+ VANGELO (Lc 14,12-14)

Lunedì 6 novembre 2017

XXXI Settimana del Tempo Ordinario

 

 

+ VANGELO (Lc 14,12-14)

Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Anche nella circostanza di un invito da parte del capo dei farisei, Gesù ne approfitta per smorzare l’entusiasmo e togliere dal piedistallo gli immodesti per metterci gli emarginati della società: poveri, storpi, zoppi, ciechi.

Il capo dei farisei è uno degli uomini più in vista della città, e proprio a casa sua Gesù ribalta la credenza diffusa contro questi emarginati. Ancora una volta ricorre all’immagine del banchetto per trasmetterci un importante insegnamento su ciò che dobbiamo fare per gli altri e come imparare a farlo.

“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio”.

Non vuole escludere ai cristiani gli incontri con parenti ed amici, Gesù desidera sempre l’amore e l’armonia tra tutti, non vuole contrasti, ma ridisegna la priorità che deve presenziare nel nostro cuore. Afferma che il nostro ricordo deve principalmente rivolgersi a quanti soffrono e non posseggono nulla perché impossibilitati a procurarselo.

L’invito rivolto agli amici, ai parenti, ai facoltosi vicini, avrà come conseguenza la loro premura nel contraccambiare, mentre i poveri, storpi, zoppi, ciechi, non potranno ricambiare con un altro invito o qualcosa di più.

Gesù utilizza l’esempio del banchetto e dell’invito ai parenti e ai ricchi, per dirci che gli inviti a pranzo o a cena rivolti a parenti ed amici rimangono sempre validi, non si può tagliare l’amicizia con chi la merita, può anche essere un’azione umana retta, anche ottima se c’è rettitudine d’intenzione e fini nobili, come appunto l’amicizia, l’apostolato e il mantenimento di relazioni umane sincere.

Gesù parla di invitare a pranzo o a cena gli emarginati per ricordarci che dobbiamo fare di più per loro, non devono essere esclusi dai nostri cuori e ad essi va dedicato del tempo. Questo significa che li invitiamo a condividere l’affetto che vale più del pranzo.

In un altro passo Gesù dice che se amiamo quelli che ci amano non avremo alcun merito, mentre l’amore verso i nemici è la caratteristica del cristiano. Qui parla dei discriminati che non sono nostri nemici e molti di loro conoscono la vera umiltà.

La carità del cristiano deve andare oltre la simpatia umana, per questo Gesù afferma di invitare quelli che non possono ricambiare. La nostra disponibilità sarà autentica e sincera, ma per arrivare ad amare poveri, storpi, zoppi e ciechi, occorre una grande Fede.

L’amore del cristiano deve superare il piano naturale e puramente umano. Deve fare e dare per amore del Signore e senza aspettarsi nulla in contraccambio. Qui si evidenzia la retta intenzione, l’agire sospinto dalla bontà e da una disponibilità emanata dalla forte spiritualità.

Riusciamo a vedere negli altri Gesù quando non possono ricambiare e facciamo buone opere esclusivamente per amore suo.

L’immagine del banchetto non si riduce ai beni materiali: è immagine di tutto ciò che l’uomo può offrire agli altri: stima, allegria, ottimismo, compagnia, attenzione, amicizia. Se l’uomo agisce in questo modo con parenti e amici, ancora di più deve accorgersi degli infelici, colpiti senza loro colpa dalla sciagura della povertà o della malattia.

Nulla si perde di ciò che compiamo a beneficio degli altri. Il dare allarga il cuore, lo rende giovane e ne accresce la capacità di amare.

L’egoismo restringe e limita l’orizzonte rendendolo misero ed angusto. Al contrario, quanto più siamo generosi, tanto più l’anima si arricchisce. Chi non ama si chiude in sé e il cuore si indurisce, non sa dare nulla di buono a chi gli sta vicino. I pensieri diventano pessimisti e si perde il controllo della persona.

Ecco che Gesù invita ad essere vicini a coloro che in qualche modo soffrono, con una vicinanza che si esprime in molti modi e al cui centro agisce l’amore. Il Signore in questa parabola ci insegna ad amare tutti, a dare gratuitamente senza contare su alcun tornaconto. L’avremo poi in abbondanza da Lui quando saremo nel bisogno.

“Riceverai infatti la tua ricompensa”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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