+ VANGELO (Lc 9,23-26)

Giovedì 17 settembre 2015
XXIV settimana del Tempo Ordinario

STIMMATE DI SAN FRANCESCO

+ VANGELO (Lc 9,23-26)
Chi perderà la propria vita per me, la salverà.

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva a tutti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’Uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi».Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È molto difficile capire i segni dei tempi se non si compie una profonda riflessione. Non occorrono lauree, non è determinante ricoprire incarichi importanti, è sufficiente il desiderio di capire gli eventi, osservando la realtà in modo oggettivo, concreto.
Continuando in questo modo, dove andrà a schiantarsi questa società? Insieme ai cattivi piangono anche i buoni, innocenti e ignari di questa tragedia. Piangono se non pregano con Fede, perché la Madonna non permetterà che i buoni siano colpiti come i cattivi.
Ricordiamo la parabola della mietitura: «Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio» (Mt 13,30).
Dobbiamo attendere il tempo della mietitura divina per liberarci della cattiveria altrui, ma adesso siamo in grado di sopportarla con amore, perché la nostra forza è di pregare per chi non ci ama. Ecco cosa comporta restare vicini a Gesù, consacrarci ogni giorno al Cuore Immacolato di Maria.
Da soli non riusciamo a superare le difficoltà che questa società, senza Dio e amorale, fa gravare sui buoni, e i cattivi “esultano”.
Chi vive nel male non ha la capacità di accorgersi degli altri, della dignità dei cittadini e della salute fisica degli ammalati, e si moltiplicano i casi di indifferenza verso quanti chiedono giustizia e cure adeguate negli ospedali.
Se già in queste circostanze non è presente la verità e l’amore, la società è rovinata!
La società senza Dio non può esprimere ciò che non ha, il miracolo che si può toccare con mano è l’incontro con persone buone che devono decidere la vita degli altri con le loro decisioni e sono credenti, agiscono secondo verità e hanno un cuore buono.
Oggi è un miracolo questo, e la nostra comune preghiera deve chiedere ogni giorno a Gesù l’aumento di queste persone.
È un doppio miracolo incontrare atei che ricoprono cariche di prestigio e che sono chiamati a giudicare o a curare tanti cittadini, e agiscono seguendo il principio dell’onestà, senza lasciarsi guidare dagli impulsi interiori che spingono sempre in modo opposto alla verità. Tutti hanno l’inclinazione verso l’errore e l’avversità.
Noi credenti ci chiediamo con serena fiducia e grande speranza nell’intervento di Gesù: dove sta andando questa società incoerente?
Dove potrà arrivare una società che si preoccupa esclusivamente dei piaceri, quasi tutti peccaminosi, e dell’apparenza?
Una persona che non riesce a controllare l’orientamento dei pensieri ne diventa schiava, impazzisce se non riesce a compiere subito una determinata azione. Non ha l’equilibrio e il dominio di sé, ma se inizia un cammino di Fede tutto è possibile, la sua vita si trasforma e rinasce, ricomincia a vivere.
Oggi ricordiamo le stimmate di San Francesco d’Assisi, da me considerato il Santo più grande dopo San Giuseppe, ma all’inizio non era così. Come tutti i Santi hanno compiuto un serio e duro cammino di rinnegamento, San Francesco era addirittura lontano dalla vita di preghiera e si dedicava alle feste, anzi le organizzava.
L’evoluzione avvenuta nella sua vita, da indifferente a innamorato delle cose di Dio, scaturì da più eventi che lo costrinsero a rimanere bloccato per più anni, una malattia durò addirittura due anni.
Fu in questi anni che lentamente prese consapevolezza della sua vita inconcludente, e scoprì veramente Dio. La sofferenza lo rese umile e docile alla volontà di Dio. E divenne San Francesco.
È assai difficile imitare la sua vita, ma tutti i cristiani sono chiamati a distaccarsi dai peccati e dalle vanità per raggiungere il dominio di sé e scoprire la vera gioia della vita. Altrimenti si continua a vivere come fuori di sé, considerandosi come dio, con la mania di grandezza e immersi in un egocentrismo cinico.
Tutto è possibile per chi crede, per chi crede mostrando le opere di verità e di giustizia.
Tutti i cristiani possono compiere l’evoluzione spirituale come San Francesco e diventare anime elette, gradite a Gesù.
Dopo la sua conversione San Francesco ripeteva: “Quello che prima mi era dolce ora è amaro, e quello che era amaro adesso mi è dolce”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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