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+ VANGELO (Gv 17,11-19)

Mercoledì 5 giugno 2019

VII Settimana di Pasqua

+ VANGELO (Gv 17,11-19)

Siano una cosa sola, come noi.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre Santo, custodiscili nel tuo Nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, Io li custodivo nel tuo Nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora Io vengo a Te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua Parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo. Non prego che Tu li tolga dal mondo, ma che Tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua Parola è Verità. Come Tu hai mandato Me nel mondo, anche Io ho mandato loro nel mondo; per loro Io consacro Me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella Verità». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Gesù continua a spiegare agli Undici che l’amore deve prevalere su tutto, proprio l’amore è la prova dell’unità dei cristiani e del cammino spirituale che si compie. Non sempre l’unità è stata presente nella Chiesa, non è presente in molte parrocchie e quale motivo respinge questa unità? L’egoismo e la superbia sono le cause principali della frattura di ogni armonia.

Ovunque avvengono contrasti, in molti casi si arriva alla determinazione dell’incompatibilità tra diverse esigenze e comportamenti.

Nelle famiglie, al lavoro, tra gli amici, ovunque sorgono conflitti, contese, divergenze, e in tutti i casi le persone schierate nelle due parti opposte, sono convinte di avere ragione. Qual è il rimedio? Non è opportuno né educativo lasciar passare tutto e fare silenzio per amore della pace, in questo modo si cerca il proprio tornaconto e non l’unità.

Ci vuole prudenza nel dialogo e anche saggezza nel saper valutare le reazioni di chi non è incline all’armonia e cerca anche pretesti futili per fomentare litigi. Per comprendere chi non segue l’Amore di Gesù e non crede in Lui, bisogna innanzitutto amare sempre, e l’aiuto più grande è la ricerca pacifica della verità.

Ci sono molte circostanze in cui si è costretti a restare nello stesso ambiente lavorativo o in famiglia con chi non ama la pace. Allora, cosa si fa? Noi conosciamo il metodo insegnato da Gesù e dobbiamo sforzarci di viverlo, ma non è facile e solo l’amore che ci dona lo Spirito Santo, rende capaci di amare, perdonare e anche aiutare chi non crede in Dio.

L’unità fondata sull’amore è quella che intende Gesù, ed è autentica se presenta la concordia d’intenti, la solidarietà, la convergenza tra soggetti diversi o in una realtà composita. È un po’ difficile il raggiungimento dell’armonia in tutti gli ambienti, perché c’è una condizione da rispettare ed è il formare un tutto unico.

Spesso l’armonia esistente si fonda sulla necessità di non suscitare reazioni o per coprire i propri interessi. Qui però non c’è pace e serenità.

L’unità che richiede Gesù si fonda sulla convinzione di essere uno in un contesto, quindi, solo un’identica Fede per amare lo stesso Dio.

«Siano una sola cosa, come noi».

Non è mai facile raggiungere l’unità richiesta da Gesù, essa si fonda su principi indivisibili di lealtà e di verità, deve esserci la piena condivisione di qualcosa che si eleva sulla materia e non deve apportare benefici economici o materiali a nessuno dei componenti.

Nelle organizzazioni che hanno fini speculativi c’è un’unità d’intenti ma conta solo il risultato, indipendentemente dai mezzi utilizzati per conseguirlo e l’intesa diventa ancora più radicale tra loro. Non è un contesto cristiano, è privo di principi etici e i frutti spirituali che ne raccolgono i membri sono avvelenati per l’anima e la mentalità si deforma sempre più.

La prima unità da realizzare è nella famiglia cristiana, un nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione. Oggi la società pubblicizza in tutti i modi varie tipologie di famiglie o di coppie, non sempre unite dal vincolo del matrimonio e in molti casi la coabitazione scaturisce da una affinità intellettuale o fisica.

L’unità richiesta da Gesù è una conquista impegnativa e si ottiene solo con il rinnegamento di sé, la preghiera e l’amore verso tutti.

La pace interiore è un dono del Signore e si deve richiedere ripetutamente, non c’è mai pace nei cuori che non desiderano possedere la vera pace. Senza l’impegno spirituale si perde ogni traccia di virtù, di bene, di amore e di verità.

È possibile raggiungere una pace duratura nelle famiglie, nelle parrocchie e negli ambienti di lavoro, se Gesù è amato da tutti, ed insieme a Lui tutti quanti prendono come impegno la costruzione dell’unità. Questo comporta l’affiatamento e la solidarietà.

«Padre Santo, custodiscili nel tuo Nome, perché siano una sola cosa, come noi».

La famiglia, la parrocchia e ogni comunità di preghiera devono diventare una fraternità che ama e cresce nella Fede per donarla a tutti.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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