Settima domenica del tempo ordinario (A)

Gesù con gli apostoliSettima domenica del tempo ordinario (A)

Perdonare sempre è una virtù? 

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 

Dalla “lex talions” alla “lex cordis”

In continuità con la domenica precedente, Gesù completa la serie delle sue antitesi: “E’ stato detto … Ma io vi dico”.  Gesù non vuole abolire la Legge di Mosè, ma solo condurla a quella pienezza che essa conteneva solo in seme. Il primo superamento riguarda la nota “legge del taglione”, formulata in Esodo con l’incisiva immagine dell’occhio per occhio, dente per dente, che – nell’originale – continua con questo implacabile elenco: “vita per vita, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido” (Es 21,23). “Legge del taglione” è una locuzione che deriva dal latino “ius talionis”, pena consistente nell’infliggere al colpevole una lesione (o taglio) uguale a quella provocata. Lo “ius talions” era già presente nell’antica legge delle Dodici Tavole, ma la prassi è attestata sin dal Codice babilonese di Hammurabi, 1700 anni prima di Cristo. Nella realtà, la morale del taglione era molto attenuata in Israele: l’accomodamento, l’indennizzo, il risarcimento … erano la prassi normale. Spesso calunniata dai cristiani, quasi fosse una legge di vendetta, essa è invece un preciso strumento di equilibrio giuridico. Ma Gesù propone al suo discepolo un colpo d’ala, una vigorosa sterzata, per passare dal piano della legge a quello dell’amore. E’ il rifiuto della vendetta, ma anche della legge, per un nuovo rapporto umano con il nemico; sono celebri i tre esempi che porta Gesù per farci convincere:  porgere la guancia, cedere il mantello, camminare con il nemico.

 

Amare il nemico: una follia per la ragione …

L’amore del prossimo non era del tutto sconosciuto nel mondo antico; anche il saggio cinese Me-ti, Confucio, Buddha, il rabbino Hillel, il platoneggiante Filone, Odisseo nell’Aiace, Socrate, Seneca, Epitteto … hanno invitato ad amare il prossimo, ma nessuno raggiunge l’altezza eroica di Gesù: nella sua formulazione, nel suo contenuto, nella sua esigenza, Gesù è davvero rivoluzionario! Il suo comandamento è nuovo per il suo universalismo orizzontale, nel senso che non conosce confini di razza o di religione; è nuovo per la estensione verticale, cioè per il suo modello di riferimento: “Amatevi come io vi ho amati”; è nuovo infine per la sua motivazione profonda: amare con disinteresse, senza ombra di compenso, sull’esempio di Dio che fa sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti. Questa pagina di Vangelo è davvero la Magna Charta della terza razza umana: la prima fu quella della bestia senza legge, la seconda fu quella dei barbari dirozzati dalla legge, la terza è quella dei veri credenti, che si lasciano guidare dall’amore. Abbiamo sperimentato la legge e abbiamo constatato che “summum ius, summa iniuria”; abbiamo sperimentato la ragione, e quanti delitti abbiamo commesso in nome della dea Ragione e degli immortali principi. Gesù ci propone un’ultima chance: amare, costruire la civiltà dell’amore.  

 

Perdonare: una regola irrinunciabile per Gesù

Con il Vangelo di oggi siamo davanti a delle esigenze tanto alte che sembrano superare le nostre possibilità. Chi riesce a porgere l’altra guancia appena ricevuto uno schiaffo? Chi riesce ad amare il nemico e a pregare per lui? Sì, pensiamo a qualche rara eccezione, come ai martiri, a Francesco di Assisi che considerava “perfetta letizia” essere bastonato dai suoi frati, di notte, in pieno inverno; pensiamo a qualche teorico della non-violenza finito male, come M. L. King o Gandhi. Ma gli altri? I cristiani del medioevo, durante le crociate, hanno praticato – e meglio degli ebrei – la legge dell’occhio per occhio, per cui san Bernardo poteva scrivere al papa: “Io morirò nell’odio dei nemici della Chiesa”; e Dante poi applicherà la norma del contrappasso più spietato nell’Inferno. Il Vangelo  parla di uno schiaffo ricevuto, di una tunica contesa, di un seccatore che non ti molla … Ma, nel mondo, c’è ben altro, e Gesù lo sapeva. Davvero Gesù pensava che dovremmo amare un Hitler o uno Stalin o un Saddam Hussein? Che davvero le vittime dei lager dovrebbero amare i loro aguzzini? Sì, per quanto terribile, questa regola è per Gesù irrinunciabile. Anche perché egli stesso ce ne ha dato la prova dalla croce: “Padre, perdona loro!”. Impossibile? Sembra di no, perché alcuni ci sono riusciti. Anche ai giorni nostri. Penso al figlio di Vittorio Bachelet, alla figlia di Aldo Moro. Perdonare e amare il nemico: uno sforzo che sembra contro-natura, ma appena lo realizzi, senti che questa è la cosa più giusta. Ma soprattutto senti il cuore felice. Chi è il nemico? Un fratello sconosciuto. Il cristiano è uno che, perdonato da Dio, è capace di perdonare ai fratelli.

 

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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