+ VANGELO (Gv 14,6-14)

Martedì 3 maggio 2016
VI Settimana di Pasqua

SANTI FILIPPO E GIACOMO

+ VANGELO (Gv 14,6-14)
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora Lo conoscete e Lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che Io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che Io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: Io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità Io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che Io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché Io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio Nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome, Io la farò». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il brano di oggi inizia con la risposta data da Gesù a Tommaso, dopo che questi Lo aveva provocato chiedendo ingenuamente qualcosa che avrebbe dovuto conoscere molto bene. “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”.
Per tre anni Gesù aveva insegnato pubblicamente e dato ripetizioni private ai Dodici sulla sua identità e aveva già preannunciato avvenimenti futuri con profezie che bisognava accogliere con Fede, ma tutti i miracoli già testimoniavano la divinità del Signore.
Perché allora a Tommaso sfuggì questa domanda, anche se è stata la causa di una bellissima risposta di Gesù? Una domanda non sostenuta dalla Fede, evidentemente, perché chi ha Fede attende la volontà di Dio e non dubita mai.
Anche ad un cristiano può sorgere qualche incertezza su un passo del Vangelo, però se è maturo prega e chiede lumi allo Spirito Santo, ricorre presso il Padre Spirituale.
Tommaso non mostra di essere senza Fede, la sua stessa domanda indica di non avere compreso il messaggio del Cristo nonostante i tre anni di vita comune. Questa è la vera gravità da addebitare a Tommaso, che poi si trasformerà in incredulità dopo la prima apparizione del Risorto agli Apostoli nel Cenacolo.
Vedete come la poca conoscenza di Gesù riduce la Fede e poi sorgono i dubbi, l’incredulità prende spazio, il fervore si affievolisce e la mentalità ritorna indifferente alle cose di Dio, perché la persona diventa sfiduciata e pessimista.
Riflettete attentamente e direi anche prolungatamente su queste ultime parole, sono la spiegazione dei periodi del mancato fervore e cominciano ad annoiare la Messa, la preghiera, il Vangelo, le catechesi e tutto ciò che si riferisce a Dio. Continuando in questo stato interiore, si può diventare atei, dopo avere incontrato la fase del paganesimo.
Tommaso ha saputo riprendersi, poi è diventato un grande Apostolo, e non merita la condanna per quella domanda posta a Gesù pure in una circostanza particolare come l’Ultima Cena. C’è senz’altro comprensione verso lui e gli altri per quanto di grandioso stavano vivendo e ascoltando, proprio loro che erano uomini ancora molto materiali come gli altri, cioè, con tanti difetti e miserie.
Quindi, Tommaso pone la domanda perché non aveva compreso bene il Vangelo di Cristo dopo tre anni di catechesi, e così mostra una Fede debole. C’è in lui una Fede di attrazione verso Gesù e comunque è una cosa buona. Si trova infatti insieme a Gesù nel Cenacolo, ma questa non è una prova perché anche Giuda era nel Cenacolo ed è stato il traditore.
La Fede di Tommaso è ai minimi livelli nel Cenacolo per la sua poca disponibilità a rinnegarsi. Questo avviene ad ogni cristiano che non vuole cominciare a rinnegarsi anche nelle cose piccole, ma è questo il passaggio indispensabile per elevarsi in alto.
La Fede, diciamo, alleggerita di Tommaso suscita la bellissima affermazione di Gesù: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”.
Poche parole che contengono l’infinito, l’indicazione che non c’è nel mondo altra Via per conoscere la vera felicità, non c’è un’altra divinità oltre il nostro Dio che possiede la Verità nella sua pienezza, non si conosce la vita personale senza unirsi alla Vita che alimenta la nostra.
I due Apostoli che festeggiamo oggi sono stati più partecipi e si sono sforzati nel cercare di comprendere il messaggio del Signore. Filippo e Giacomo sono stati attenti, questo è l’atteggiamento che ci chiede Dio, e se qualcosa essi non la comprendevano, erano sempre uniti a Gesù, accoglievano le sue parole con molta Fede.
Filippo pone nel Cenacolo una domanda che non è curiosità o incredulità, egli vuole dare alla sua Fede il sigillo della risposta del Maestro. “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Già egli crede in Gesù, ma chiede al Signore una risposta definitiva, perché nell’ebraismo si credeva a Dio e non al Padre, e se Gesù parla di un Padre nel Cielo è perché Lui è il Figlio. Filippo vuole la conferma e la esprime con le sue parole.
Poi, nel Vangelo oggi Gesù fa due promesse sorprendenti e che certificano la sua veritiera Persona Divina. Sono promesse che mantiene da duemila anni e lo farà sempre, sicuramente non sarà Lui a non concedere quanto ha solennemente promesso.
“In verità, in verità Io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che Io compio e ne compirà di più grandi di queste”. Come può un uomo meschino compiere opere più grandi di quelle di Gesù? Perché l’uomo dovrà avere molta Fede, rispetto a Gesù sarà più grande perché Lui compiva miracoli come Dio, l’uomo ottiene miracoli per la sua Fede.
Gesù non aveva bisogno di Fede, non doveva ricorrere ad altri, invece l’uomo per ottenere dovrà meritare i miracoli con molte preghiere e penitenze. E se non compie lui queste opere, altri dovranno pregare molto e fare molte penitenze per intercedere e ottenere Grazie.
L’altra solenne promessa è questa: “Qualunque cosa chiederete nel mio Nome, la farò”.
Intende tutto ciò che giova all’anima, quindi alla nostra vita spirituale, fisica, materiale. Gesù ha sete di donare miracoli, anche quelli impossibili! Non aspetta altro che farci felici, ma dobbiamo meritare i suoi doni, come quando un impiegato percepisce uno stipendio perché ha lavorato.
Non immaginate il desiderio che ha Gesù di accontentarvi tutti, di donarvi ogni cosa che chiedete.
Occorre la purezza interiore, la pratica delle virtù, l’osservanza dei Comandamenti, i Sacramenti, la Fede.
Se non siete ancora così forti, non abbattetevi mai, perché Gesù è paziente e attende i miglioramenti spirituali di ognuno, ma voi non dubitate mai delle sue promesse! Gesù già vi ama così come siete.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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