+ VANGELO (Mt 7,1-5)

Lunedì 26 giugno 2017

XII Settimana del Tempo Ordinario

 

 

+ VANGELO (Mt 7,1-5)

Togli prima la trave dal tuo occhio.

 

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Il giudizio nasce spontaneo in ogni persona, solo i cristiani comprendono che si può correggere ed evitare questo infelice atteggiamento che arreca danni spirituali e spesso non solo a chi pronuncia il giudizio, anche a chi lo subisce.

“Non giudicate, per non essere giudicati”. Gesù si riferisce al giudizio cattivo, prevenuto, temerario e mette in guardia da questo velenoso peccato. A tutti piace non essere giudicati, quindi, come regola morale non bisogna mai permettersi di giudicare gli altri.

Molti sono abituati a giudicare senza alcuna prova morale e questo si chiama giudizio temerario che equivale al peccato mortale.

A nessuno piace ricevere giudizi falsi e diffamatori, divulgati da persone cattive che presentano quasi sempre la componente della frustrazione dell’insuccesso personale, della delusione e di una insoddisfazione che brucia dentro.

Se queste persone incontrassero Gesù tutto cambierebbe nella loro vita, soprattutto con l’aiuto di un preparato Padre spirituale.

Uno dei più gravi problemi di questa società è il giudizio sempre pronto e un modo di sentenziare con il piacere di dire qualcosa su qualcuno. Anche inventandola. È come un gioco per tante persone pettegole, sempre pronte a non considerare gli errori che commettono esse.

È una debolezza quando si giudica con spontaneità e senza la volontà di distruggere la buona reputazione degli altri, in questi casi il cristiano comprende l’errore, comincia a controllare le sue parole e si astiene dai giudizi temerari, imprudenti, azzardati, non provati.

Il cristiano che si sforza di migliorare il suo cammino per restare vicino al Signore, è consapevole che giudicare gli altri è un atteggiamento sbagliato, causa danni innanzitutto alla sua vita spirituale e disonora persone probabilmente innocenti. Inoltre, non è il giudizio a rendere migliore la persona che sbaglia, semmai la preghiera umile e i Sacramenti.

Oggi mi soffermo sul giudizio temerario per la sua pericolosità.

Questo giudizio non viene emanato solitamente dai cristiani che pregano e non hanno un cuore cattivo, sia per la vicinanza a Gesù Eucaristia sia per la buona spiritualità raggiunta. Anche dinanzi a motivi validi non si avventurano più come in passato nel rilasciare valutazioni inventate, quindi non provate.

Si consideri sempre che ogni cristiano è in cammino verso la perfezione e non bisogna mai abbattersi se si cade nel giudizio, l’importante è rendersene conto dell’errore e cercare di rimediare. L’immediato rimedio è il perdono interiore da chiedere a Gesù per quanto detto di sbagliato, poi occorre riparare il giudizio scusandosi o chiedendo perdono alla persona colpita.

Infine, si cercherà di trovare il tempo per ricorrere alla Confessione e ricominciare in modo nuovo questo meraviglioso cammino di Fede.

Questo atteggiamento dei cristiani impegnati rallegra molto Gesù, mentre causano molta amarezza quanti amano distruggere la dignità altrui.

Quindi, il giudizio temerario viene emesso con facilità da quanti vivono lontani da Gesù e hanno un cuore acido, che hanno vissuto una vita amara, sono purtroppo aspri per natura. Sono persone che trasformano in acido e amaro tutto quello che ricevono e mutano il giudizio che emettono in assenzio! Essi riescono a giudicare il prossimo solo con micidiale asprezza.

Non condanno queste persone e certamente non se ne trovano tra voi parrocchiani di questa nostra Parrocchia virtuale, altrimenti non seguireste questi miei scritti fin troppo diretti ed intensi. Tra voi conosco innumerevoli lettori pieni di grande zelo e di sicura Fede. Spero di poter incontrare tutti quanti qui a Collesano per conoscerci e dialogare con l’amore fraterno che ci ha indicato Gesù.

Però non dimentichiamo che il giudizio si sviluppa dalla facoltà di giudicare, di valutare, di distinguere persone o cose. Esiste un giudizio inteso come valutazione di qualcosa che esiste, e in modo estensivo si indica come senno, prudenza.

Un giudizio può anche implicare una presa di posizione distinta, un’opinione propria e non c’è alcuna relazione con la volontà di parlare male di qualcuno. Si ripetono spesso parole che indicano “il mio giudizio”, “secondo il suo giudizio”.Avviene quando ci si forma un’opinione che non intacca altre persone.

Formarsi un’opinione avviene spontaneamente, ma l’attenzione va posta sul preconcetto, normalmente formulato in base a pregiudizi.

È opportuno chiudere questo commento con una spiegazione perfetta sulla coscienza morale e ricorro come sempre all’infallibile Catechismo.

«La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l’uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto.

È attraverso il giudizio della propria coscienza che l’uomo percepisce e riconosce i precetti della Legge divina.

La coscienza è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza.

Essa è la messaggera di Colui che, nel mondo della natura come in quello della Grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo» (1778).

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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