+ VANGELO (Gv 21,15-19)

Venerdì 2 giugno 2017

VII Settimana di Pasqua

 

 

+ VANGELO (Gv 21,15-19)

Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, Tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, Tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità Io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove Tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Il pasto preso insieme è il modo migliore per rasserenare gli Apostoli, farli ritornare ai ricordi gioiosi dei tre anni vissuti insieme, quando Gesù stava con loro ed essi si sentivano più che protetti. Il Signore è l’educatore per antonomasia e vuole condividere più momenti insieme ad essi attorno ad una tavola o mangiando del pesce sulla riva.

Deve guarirli da un trauma fin troppo violento e potrebbe farlo con una semplice Grazia, invece vuole condurli attraverso un processo interiore per guarire una ferita molto profonda. Senza la condivisione dei pasti avvenuti dopo la sua Risurrezione, gli Apostoli conserverebbero sempre i ricordi tragici dell’abbandono del Signore e Pietro quello del rinnegamento.

Serve a questo la condivisione di più pasti insieme, il Maestro si mostra come i tempi di grande felicità che vivevano gli Apostoli.

Questa è la spiegazione della richiesta di Gesù di sedersi a tavola e di condividere il pasto, non aveva assolutamente necessità alimentari né il fatto di restare a tavola serviva per discutere meglio. Gli insegnamenti Gesù li aveva dati all’aperto, in tutti i luoghi e la condivisione del pasto era solo il modo per creare maggiore compartecipazione alla sua missione.

Approfondendo il Vangelo di oggi, vediamo che dopo il pasto, tutti sono più sereni e consapevoli che Gesù li ha pienamente perdonati per il rinnegamento e l’abbandono. Dopo questa quiete che sana il dramma vissuto degli Apostoli, l’affiatamento ritrovato e la scomparsa del timore, Gesù si rivolge a Pietro sempre con fare amorevole.

Nelle tre domande espresse con parole simili, Gesù vuole suscitare risposte riparatrici al triplice rinnegamento di Pietro. Non sono domande identiche e le diversità che si trovano sono rilevanti, fanno comprendere come nelle tre richieste, Gesù vuole sentire da Pietro tre risposte autentiche e un solo amore totale.

“Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”.

“Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”.

“Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”.

Gesù chiede a Pietro qual è la misura del suo amore verso Lui, e la prima domanda già suscita stupore in tutti. Il Signore conosce perfettamente il cuore di Pietro e lo invita a rispondere se per lui il Maestro rimane sempre al centro di tutto.

Nella prima risposta Pietro pur rimanendo stupito, risponde in modo umile e prontamente, non immagina certo le altre due domande. È una domanda che lo sorprende e che deve far riflettere anche noi, ogni giorno dobbiamo chiederci se amiamo Gesù più di tutti, anche degli stessi familiari.

Amare Gesù è abbastanza diverso dall’amore che si dona alle persone care, verso il Signore è comunque richiesto un impegno in più perché non si vede e solo la Fede può accertare la sua presenza in mezzo a noi. Qui viene valutato il grado di Fede che abbiamo e forse non conosciamo adeguatamente.

Valutiamo la nostra Fede dal sentimento presente nel cuore, dai pensieri se seguono la Parola di Dio oppure adorano le cose inutili.

Questo è il tempo per sradicare dal cuore quelle inclinazioni negative e fissare nella mente la Persona straordinaria di Gesù. Solo Lui può donarci la vera pace, la felicità in questo mondo impazzito, la guarigione dalle malattie, la liberazione da ogni presenza nociva.

Oggi come Primo Venerdì del mese siamo chiamati ad osservare la richiesta fatta da Gesù a Santa Margherita Alacoque per la salvezza dell’anima e per ricevere già in questa vita Grazie particolari. Il grande nemico della Chiesa e follemente intenzionato ad uccidere Papa Pio XII, Bruno Cornacchiola, si convertì perché una sola volta insieme alla moglie aveva in gioventù compiuto per nove mesi di seguito questa straordinaria pratica.

«“Sono Colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti, ora basta! Rientra nell’Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Il giuramento di Dio è e rimane immutabile: i nove venerdì del Sacro Cuore che tu facesti, amorevolmente spinto dalla tua fedele sposa, prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato!

Bruno è pervaso da un’intensissima felicità, mentre la grotta -abitualmente molto maleodorante- si riempie di un dolcissimo profumo».

Questa apparizione a Roma del 12 aprile 1947 ha anche annunciato il periodo terribile che avrebbe vissuto la Chiesa. Leggiamo ancora:

«Poi la Madonna muove il braccio sinistro e punta l’indice verso il basso, indicando qualcosa ai suoi piedi. Bruno segue con l’occhio il gesto e vede per terra un drappo nero, una veste talare da Prete e sopra di essa una Croce spezzata in più punti. “Questo è il segno che la Chiesa soffrirà, sarà perseguitata, spezzata; questo è il segno che i miei figli si spoglieranno… Tu, sii forte nella Fede!…”.

La celeste visione non nasconde al veggente che lo attendono giorni di persecuzione e di prove dolorose, ma che Lei lo avrebbe difeso con la sua materna protezione. Poi Bruno viene invitato a pregare molto e a far pregare: “Si preghi assai e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani…”. E gli rivela il valore delle Ave Maria ripetute nel Rosario: “Le Ave Maria del Rosario che voi dite con Fede e con amore sono tante frecce d’oro che raggiungono il Cuore di Gesù…”».

Questa parentesi non fa uscire dal tema dell’amore totale che dobbiamo a Gesù, è la Vergine Santa a venire nel mondo per far conoscere Gesù anche ai credenti e riportare l’umanità a suo Figlio. Quello che dice Gesù a Pietro nella prima domanda, “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”, deve scuotere le coscienze per capire dove abbiamo messo Dio.

Se è fuori dalla vita che si conduce oppure ai margini, non si deve pretendere nulla da Lui, nulla di miracoloso.

Nelle altre due domande il Signore non ripete la stessa domanda, perché tra il “mi ami?” e “mi vuoi bene?”, c’è distinzione.

Si può voler bene per prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Si cerca negli altri quanto riempie le aspettative personali di affetto. Voler bene comporta la ricerca di impossessarsi di quanto non ci appartiene, quando c’è un desiderio di qualcosa per completarci, e avviene quando ci manca qualcosa. È presente una speranza nel cristiano, si attacca alle cose o alle persone secondo le proprie necessità.

Se l’amore non è ricambiato, non corrisposto, la persona soffre, si sente frustrata e delusa. Si vuol bene perché ci sono delle aspettative.

Invece amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche con motivazioni diverse. Amare è quando si cerca di rendere l’altro felice. Amare presenta un sentimento disinteressato, è intriso fortemente dalla volontà di dedicarsi agli altri senza alcun interesse personale.

È un amore puro senza secondi fini, è una vera donazione perché si è buoni e sicuri di amare ciò che risulta migliore. In questo caso, amare non comporta mai una sofferenza, arreca solo gioia per la mancanza di quell’interesse egoistico che prevale molto spesso.

Amare è possibile quando si conosce bene qualcuno, questo avviene tra i fidanzati e gli sposi, tra i familiari.

Non è più un voler bene solo perché si conosce la bontà, la pazienza e la fedeltà altrui, è amare in senso pieno. Quando si ama si compie un vero atto di Fede, nonostante le buone indicazioni recepite. È sempre un abbandonarsi.

Questo chiede Gesù a Pietro: abbandonarsi completamente a Lui e a cercare in Lui tutto quello che gli manca per essere nella vera gioia.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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