+ VANGELO (Gv 10,1-10)

Lunedì 23 aprile 2018

IV settimana di Pasqua

+ VANGELO (Gv 10,1-10)

Io sono la porta delle pecore.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità Io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità Io vi dico: Io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di Me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di Me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

La sostanziale distante del Buon Pastore dai mercenari che abbandonano le pecore e anche le “torturano” con la loro indifferenza, si trova nell’amore. L’amore è la manifestazione di un cuore buono, di una bontà illimitata, di una sincerità trasparente pronta a tutto pur di rispettare l’amicizia.

Per commentare il Vangelo di oggi devo prima riportare la conclusione di numerosi discorsi di Gesù: “Chi ha orecchi per intendere intenda!” (Mc 4,9). Dopo un insegnamento, spesso lanciava questo avviso molto significativo, che non era solo un richiamo, voleva richiamare maggiormente l’attenzione su ciò che aveva insegnato.

In San Matteo lo ripete tre volte, sempre al termine di insegnamenti che richiedevano una profonda meditazione dagli ascoltatori. Con questa frase termina la parabola del seminatore di difficile comprensione, tanto che “quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici Lo interrogavano sulle parabole” (Mc 4,10).

Gesù è venuto a liberarci dal peccato e per salvare tutti i peccatori, o almeno per suscitare nei peccatori la contrizione e la conversione, mentre afferma di non voler far conoscere a molti presenti il significato della parabola del seminatore. Il motivo è dato dalla conoscenza perfetta che aveva Gesù del male presenti in quanti ascoltavano, erano cattivi e non meritavano la salvezza eterna.

Non avevano alcuna possibilità di convertirsi perché disprezzavano Dio e i suoi Comandamenti. Gesù  diceva che essi guardavano Lui quando predicava, ascoltavano le sue parole ma non avevano alcuna volontà di convertirsi. Le sue prediche erano inutili per gli uditori dal cuore indurito.

Oggi il Vangelo è un po’ più sottile e spiegarlo come merita necessita una lunga trattazione.  Cercherò con una sintesi di farlo comprendere.

“In verità, in verità Io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante”.

Il Signore afferma che numerosi hanno incarichi di responsabilità nella Chiesa senza essere passati attraverso la Porta che è Gesù, senza la sua Volontà, e non sono assolutamente nella verità, infatti Egli afferma che salgano da “un’altra parte. Sono ladri e briganti”, mascherati e subdoli.

Il modo per scoprire la loro identità è semplice: è sufficiente ascoltare le loro parole, osservare le loro opere.

“Dai loro frutti li riconoscerete.

Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?

Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;

un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.

Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.

Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7,16-20).

Queste parole di Gesù sono abbastanza chiare per comprendere che le opere manifestano la Fede del cristiano, anche le parole o le omelie.

I frutti di chi ama Gesù sono sempre buoni, la sua rettitudine è fondata sui principi morali e non immagina neanche di tradire Dio per trovare accordi con quanti sono dichiarati nemici del Cristo. Allora la parabola di oggi ci svela che i veri cristiani seguono la sana Parola di Dio, senza farsi ingannare dai mercenari che questa Parola manipolano per distruggerla.

Per predicare Gesù nell’autenticità è inevitabile passare attraverso la Porta del suo Cuore, essere sinceri, onesti, buoni e docili.

Ogni guardiano con queste caratteristiche apre la porta della Chiesa “e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce”.

I cattolici maturi riconoscono la voce del Signore attraverso i suoi autentici pastori, quelli che seguono fedelmente il Vangelo, la sana dottrina, mentre “un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”.

Gesù conclude questo discorso con un avviso che deve farvi riflettere a lungo: “Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere”.

“Chi ha orecchi per intendere intenda!” (Mc 4,9).

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *