+ VANGELO (Lc 14,12-14)

Lunedì 5 novembre 2018

XXXI Settimana del Tempo Ordinario

+ VANGELO (Lc 14,12-14)

Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Un atteggiamento della vita abbastanza diffuso è la perdita del gesto gratuito, la disponibilità a fare o donare qualcosa con spirito libero. Oggi è difficile trovare persone disponibili ad aiutare senza alcun tornaconto, che non mirano a qualcosa da ricevere in cambio. La gratuità del dono è squisitamente spirituale ma nel mondo lo Spirito di Dio viene rifiutato.

Ci sono orientamenti interiori nelle persone che rimangono quasi impossibili da riconoscere, riguarda quelle persone che si scoprono egoiste e sono contente di esserlo. Si preoccupano esclusivamente dei loro beni, vogliono di più e tutto per loro.

Oppure, riescono a fare un po’ di bene per quietare la coscienza piena di rimorsi per tanti sbagli commessi in passato.

Dove sta l’equilibrio in questi comportamenti? Queste persone sono legate ai loro ragionamenti imprecisi e giustificano il male con la necessità.

Giungere a fare del bene con quella gratuità che insegna il Signore è davvero una Grazia, è la condizione spirituale di quanti hanno fatto un percorso di svuotamento del male interiore e sono diventati mansueti, capaci di riconoscere i loro limiti. Consapevoli anche dei loro talenti.

L’uomo senza Dio è portato naturalmente ad innalzare bandiere in suo onore, deve mostrare a tutti di essere migliore e anche capace più degli altri di preoccuparsi dei poveri o di quanti necessitano di qualcosa. Questo spiega che la filantropia compiuta da personaggi famosi o da altri gruppi di potere, non è altro che la ricerca di consensi pubblici. È un potente orgoglio.

Gesù ci insegna un’altra versione di fare del bene: «Quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (Mt 6,3).

Tutto il Vangelo ci presenta un aspetto nuovo della vita non conosciuto dai suoi contemporanei così come lo presenta Gesù, purtroppo neanche da quanti sono divenuti nei secoli suoi seguaci: la convivialità non solo del cibo ma la condivisione del bene, con la presenza di un amore spirituale più «visibile» delle stesse persone fisiche.

Ciò che cambia nella convivialità è quello che uno porta dentro, se cerca solo la presenza di un folto gruppo per divertirsi o se desidera condividere i buoni sentimenti, parole sincere e rispettose, oltre il cibo che a quel punto diventa benedetto.

In molti contesti si mangia insieme con i parenti o altre famiglie o con «momentanei» amici, conservando nei cuori odio e vendetta, si brinda con ipocrisia per avere appagato il palato ma  di più per gli affari economici, politici e di altro genere discussi e forse portati a termine.

La gratuità presente nel cuore conduce alla condivisione del meglio esistente, si desidera la condivisione perché l’uomo e la donna hanno bisogno di confrontarsi con altri ma che siano autentici, sinceri, persone perbene.

A cosa serve mangiare insieme senza avere riportato la pace e la gioia nei cuori di tutti i presenti. Diventa un cibo maledetto.

Gesù ci dice che non è un problema invitare parenti e amici, ma qui non esiste la gratuità perché si ricambia l’invito. Il Signore ci ricorda che esistono i poveri e non sono scarto della società né sono disgraziati.

Sciagurati lo diventano quelli che si preoccupano solo delle loro necessità e non hanno nel cuore un briciolo di amore per quanti soffrono.

I mascalzoni, i tormentati moralmente e psichicamente di questo mondo, non riescono a commuoversi guardando i poveri, li strumentalizzano e sono pronti a farsi fotografare in certe circostanze per mostrare al mondo il loro interesse verso i poveri, senza riuscire a capire che questa mossa (gaffe) induce tutti (gli onesti) a condannarli perché di propaganda politica si tratta.

Questi e tanti altri hanno mai invitato nelle loro case i poveri per farli mangiare nella stessa tavola? Qui, solo qui si mostra di amare i poveri.

E se quanti oggi gridano ipocritamente e per la loro insensata ideologia a favore dei poveri ma in realtà non li amano affatto, diventassero veramente poveri, essi si ammazzerebbero oppure comincerebbero a capire che la loro falsa politica ha davvero danneggiato gli italiani poveri?

A tutti voi dico di non dimenticare quelli che per condizione sociale vengono considerati emarginati. Tantissimi poveri hanno più dignità di quasi tutti i ricchi e il cuore umile di chi è nel bisogno, contiene sicuramente un grande amore anche per i ricchi e gli indifferenti che calpestano i poveri.

Non vorrei lanciare un appello perché avverto che c’è paura anche nel fare offerte a beneficio di opere cattoliche sante, scrivo solo che da oltre venti anni sono impegnato anche nella donazione di abiti nuovi o seminuovi ai poveri e molto altro ancora che non evidenzio qui.

Tutto quello che di eccedente ricevo, lo dono alle Suore di Madre Teresa di Calcutta, oltre che a tanti nuovi poveri!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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