Terza domenica del tempo ordinario (A)

Gesù che parla alla gente
a cura di Don Franco Galeone
 
Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce

 La domenica “della luce”

La luce è uno degli elementi necessari per la vita dell’uomo. La luce è l’immagine stessa della vita; “vedere la luce … venire alla luce” significa nascere; al contrario “spegnersi … chiudere gli occhi alla luce” significa morire. Anche di Dio si dice che “è luce e in Lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5). Anche Cristo è la luce che “illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Anche il cristiano, nel giorno del suo battesimo, riceve “la luce di Cristo” e promette di vivere “come figlio della luce”seguendo Cristo, luce del mondo. Il cristiano, anche dopo il battesimo, resta sempre un impasto di luce e tenebra; per questo la conversione non è mai un’operazione finita ma è una tensione quotidiana.

 

Inizia la storia della salvezza

Quando leggiamo i primi versetti del Vangelo di Matteo, sentiamo un respiro epico, rulli di tamburi, soldati in assetto di guerra. Nessuno scandalo per queste metafore militari. L’apostolo Paolo le ha usate nelle sue lettere, per descrivere la vita del cristiano. Anche Cristo, quando incontrava un soldato onesto, lo trattava con rispetto. Cristo non fa demagogia, scruta il profondo del cuore e non il colore delle divise. E’ finita la lunga preparazione: l’angelo che annuncia, la nascita a Betlemme, la fuga in Egitto, l’infanzia nascosta, il lavoro umile a Nazaret; anche le tentazioni nel deserto, l’incontro con Giovanni, il battesimo nel Giordano fanno parte del prologo. Comincia ora la storia della salvezza. Gesù occupa la sua posizione strategica, che l’evangelista descrive come farebbe Cesare prima di una battaglia: Cafarnao. Poi inizia il reclutamento della truppa: pescatori anonimi, fatti per l’oblio assoluto, e che ora, grazie alla sua chiamata, diventeranno più celebri di ogni imperatore, saranno invocati attraverso i secoli, vedranno erigere in loro onore splendidi edifici. Infine, Gesù lancia i primi proclami: “Seguitemi. Vi farò pescatori di uomini”. Altro che Alessandro Magno! Lancia il suo manifesto: “Convertitevi”. Altro che Karl Marx! Qualcosa è davvero cambiato. La storia del mondo gira pagina!   

 

Convertirsi non è facile ma rende felice

Oggi parlare di conversione è difficile. Forse la tragedia più comune del nostro tempo consiste nella program­mata rimozione del senso di colpa (un tempo si diceva “sensus peccati”), per cui di ogni evento negativo si vuole trovare sempre un capro espiatorio, una causa di ordine esteriore. In tal modo, di fronte al male economico, politico, sociale … gli atteggiamenti risultano essenzialmente due: o di rassegnata impotenza (che si traduce poi in un “carpe diem”) o in una rabbia sistematica e rivoluzionaria contro qualcuno, ritenuto responsabile delle afflizioni storiche. Oggi, infatti, è diffuso un atteggiamento accusatorio nei confronti della società, delle struttu­re, del potere, della Chiesa,  delle occulte consorterie e di congiurare contro l’intera convivenza umana. Tale attitudine a puntare il dito contro i nemici esterni è la conseguenza di una cultura che ha proclamato il mito della originaria innocenza dell’uomo, del “buon selvaggio”, addossando tutte le colpe alla società (Rousseau) o al capitalismo (Marx) o alla repressione (Freud). Il peccato del nostro tempo consiste proprio nella scelta del finito e nel rifiuto dell’infinito: “aversio a Deo et conversio ad creaturas”, direbbe s. Agostino. Da questo disordine nascono l’angoscia, la disperazione, le tante paure tipiche del nostro tempo.

 

 

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...