+ VANGELO (Gv 15,1-8)

Mercoledì 26 aprile 2016
V Settimana di Pasqua

+ VANGELO (Gv 15,1-8)
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della Parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e Io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e Io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Una lettura attenta di questo brano svela moltissime verità che la maggior parte dei cristiani non riesce a comprendere nella vita. La meditazione di ogni frase sicuramente arreca benefici spirituali, ovviamente nella misura dell’applicazione di ognuno, dell’interesse che si coltiva per la conoscenza concreta e definita della sana dottrina.
Il discorso di Gesù avviene sempre nel Cenacolo, come vi ho anticipato la liturgia continua a presentarci in queste settimane quanto avvenne nell’Ultima Cena, avvenimenti descritti dal capitolo 13 al 17 nel Vangelo di San Giovanni.
Il Signore si presenta come la Vite vera, mentre noi siamo i tralci e sappiamo che nessun tralcio ha vita se non è innestato in ciò che porta la linfa vitale. Gesù è innestato, unito, al Padre, tanto da poter dire che Lui è il Padre sono una cosa sola: “Io sono nel Padre e il Padre è in me”. Sono molte le citazioni in cui indica il Padre come Colui che dispone e dà indicazioni.
Ogni opera compiuta da Gesù nei suoi 33 anni è stata voluta dal Padre, “le opere che Io compio nel Nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza” (Gv 10,25). “Io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non Lo conoscete” (Gv 7,28).
Nel contesto dell’Ultima Cena dice: “Chi accoglie me, accoglie Colui che mi ha mandato”; “Chi vede me, vede Colui che mi ha mandato”.
Per questo indica il Padre come l’agricoltore, Egli seleziona i tralci che portano frutti e pota quelli che al contrario sono secchi. Ma non è una selezione basata su preferenze di alcuni invece che di altri, siamo noi a determinare questa opera del Padre, le nostre azioni determinano chi siamo dentro e fuori.
Il Padre però è buono, questo sì che ci salva.
È paziente e comprende le miserie dei suoi figli, per questo non pota un tralcio non appena mostra segni di sofferenza, e cerca in tutti i modi di rivitalizzarlo, per esempio con le rivelazioni di Gesù ai mistici, i messaggi e le apparizioni della Madonna.
Nel secolo scorso sono stati numerosi gli interventi del Signore e della Vergine Santa per risvegliare la Fede assopita o mancante in miliardi di persone, ed anche in questi sedici anni si registrano molti interventi da parte Loro, ma l’umanità è distratta, deconcentrata, negligente, trascurata.
La grande bravura malefica di molti personaggi nel portare avanti progetti contro Dio o il bene dell’umanità, si evidenzia in una parola già scritta e che riguarda l’umanità: deconcentrata. Tantissimi sono i piaceri mondani adorati da molti, piaceri che portano uno sconvolgimento nella vita se considerati e seguiti come idoli.
I piaceri mondani indicano una vita senza Dio, mentre i piaceri della vita intesi come momenti di rilassamento, di fraternità con altri, di divertimento onesto, di vacanze intelligenti o di passeggiate o di altro che è lecito concedersi, tutti questi arrecano serenità e non spengono lo spirito.
I piaceri mondani si evidenziano quando c’è irrequietezza nella vita, un senso di inappagamento e di stanchezza che abbatte sul nascere ogni proposito di pregare o di compiere buone opere. Ogni persona stanca mentalmente per quanto svolge nella giornata o pensa senza finalità corrette, si sfianca fisicamente e non prega più.
Continuando per anni questa vita, diventa un tralcio secco e non porta frutti spirituali, ma non per questo il Padre lo pota subito. Lui cerca in tutti i modi di rinvigorire i tralci che si trascurano, con ispirazioni che inducono alla preghiera, al bene, al Vangelo. Ma lascia liberi tutti noi delle scelte che vogliamo compiere.
Quando vede che un tralcio dopo molti anni di ispirazioni e di aiuti anche attraverso i consigli di familiari e amici o addirittura di Sacerdoti, non ha voglia di rinvigorirsi, Lui alza le mani in segno di fermarsi, e in effetti non illumina più quella persona perché ha ignorato milioni di tentativi del Padre di rivitalizzarla.
Allora bisogna precisare che Gesù è veramente Misericordia infinita, è l’uomo ad abusarne quando la rifiuta e per decenni ignora intenzionalmente Dio. Voglio evidenziare che Dio rimane sempre pronto ad abbracciare ogni figliol prodigo, ma è assai difficile la vera conversione di un peccatore dopo che per lunghi anni ha sciupato milioni di aiuti divini. Devono pregare molto i familiari del peccatore che non vuole convertirsi!
Il Padre è un potatore dei tralci che decidono di non fare parte della vera Vite. Questa spiegazione è più completa!
Nel Vangelo oggi Gesù chiarisce che è tutto inutile l’apostolato o riunioni o conferenze nel suo Nome se non si rimane innestati in Lui. “Il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite”. Sono perfettamente inutili e strumentali quelle opere compiute nel Nome di Gesù ma senza Gesù nel cuore.
Non mi rivolgo ai laici, sicuramente più giustificabili perché vivono nel mondo, lavorano, sono maggiormente impegnati nelle distrazioni. È un discorso che riguarda tutti i Consacrati, come quando Gesù parlava nel Cenacolo ai Vescovi e Sacerdoti, perché essi erano tutte e due cose.
Se si adora altro non ci potrà essere più spazio per Gesù e l’ansia apostolica della salvezza delle anime. Non si avrà alcun desiderio di rendersi disponibile ogni giorno per confessare e ascoltare quanti hanno urgente necessità di parlare con un Sacerdote o un Vescovo.
“Senza di me non potete far nulla”.
L’assenza di Gesù nella vita di un Vescovo o di Sacerdote, è tristemente più tremenda del tralcio secco! Preghiamo per tutti loro.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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