Solennità di Maria santissima, madre di Dio – 1° gennaio 2022

DON FRANCO – OMELIA 1 GENNAIO 2022 –

Solennità di Maria santissima, madre di Dio – 1° gennaio 2022

Ora tocca all’uomo fare la sua parte!

Prima lettura: Invocheranno il mio nome, io li benedirò (Nm 6,22). Seconda lettura: Dio mandò il suo Figlio, nato da donna (Gal 4,4). Terza lettura: I pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino (Lc 2,16).

La festa di “Maria, che dona al mondo Gesù, nostra pace”

1) Otto giorni dopo il Natale, celebriamo la festa di Maria madre di Dio; in verità, le letture bibliche mettono in evidenza più il “Figlio di Maria” che non la stessa vergine madre. Questa attenzione privilegiata al Figlio non riduce però il ruolo della madre: Maria è veramente madre di Gesù, e perciò onorando il Figlio, noi onoriamo la madre. Con i nostri fratelli orientali, anche noi onoriamo “Maria sempre vergine”, solennemente proclamata santissima madre di Dio dal concilio di Efeso (431). E’ ancora nel nome di Maria che dal 1967 celebriamo la 55ma “Giornata della pace”, un dono di Dio, certo, ma che vuole l’impegno degli uomini. Maria ci aiuti in questo nuovo anno civile: lei ha detto sì alla vita, davanti al mistero si è consegnata nelle mani di Dio, nelle cose che dipendevano da lei ha messo il massimo dell’impegno.

Prima lettura: Ti benedica Dio!

2) Benedire e benedizione sono termini che ricorrono frequentemente nella Bibbia, si ritrovano quasi a ogni pagina (552 volte nell’Antico Testamento, 65 nel Nuovo Testamento). Fin dall’inizio Dio benedice le sue creature: gli esseri viventi perché siano fecondi e si moltiplichino (Gn 1,22), l’uomo e la donna perché dominino su tutto il creato (Gn 1,28) e il sabato, segno del riposo e della gioia senza fine (Gn 2,3). Abbiamo bisogno di sentirci benedetti da Dio e dai fratelli! La maledizione allontana, separa, indica il rifiuto, la benedizione avvicina, rafforza la solidarietà, infonde fiducia e speranza. «Il Signore ti benedica e ti protegga»: sono le prime parole che la liturgia ci fa udire in questo giorno, perché ci rimangano impresse nel cuore e le ripetiamo ad amici e nemici lungo tutto l’anno.

Maria: genitrice e madre!

3) E’ stato il concilio di Efeso nel 431 a definire il dogma di Maria “madre di Dio”. L’espressione “madre di Dio” è priva di solennità, ma è più familiare. Dalle nostre madri abbiamo imparato a pregare “Santa Maria, madre di Dio”. Sin da piccoli pronunciamo queste parole “madre di Dio”, parole misteriose e contraddittorie se non fossero storiche. Proprio perché storiche, ci chiediamo: perché Dio ha voluto una madre? Perché ha accettato una gestazione di nove mesi? Le risposte sono tante, una però sembra particolarmente interessante. Maria è stata non solo “genitrice” ma anche “madre”. Le due parole non sono sinonimi: la “genitrice” è colei che genera, che mette alla luce, e questo è comune anche agli animali; una donna che si limita a generare, mette alla luce degli orfani, perché orfano non è colui che manca dei genitori, ma di qualcuno che lo faccia crescere nel mondo. Maria non solo ha generato Gesù, ma lo ha messo al mondo, cioè lo ha accompagnato nella sua educazione e crescita. Oggi le urgenze sono tante, ma non va sottovalutata quella di avere madri, che, come Maria, non si accontentino di “mettere alla luce”, ma di “mettere al mondo”. E prendendo spunto da un celebre verso di Dante, una buona madre raggiunge il massimo quando diventa, come Maria, figlia di suo figlio. Può sembrare un assurdo, e invece anche i genitori devono dire grazie ai figli, perché sono nati, perché offrono nuove esperienze ai genitori, perché i figli danno completezza al loro matrimonio, perché i figli, a volte, sono quelli che riportano i genitori alla pratica della fede!

Anno buono … se noi saremo buoni!

4) L’anno vecchio, nessuno lo vuole più, e l’abbiamo buttato dalla finestra come un piatto rotto, carico di tutte le colpe. E pensare che un anno fa l’avevamo accolto e vezzeggiato con auguri e champagne! E qualcuno era anche finito all’ospedale per colpa dei petardi! La storia si ripete ogni anno; cambiano solo i numeri; illusioni, promesse all’inizio, e poi delusione, risentimento alla fine. Come il biblico capro espiatorio, mandiamo l’anno vecchio a morire nel deserto, carico di tutte le nostre colpe. Ma non è vero che il passato è sempre migliore o peggiore: l’ottimista è uno «stupido felice», il pessimista è uno «stupido infelice». Dobbiamo imparare ad essere “realisti”. Certo, ognuno ha da lamentarsi su ciò che è accaduto nell’anno passato! Pandemia anzitutto! Ma chi ci potrà garantire che l’anno nuovo sarà tutto “latte e miele”? Il vecchio Leopardi, che aveva fatto della tristezza un canto, metteva sulle labbra di un venditore di almanacchi un augurio per l’anno nuovo. Ma il cliente era troppo esperto della vita per comprare illusioni!

5) Il filosofo Kant – e molto prima di lui il grande Agostino – ci ricorda che spazio e tempo non sono realtà oggettive (leges entis), non sono due recipienti esterni all’uomo nei quali sarebbero immerse le cose, ma semplicemente due leggi, due schemi del nostro intelletto (leges mentis), condizioni a priori di ogni conoscenza. L’olandese Cees Nooteboom ha scritto che “il mondo prende i nostri colori”. Se sei ottimista, il mondo ti sembrerà pieno di luci e colori! Il passato sono io che ricordo; il futuro sono io che spero. Il tempo di per sé non esiste: il tempo esiste in quanto noi lo facciamo esistere. Noi ci comportiamo come mastro Geppetto: costruiamo il giocattolo e poi vogliamo che cammini con le sue gambe e lo condanniamo, dimenticando che i veri burattinai siamo noi. Mettiamo via gli oroscopi, gli almanacchi, i tarocchi. Il futuro è nelle nostre mani e di questo futuro dovremo rispondere alla nostra coscienza, alla storia, al Signore della storia. Cosa ci ha dato l’anno vecchio? Cosa ci darà l’anno nuovo? Nulla, né in bene né in male, semplicemente perché il tempo non esiste, è una formula matematica inventata per dividere e misurare la storia della vita.

Non pessimisti né ottimisti, ma realisti!

6) In questo primo giorno del nuovo anno vorrei rispondere a questa domanda: l’umanità va avanti o indietro? Progredisce o peggiora? Le risposte sono tante, fin dall’antichità. Chi conosce i miti, questi preziosi serbatoi di intuizioni umane, sa che ci sono i miti delle età che peggiorano: dalla primordiale età dell’oro saremmo giunti all’attuale età del ferro. Ma vi sono anche i miti delle età che progrediscono: dalla barbarie antica saremmo passati via via a forme superiori di vita. E infine ci sono i miti dell’eterno ritorno, del corso e ricorso storico, del millenarismo ciclico, per cui la storia degli uomini si svolgerebbe in grandi cicli, che si svolgono come a ruota. Regresso? Progresso? Circolarità? Lo sapremo solo alla fine! Il cristianesimo ha qualche risposta da offrire? Sì! Il cristiano sa che c’è stato un evento nella storia che l’attraversa tutta: un punto del tempo e dello spazio è stato toccato da Dio, come nella scena della creazione dell’uomo dipinta da Michelangelo. Dio-uomo è entrato negli accadimenti umani, e vi ha deposto un lievito capace di nobilitare ogni realtà. Ciò è avvenuto nel silenzio di due notti, di Natale e di Pasqua. Dio ha fatto tutta la sua parte. Veramente, “tutto è compiuto!”. Ora tocca all’uomo fare la sua parte. Il cristiano non ha una futurologia ma un impegno: completare l’opera di Dio.

Piccole e grandi illusioni …

7) Il tempo: ecco il grande protagonista! Il tempo e lo spazio segnano le nostre dimensioni, e anche la nostra eternità. A pensarci bene, verrebbe voglia di viverlo tutto per intero questo tempo! Sembra uno spreco persino quel tempo dedicato al riposo, che poi è tanto: circa un terzo della vita. Se una persona vive 90 anni, 30 li ha passati dormendo! Bisognerebbe viverlo tutto questo nuovo anno, in vista del bilancio da trarre alla fine dell’anno e della vita. Apprezzo l’augurio in uso per il capodanno ebraico, che cade in settembre: “Che possiate essere iscritti per un buon anno nel libro della vita!”. Non andiamo alla ricerca delle previsioni; è molto facile toppare politici, economisti, meteorologi e religiosi: “Prevedi tutto, tranne il futuro. Se vuoi far ridere Dio, parlagli dei tuoi progetti!” (W. Allen). A tutti gli amici faccio l’augurio di Frate Indovino. “Abbiate tutti qualcosa da amare, qualcosa da fare, qualcosa da sperare”. BUON ANNO e BUONA VITA!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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