UN DIO, PADRE SEMPRE IN ATTESA!(Lc 15,1)

6 marzo – IV Domenica di Quaresima (C)
Un Dio, padre, sempre in attesa! (Lc 15, 1)
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

* La domenica del padre misericordioso. La salvezza di ciò che è perduto è il tema unico delle tre parabole contenute nel cap. 15 di Luca. Nella parabola del figlio perduto e ritrovato, Luca raggiunge il vertice della delicatezza, perché il centro del racconto non è più un animale o una moneta, ma un giovane sempre amato e atteso dal padre abbandonato. Mi auguro che un fremito di gioia abbia preso tutti noi, ascoltando questa pagina. E’ la parabola dell’amore paterno, un gioiello di letteratura universale, uno spaccato di vita familiare, una nuova edizione di Caino e Abele. Qualcuno nella parabola ha visto confermata la teoria di Freud circa il complesso di Edipo; qualche altro ha visto l’importanza dell’esperienza del peccato e del male per conquistare la propria libertà. Colpito da questa parabola, Papini ha detto che nessuna storia è stata detta da bocca umana più bella di questa.

* La parabola ha tre personaggi: a) il personaggio più sorprendente è il padre, che soffre, tace, spera, ama; sembra persino un debole, un incapace di opporsi alla scelta del figlio minore. Eppure, il figlio minore imparerà a sue spese che poteva sempre e comunque ritornare a casa, accolto dal padre. In filigrana, controluce, appare il cuore di Dio sempre generoso nel perdono; c’è la paziente bontà di ogni sacerdote che deve confessare e perdonare; b) nel figlio ribelle ci siamo tutti noi con le nostre illusioni, le nostre folli esperienze; c) nel figlio maggiore c’è il nostro rigorismo, il nostro perbenismo, il nostro orgoglio.

* Siamo invitati a porre atti di perdono, tutti, soprattutto i padri, che in questo Vangelo hanno un esempio di quanto e come si debbano amare i figli! Siamo capaci di accettare i gesti del padre, o ci sembra una esagerazione, peggio, una debolezza senile? Questa densa parabola del Padre buono ci terrebbe legati giorni interi alla meditazione. Gesù, il figlio, ci descrive Dio, il Padre. Non un ritratto statico ma mobile, perché il Padre è colui che si muove verso il figlio minore e verso il figlio maggiore, cui porta una notizia sconvolgente: Tutto quello che è mio e anche tuo. Ma lui e noi non la comprendiamo. Uomini di dura cervice!

* Fissiamo la nostra attenzione sul maggiore. E’ lui il vero colpevole! Egli si indigna, e condanna il padre di essere debole ed ingiusto: Per lui hai ammazzato il vitello grasso … Non sai fare il tuo mestiere di padre! Ma la sua collera è fomentata dai servi che lo aggiornano su quanto avviene in famiglia: E’ tornato tuo fratello e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso. E forse spiano il volto del maggiore (non sarà egli il loro nuovo padrone?) per vedere di nascosto l’effetto che fa. Quante volte la nostra indignazione è stata accarezzata da cosiddetti amici e parenti, con insinuazioni ed accuse! Servi, vil razza dannata, il cui comportamento non denunceremo mai abbastanza, perché ci impediscono di partecipare alla festa! E paghiamo care queste confidenze sussurrate: il fratello maggiore non riesce a chiamare fratello il fratello (Questo tuo figlio …), e non comprende che è solo lui, il maggiore, a perdere il fratello. Un giovane senza grilli per la testa, ma anche senza fantasia e soprattutto senza cuore. La sua bandiera è uno straccio incolore, il suo Dio è secondo le sue misure, è diventato l’uomo dell’ordine, è un giovane già invecchiato. Se riflettiamo, è più difficile da recuperare il fratello per bene. Il minore ha sciupato il denaro, ma il maggiore ha perso ogni ideale, ha raggiunto la saggezza dei vecchi: il pessimismo! Non comprende che vi possono essere colpe felici come virtù stupide. Ecco perché il padre gli deve spiegare tutto, perché è giusto fare festa. Lui, da solo, non ci arriva. Appartiene alla categoria ottusa e arrogante dei supercredenti; per costoro la religione è come una medaglia da mettere sul petto e da ostentare, è un’onorificenza che autorizza a giudicare gli altri. Il suo ingresso gela l’atmosfera della festa; le sue parole sono una pioggia acida; non conosce perdono. La sua durezza nasce dalla consapevolezza della propria perfezione: Io ti servo da tanti anni, e non ho mai trasgredito un tuo comando. E il Padre? Una pazienza incredibile: quasi gli si getta ai piedi e lo prega di entrare in casa; gli offre tutto se stesso (Tutto ciò che è mio è tuo), e alla fine gli spiega il motivo della festa (Questo tuo fratello è stato ritrovato). La parabola resta sospesa; ignoriamo se il fratello sia entrato o no in casa. Dal contesto sembra di no. Il figlio minore entra in casa, il maggiore ne esce, e per il Padre ricomincia il tempo dell’attesa!

* Ma voi pensate che questo figlio prodigo si sia convertito? Io dico di no, non si è convertito. Così come non si converte il figlio maggiore che protesta. Tutti e due i figli hanno un’idea sbagliata del padre, lo considerano un padrone. Il figlio prodigo toma, non perché ha capito l’amore del padre, ma perché ha fame e conosce la generosità del padre e torna pensando al padre come a un padrone: Trattami come uno dei tuoi servi. Non ha capito nulla del padre. Il figlio maggiore dice: Come! per tanti anni ti ho servito … Non ha capito nulla del padre. Allora, vedete, l’amore non aspetta di essere compreso, è amore che si espone al rifiuto, che sa aspettare. BUONA VITA!
סדר סעודת האדון
רומא מנהג לפי
Eucaristia del Signore – Rito romano
Lingua originale di Gesù di Nazaret.
Un tempo di forte spiritualità
per riflettere sul profeta Isaia
אִמְרוּ֙ לְנִמְהֲרֵי־לֵ֔ב חִזְק֖וּ אַל־תִּירָ֑אוּ הִנֵּ֤ה אֱלֹֽהֵיכֶם֙ ה֥וּא יָב֖וֹא וְיֹשַׁעֲכֶֽם ׃
Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete!
Ecco il vostro Dio! Egli viene e vi salverà (Is 35,4).
Ogni ultimo sabato del mese, ore 17.00, presso la
Parrocchia “Gesù Buon Pastore” (Sala G. Moscati) – Caserta –
Prossimo incontro: sabato 30 aprile c.a..
Per contatti: francescogaleone@libero.it
ALLEGATO:
Il grande Rubinstein era solito dire che le stagioni sono ciò che una sinfonia dovrebbe essere: quattro movimenti perfetti, in armonia l’uno con l’altro. Per il prestigioso Direttore d’Orchestra, la rottura dell’armonia era possibile nella musica non nelle stagioni.
Oggi sappiamo che i 2 verbi, il condizionale riferito alla sinfonia (dovrebbe essere), e il presente affermato delle stagioni (sono), dovrebbero essere invertiti. La perfetta armonia della successione delle stagioni, infatti, è un sogno, appartiene al passato. Quest’anno, soprattutto, la Primavera non è stata attesa con l’intensità e la speranza di una volta, dal momento che l’inverno è stato molto mite e perfino i giorni della merla … non hanno spaventato nessuno.
Un tempo, il 21 Marzo, equinozio di Primavera, festa di S. Benedetto, le rondini arrivavano puntuali sotto il tetto … Oggi, invece, sembra che abbiano smarrito il calendario e non conoscano più la bussola …
Che sia colpa della riforma liturgica del Concilio Vaticano 2°, che, tra l’altro, ha spostato la festa di S. Benedetto dal 21 Marzo all’11 Luglio? …

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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