SUDETI E UCRAINA INQUIETANTI ANALOGIE

 

 

Mussolini

Mussolini

di Raffaele CARDILLO

 

La nefasta politica dell’appeasement che tradotto dall’inglese significa: accomodamento, dialogo anche a costo di cedimenti,propugnata dall’allora premier britannico Neville Chamberlain e sposata dall’omologo francese Daladier diede la stura e il beneplacito a Hitler di annettersi in primis i Sudeti abitato in gran parte dai tedeschi, e successivamente dell’intera Cecoslovacchia.

Dopo l’Anschluss ovvero l’annessione dell’Austria, da parte del dittatore tedesco, attraverso la conferenza di Monaco cui partecipò anche il nostro Mussolini. nella veste di gran cerimoniere, si sancì il passaggio del territorio dei Sudeti alla Germania nazista.

Uno smacco tremendo per le diplomazie occidentali, nonostante l’euforia dei popoli europei per lo scampato pericolo di una guerra.

Non si associò a questi cori di pseudo gaudio quello che divenne poi l’alfiere della sconfitta germanica, ci stiamo riferendo a sir Winston Churchill che proprio a proposito dell’esito sconfortante dell’incontro nella cittadina bavarese, ebbe a dire al suo illustre connazionale fautore di quell’innaturale accondiscendenza: “Dovevate scegliere tra la guerra e il disonore, avete scelto il disonore e avrete la guerra”!

Quale profezia fu più azzeccata, l’acume da consumato stratega del futuro primo ministro, che poi divenne lo strenuo difensore dell’intera Europa contro le soverchianti e ben equipaggiate armate tedesche, si rivelò risolutivo e determinante nel contenere il blitzkrieg, la famigerata guerra lampo che, in un mese travolse gli eserciti del vecchio continente, un rullo compressore dagli effetti devastanti per i malcapitati che dovevano fronteggiare i cingoli delle Panzer-division, mostri d’acciaio che incutevano terrore e annichilimento e sorprendevano per la loro agilità sul campo di battaglia.

Dicevamo dei bonari atteggiamenti dei ministri plenipotenziari occidentali, nei riguardi dell’imbianchino austriaco, così erano definito Hitler, un’insulsa mansuetudine che accese vieppiù gli appetiti del despota e lo rese ancora più vorace nelle acquisizioni di nuovi territori e attuare il pangermanesimo ossia l’unificazione di tutti i popoli germanici.

La piovra teutonica ormai aveva avviluppato con i suoi poderosi tentacoli quasi interamente l’intera Europa, quando all’improvviso in uno scatto d’orgoglio, successivamente all’invasione della Polonia, il primo settembre del 1939, le cancellerie occidentali dichiararono guerra al nazismo.

Sappiamo come andò a finire, la vittoria arrise a chi stava nel giusto, con il sacrificio di milioni di persone che immolarono le loro vite sull’altare della libertà, ideale mai sopito nel cuore degli uomini.

Un pesante tributo di sangue che dovrebbe essere di monito a chi voglia perseguire una politica di potenza, un rischio che potrebbe avere dei risvolti catastrofici per l’intera Umanità.

Passiamo ai giorni nostri e registriamo delle pesanti analogie con quanto è successo nella penisola di Crimea, la subdola aggressione e la farsa del referendum che ha codificato la scelta del popolo di ricongiungersi alla santa madre Russia.

Un ignobile artificio che ha messo a tacere probabili levate di scudi, reazioni legittime del mondo occidentale a questi novelli despoti che in nome del loro smaccato autoritarismo, scimmiottano eventi del passato, non paghi dei prezzi altissimi che si andrebbero a pagare.

Un ritorno al passato dell’orso sovietico che con i suoi artigli poderosi cerca di soffocare gli aneliti di libertà di popoli sovrani, che mal sopportano ingerenze estranee di potenze che hanno fatto il loro tempo, vetere ideologie che non sono più al passo con i tempi e che sono state rifiutate dalla Storia.

Lo zar Putin sta tirando troppo la corda, è da qualche mese che le province orientali dell’Ucraina sono prede d’insorti filorussi che rivendicano autonomia dalla madrepatria e il ricongiungimento al colosso ex-sovietico.

Un continuo sfilacciamento dello Stato Ucraino, un’intollerante aggressione che ripropone i fantasmi del passato, una partita a scacchi che ha come posta in gioco la sopravvivenza del pianeta.

Un giochetto riuscito con la Crimea, che difficilmente possa ripetersi, date le conclamate reazioni della Comunità Internazionale che, non tollereranno ulteriori atti di aggressione pena, gravi ripercussioni dagli esiti inimmaginabili.

Pesanti sanzioni economiche sono state applicate alla Federazione Russa dall’Occidente libero, tese a scoraggiare le azioni eversive di gruppi russofoni, sapientemente foraggiati e addestrati da Mosca, per portare scompiglio in uno Stato già destabilizzato e prossimo alla bancarotta.

E’ un primo passo allo scopo di dissuadere i vertici del Cremlino dal continuare a perseguire folli disegni che hanno come unico risultato l’olocausto nucleare.

A tale proposito ci vengono alla mente le sequenze drammatiche della fine del film “Il Dott. Stranamore” che mostrano il pianeta devastato dalle esplosioni atomiche e nel sottofondo, si ode una voce calda di donna che canta “we’ll meet again”, un c’incontreremo di nuovo come augurio, come messaggio ottimistico per un’improbabile resurrezione dell’Umanità.

Dalla finzione alla realtà e siccome siamo inguaribili ottimisti, non auspichiamo oscuri presagi, quelli che detengono le leve del potere, sanno benissimo di non potersi permettere avventurismi di sorta, in caso di conflitto non si adopereranno solamente le armi convenzionali, coloro che stanno per soccombere reagiranno con l’uso del nucleare e non osiamo immaginare il day-after!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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