VANGELO (Mt 28,8-15)

Gesù con gli apostoliLunedì 21 aprile 2014

Tempo di Pasqua
  
+ Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.
 
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e Lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù nelle prime parole che dice dopo la Risurrezione, indica di andare in Galilea, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. Gesù riporta i suoi discepoli lì dove ha avuto origine il Cristianesimo, poiché in un villaggio della regione della Galilea, a Nazareth, è cresciuto Gesù, lì ha vissuto con la Madre e il Padre putativo. Eppure la Galilea è considerata contaminata per la presenza di tribù pagane.
Al tempo di Gesù vi abitavano alcune antiche tribù di Israele, ma agli occhi dell’ortodossia giudaica di Gerusalemme si erano contaminate con i popoli vicini, di religione pagana. Questo è il motivo principale del rifiuto degli ebrei di accogliere Gesù come Messia, proprio per la provenienza dalla Galilea. Ma è accertato dai racconti evangelici che il padre putativo di Gesù, Giuseppe e la Madre Maria erano di discendenza dalla tribù di Giuda. L’appartenenza ebrea dei due è indubbia, infatti gli stessi Vangeli descrivono alcune celebrazioni che Giuseppe e Maria compiono in stretta osservanza delle consuetudini israelite.
Gli ebrei della Giudea, centro della religione e cultura ebraica, nutrivano disprezzo per gli abitanti della Galilea, il disprezzo verso Gesù si associava anche ai miracoli e alla nuova dottrina incentrata sull’amore e sul perdono. In Gv 7,52, un gruppo di farisei obietta che nessun profeta può provenire dalla Galilea.
Gesù considera con meno colpe la Galilea rispetto ai giudei che da secoli rifiutavano i Profeti e li uccidevano.
I molti pregiudizi che i giudei costruiscono su Gesù ci dicono che non bisogna mai giudicare dall’apparenza o da quanto viene riferito da altri. Chi riferisce un giudizio negativo su un collega, un conoscente, un vicino di casa, senza conoscere bene la sua storia e le sue vicissitudini, pecca gravemente perché distrugge la buona reputazione di una persona che neanche conosce bene.
Ma non è tanto la conoscenza o meno della persona a dare l’autorizzazione a giudicare o ad emettere valutazioni fantasiose, molto spesso sono credenze errate perché senza fondamento. Anche se le vicende fossero autentiche, non è mai una buona ragione per non cadere nella denigrazione.
La debolezza di alcuni, inoltre, aggiunge sempre una propria interpretazione a quanto ascoltato e il racconto diventa sempre più lungo, pieno di dicerie e colpi di scena. Da una sola parola iniziale, un piccolo fatto diventa un romanzo e per raccontarlo ci si riunisce e si fanno anche raduni.
La persona poco spirituale ama ricorrere alla mormorazione, anche se non ci mette malizia è sempre un danno spirituale che causa a se stessa, perché raccontare fatti non conosciuti è sempre un danno alla buona fama di un conoscente o di un vicino. La regola del Vangelo è di coprire con il manto della carità, di giustificare le debolezze altrui come Gesù perdona quelle dei peccatori pentiti.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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