TALK IN GALLERIA

Maurizio Savini: “La Reggia galleria”

TALK IN GALLERIA

interverranno Enzo Battarra e Maurizio Savini

__Arte 1

Galleria Nicola Pedana

Piazza Matteotti, 60 – Caserta

 

Nella “Reggia galleria”, Savini questa volta gioca col tempo e con la

Storia. La nostra storia, l’età borbonica, il Risorgimento, tempi complessi, dolorosi, dibattuti, le cui ferite, non ancora del tutto rimarginate, ancora sanguinano nel presente. E lo fa a suo modo, con la gomma, quella da masticare (ma non masticata), che evoca i sapori dell’infanzia, del gioco, e diventa tessera di mosaico, dipinto, scultura. Il gioco d’infanzia, da adulti, si fa strumento dell’ironia. Lo sguardo di Savini sul tempo e la Storia è frammento che si ricompone nello spazio di una Reggia di Caserta re-immaginata, con opere idealmente rubate e decontestualizzate che funzionano in modo corale in un ambiente volutamente modesto e dimesso.

Una bicicletta invita a pedalare, muoversi, ma si tratta di un movimento statico che aziona un giradischi sul quale suona l’inno nazionale. Il moto (immobile) e il suono animano le opere, come in un ideale percorso tra i ritratti dei protagonisti della Storia: Carlo di Borbone, re di Napoli e Sicilia, fondatore del Palazzo Reale di Caserta e futuro Carlo III re di Spagna, la moglie Amalia di Sassonia, che svolse un ruolo importante per la costruzione della Reggia, fin dalla posa della prima pietra il 20 gennaio 1752, il giorno del suo compleanno. Gioacchino Murat, re di Napoli dal 1808 e protagonista della breve esperienza napoleonica in Italia, che arricchì la Reggia di molte opere. Ferdinando II, re del Regno delle Due Sicilie dopo la restaurazione borbonica. I ritratti di Luigi Vanvitelli, architetto e progettista della Reggia di Caserta. E poi la battaglia di Velletri, nel dipinto di Francesco Solimena, combattuta durante la successione austriaca. Il dipinto esalta la vittoria contro gli austriaci delle forze ispano napoletane guidate da Carlo di Borbone (ma anche dal Conte di Gages e dal Duca di Castropignano)Savini non è uno storico, e certamente non vuole né pretende di esserlo, ma ripercorre a suo modo le tracce della storia. Una storia lacerata, come sembrano suggerire le opere esposte, copie di originali idealmente “rubati”, letteralmente “strappati” al contesto originale. Ma è anche una storia minuziosamente ricomposta, meticolosamente assemblata, con piccole tessere di gomma da masticare, come un mosaicista medievale usava le tessere in pasta vitrea. Questo aspetto dell’opera di Savini invita all’osservazione scrupolosa, all’analisi, all’introspezione e provoca l’osservatore, sfidandolo. Esiste un filo conduttore tra le opere esposte? il visitatore è in grado di ritrovarlo? quanti conoscono la storia d’Italia? Non è importante che Savini conosca la storia, ma la mette in mostra, a suo modo, ne ridisegna le tracce da dove emergono volti, eventi, scelti col fiuto e l’attenzione formale, incollati alle pareti, come poster dai colori alterati; l’arte commerciale a basso costo disponibile per tutti. In una “Reggia galleria”, un ambiente modesto che nulla ha di regale, volutamente povero, la storia d’Italia riaffiora, a sprazzi, come macchie di colore acceso sulle pareti, al suono stonato dell’inno nazionale. E il busto di Garibaldi ci guarda, con il volto tagliato da un sorriso amaro.(Stefano Riccioni)

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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