Un giovane architetto scopre clamorosa svista del Premio Nobel, Dario Fo

IL MISTERO BUFFO CELA UN GRAVE ERRORE DI ATTRIBUZIONE

Il drammaturgo e teatrante confonde l’Arcangelo Michele con l’Angelo di Cimabue .Per giunta l’immagine è ribaltata.

 

Di Giuseppe Sangiovanni

 

Refuso, svista, errore d’attribuzione. E’ pur sempre un errore, che diventa pateracchio, quando a commetterlo, non è l’uomo della strada, ma un premio Nobel. Una goduria per i comuni mortali. Anche i premi Nobel, possono sbagliare. Proprio un mistero buffo!

Quattro i protagonisti della nostra storia. Il primo è un premio Nobel e si chiama, Dario Fo, a seguire l’Angelo di Cimabue, l’Arcangelo Michele e  il  giovane architetto campano: quest’ultimo balzato dalla soffice poltrona del suo studio, dopo aver  aperto la pagina 104 del “Mistero Buffo” di  cui è autore Fo.  Colpito da un’immagine molto familiare: quella  dell’Arcangelo Michele affrescato nell’abside della Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis, in provincia di Caserta. La smentita clamorosa, dopo una rapida occhiata alla didascalia sottostante: “Immagine 11- Un “Angelo” di Cimabue, Assisi, Triforio di San Francesco (fine secolo XIII)”. Piccolo refuso-l’immediato commento dell’architetto- che nota però, l’errata attribuzione anche nel testo: “Fino a quando il personaggio dell’angelo rimarrà in scena, ne sarà proiettata sul fondo l’immagine numero 11: un Angelo, di Cimabue, Assisi, Triforio di San Francesco, fine secolo XIII”. Ma non finisce qui. Dopo attenta comparazione, altro piccolo errore, salta agli occhi del curioso architetto: l’immagine è pure ribaltata. Errore di stampa questa volta. “Basta guardare la scritta nel nastro superiore- per notare l’errore-scrive nella lettera l’architetto, inviata pure a Dario Fo- d’altra parte nel testo “Il Miracolo delle nozze di Cana”, a cui l’immagine si riferisce, lei scrive: “Due sono i personaggi che conducono questa rappresentazione, l’ubriaco e l’Angelo.  L’Angelo, meglio un Arcangelo- conclude il “pignolo” censore-che non vuole assolutamente “sburgiardare” o gettare la croce sull’istrionico Fo, ne tantomeno “ledere la maestà” di un Nobel(soprattutto se permaloso come Fo)- bensì favorire la conoscenza di uno dei più importanti momenti della pittura romanica in Italia Meridionale. E salutandolo cordialmente, lo invita a  riammirare insieme a lui, l’interessante ciclo di affreschi che si trovano nella splendida basilica benedettina casertana. Angeli o Arcangeli, dopo aver saputo, il buon Fo, avrà un diavolo per capello. Come non dargli torto! E Cimabue starà a guardare, per essere stato solo menzionato?

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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