+ VANGELO (Lc 10,1-12)

Giovedì 1 ottobre 2015
XXVI settimana del Tempo Ordinario

Santa Teresa di Gesù Bambino

+ VANGELO (Lc 10,1-12)
La vostra pace scenderà su di lui.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa Santa non molto conosciuta nella Chiesa, è stata una grande. Nella sua autobiografia intitolata “Storia di un’anima”, che è appunto uno scritto autobiografico diretto a Madre Agnese di Gesù, nome religioso della sorella Paolina, riporta le confessioni più intime della sua esperienza spirituale e tanti ricordi che commuovuono.
Oggi leggiamo qualcosa da questa opera che tanto bene ha fatto a milioni di credenti. Chiediamole di aiutarci a diventare piccoli.
«Quasi subito dopo il mio ingresso nell’Abbazia, ero stata ricevuta nell’Associazione dei Santi Angeli; mi piacevano molto le pratiche di devozione che essa imponeva, poiché provavo un’attrattiva particolare a pregare gli Spiriti Beati del Cielo e soprattutto quello che il buon Dio mi ha dato come compagno nel mio esilio.
Qualche tempo dopo la mia prima Comunione, il nastro d’aspirante alle Figlie di Maria sostituì quello dei Santi Angeli, ma io lasciai l’Abbazia quando ancora non ero stata accolta nell’associazione della Santa Vergine. Essendo uscita prima di aver compiuto i miei studi, non avevo il permesso di entrare come ex allieva; confesso che questo privilegio non eccitava il mio desiderio, ma pensando che tutte le mie sorelle erano state “Figlie di Maria”, temetti di essere meno di loro figlia della mia Madre dei Cieli, e andai molto umilmente (benché mi costasse), a chiedere di essere ricevuta nell’associazione della Santa Vergine all’Abbazia.
La prima maestra non volle rifiutarmi, ma mise come condizione che io rientrassi due giorni per settimana nel pomeriggio per dimostrare se ero degna di essere ammessa. Ben lungi dal farmi piacere, questo permesso mi costò moltissimo; non avevo come le altre ex allieve, una maestra amica con la quale passare varie ore; così mi contentavo di andare a salutare la maestra, poi lavoravo in silenzio per tutta la lezione di cucito o ricamo.
Nessuno faceva attenzione a me, e così salivo alla tribuna della cappella, e rimanevo davanti al Santissimo fino al momento in cui Papà veniva a prendermi; era la sola consolazione: Gesù non era forse il mio unico amico?
Non sapevo parlare che a Lui, le conversazioni con le creature, perfino le conversazioni pie, mi stancavano l’anima.
Sentivo che è meglio parlare a Dio che di Dio, perché si mescola tanto amor proprio nelle conversazioni spirituali!
Ah, proprio per la Santa Vergine soltanto venivo all’Abbazia… talvolta mi sentivo sola, molto sola, come nei giorni della mia vita di collegio quando passeggiavo triste e malata nel cortile grande, ripetevo le parole che mi facevano sempre rinascere nel cuore la pace e la forza: “La vita è la tua nave e non la tua dimora”.
Già da piccolissima ritrovavo coraggio in questo verso; ancora oggi, nonostante gli anni che cancellano tante impressioni di pietà infantile, l’immagine della nave affascina l’anima mia e l’aiuta a sopportare l’esilio.
Anche la Sapienza dice che: “La vita è come la nave che rompe le acque agitate e non lascia dietro sé traccia del proprio passaggio”.
Quando penso a queste cose, l’anima mia s’immerge nell’infinito, mi sembra già di toccare la riva eterna. Mi pare di ricevere l’abbraccio di Gesù, di vedere la mia Madre del Cielo venirmi incontro con Papà… Mamma… i quattro Angeli… Credo di godere finalmente e per sempre della vera, dell’eterna vita in famiglia…
Prima di veder la famiglia riunita al focolare paterno dei Cieli, dovevo passare attraverso tante separazioni! L’anno nel quale fui accolta tra le Figlie della Vergine Santa, mi rapì la mia cara Maria, l’unico sostegno della mia anima…
Era Maria che mi guidava, mi consolava, mi aiutava a praticare la virtù; era il mio solo oracolo.
Senza dubbio, Paolina m’era rimasta bene addentro nel cuore, ma Paolina era lontana, così lontana da me! Avevo sofferto il martirio per assuefarmi a vivere senza lei, per accettare tra lei e me dei muri impenetrabili; ma finalmente avevo riconosciuto la triste realtà.
Paolina era perduta per me, quasi allo stesso modo come se fosse morta. Mi amava ancora, pregava per me, ma, agli occhi miei, la mia Paolina cara era divenuta una Santa, la quale non doveva più capire le cose della terra; e le miserie della povera Teresa, se lei le avesse conosciute, avrebbero dovuto farla stupire e impedirle di amar tanto la sorellina.
D’altra parte, quand’anche avessi voluto confidarle i miei pensieri come ai Buissonnets, non avrei potuto farlo, i “parlatori” erano riservati a Maria. Celina ed io avevamo il permesso di venire alla fine, appena in tempo per sentirci stringere il cuore…
Così avevo realmente Maria sola, ella mi era indispensabile, dicevo i miei scrupoli unicamente a lei, ed ero tanto obbediente che il mio confessore non ha conosciuto mai la mia brutta malattia; gli dicevo soltanto il numero di peccati che Maria mi aveva permesso di confessare, non uno di più, e in tal modo avrei potuto passare per l’anima meno scrupolosa della terra, nonostante che lo fossi all’ultimo grado.
Maria sapeva dunque tutto ciò che accadeva nell’anima mia, conosceva anche il desiderio di entrare nel Carmelo, e io l’amavo tanto che non potevo vivere senza lei.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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