essa laica. Per comprendere la rilevanza di tale nomina, bisogna sapere che è la prima volta, nella storia della Chiesa, che una donna assume un incarico di così alto livello. Una rivoluzione, quella di papa Francesco, che ha riguardato anche il Collegio Cardinalizio. Con un Concistoro ogni anno, il Pontefice ha creato 88 cardinali provenienti da 55 Paesi. La quasi totalità delle nomine è composta da persone che nessuno avrebbe mai immaginato potessero diventare cardinali: provenienti da Paesi poveri, molti da zone dove i cattolici sono minoranza. Mai, nella storia, il Collegio Cardinalizio ha rappresentato così tanti Paesi. Inoltre, dei 124 votanti in un futuro conclave, ad oggi sono 67 i cardinali creati da papa Francesco, pari al 52,3% del totale. Una maggioranza che non può che crescere. Ciò significa che, qualsiasi cosa accada, la successione al pontificato di papa Francesco sarà sicuramente decisa da una maggioranza di nomina bergogliana. In termini concreti, questo vuol dire che sarà impossibile tornare al passato, e che la riforma di papa Francesco sarà solida e avrà lunga vita. Un processo simile a quello avvenuto nel Collegio Cardinalizio sta avvenendo anche nel Collegio Episcopale mondiale. I numeri e la qualità del rinnovamento sono tali che, in soli sette anni, papa Francesco è riuscito a realizzare il più grande e significativo cambiamento del gruppo dirigente mai avvenuto nella storia della Chiesa. (Antonio Gaspari, direttore www.orbisphera.org)

Aforisma

«Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è colui che non si sente impaurito, ma colui che vince la paura». Nelson Mandela

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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