VANGELO (Lc 1,39-45)

Lunedì 21 dicembre 2015
Feria propria del 21 Dicembre

+ VANGELO (Lc 1,39-45)
A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta Tu fra le donne. Benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata Colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore Le ha detto». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La liturgia questo anno ripete lo stesso Vangelo in due giorni di seguito, domenica e lunedì, dandoci modo di approfondire l’incontro tra le due cugine e il profondo contenuto delle parole che si sono scambiate. In questo incontro la Fanciulla Maria trabocca tutto il suo amore verso Dio ringraziandolo con il Magnificat.
“L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva…”.
Il Magnificat è un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo secondo Luca con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo. Per questo è conosciuto anche come cantico di Maria.
Il cantico raccoglie in tre fasi diverse la storia della salvezza che Maria interpreta secondo i nuovi avvenimenti che si stanno realizzando.
Nella prima parte Maria (vv. 48-50) esalta la bontà dell’Onnipotente e la capacità di rendersi disponibile da parte di chi accetta il suo disegno:
«(48) Perché ha guardato l’umiltà della sua Serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
(49) Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
(50) di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono».
Nella seconda parte (vv. 51-53) Maria spiega l’agire di Dio, sempre pronto a difendere i più deboli e a premiare quelli che rimangono fedeli a Lui. Ricorda in poche parole che nei secoli precedenti Dio aveva agito con forza contro i superbi per ristabilire la giustizia:
«(51) Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
(52) ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
(53) ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi».
Nella terza parte (vv. 54-55) Maria dimostra che Dio è sempre fedele alle promesse e la prova è il Bambino che porta nel grembo. In Gesù si compiranno tutte le promesse antiche e si aprirà la salvezza eterna per tutti i giusti:
«(54) Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
(55) come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
Magnificat è la prima parola del cantico di ringraziamento e di gioia che Maria esprime dopo il saluto della cugina Elisabetta, al momento del loro incontro. Le parole di Elisabetta erano profetiche e lo Spirito Santo la ispirò per la sua santità di vita: “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce…”. Anche per darle conferma che la piccola cugina Maria era molto più Santa di come veniva descritta nel Tempio da tutti.
Le parole che pronuncia, ascoltate interiormente dopo il saluto dato alla Vergine Maria, sono sicuramente una relativa sorpresa per lei, perché già conosceva molto bene l’impareggiabile santità di Maria e poi conosce per ispirazione divina che nel grembo porta il Figlio di Dio.
“A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga a me?”.
In pochi secondi Elisabetta, avanzata in età e sempre donna molto rispettabile per la vita virtuosa, diventa come la serva di Maria per il sommo rispetto sottomesso e che Le offre, per la conoscenza ricevuta dallo Spirito Santo. “Benedetta Tu fra le donne. Benedetto il frutto del tuo grembo!”.
Maria era considerata da tutti come una giovane di rara santità di vita e la sua presenza suscitava gioia e pace in coloro che La vedevano o dialogavano con Lei. Nessuno poteva immaginare l’incarnazione del Figlio di Dio e tantomeno che si incarnasse in Lei. Quando Elisabetta lo scopre per volontà di Dio, chiama la Fanciulla “Madre del mio Signore”.
Elisabetta crede senza alcun dubbio nell’ispirazione e non dubita del merito che ha Maria di diventare “Madre del mio Signore”.
Un’altra donna senza la santità di Elisabetta non avrebbe ricevuto l’ispirazione che Maria portava nel grembo il Figlio di Dio, come non lo seppe il marito Zaccaria. Per ricevere le sante e infallibili rivelazioni di Dio, bisogna raggiungere almeno quel grado di spiritualità che permette di avvertire la presenza di Dio nell’anima e gli si parla come a un amico che si vede.
Zaccaria era un sant’uomo ma dubitò delle parole dell’Arcangelo Gabriele, non riusciva a capire il disegno di Dio e non venne ispirato dallo Spirito Santo. Non sono le molte preghiere a permetterci di entrare nel Cuore di Dio, innanzitutto è la nostra piena adesione alla sua volontà, sforzandoci giorno dopo giorno di rinnegarci e di osservare la sua Parola.
Questa osservanza ci dona la vera pace e la gioia che non hanno prezzo, ci libera dalle schiavitù dei sensi e ci rende creature nuove.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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