VI Domenica dopo Pasqua (C)

Immersi nel tempo, per guadagnare l’eternità! 

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 

“Non vidi alcun tempio nella Città santa” (Ap 21, 22). Nella Nuova Gerusalemme non vi è tempio, chiesa, religione …  perché il Signore è il nuovo tempio. Affermazione importante! Vi è qui una relativizzazione importante. La realtà futura non ha più bisogno di ciò che sulla terra è stato strumento e segno. Ma già sulla terra bisogna sempre fare il passaggio dai segni visibili  (le religioni e le chiese) alle realtà invisibili (la fede, Dio). Già il tempio di Gerusalemme era necessario e relativo: segno visibile della presenza di Dio in mezzo al popolo, era un punto di riferimento importante per l’unità degli ebrei, ma rischiava di dare false sicurezze, di dare a Dio un culto solo esteriore. Le chiese, nelle quali il popolo di Dio si raccoglie, sono, ancora più dell’antico tempio, relative e propedeutiche al nuovo culto voluto da Dio, quello “nello spirito e nella verità”. Dio cerca, vuole tali adoratori. Verrà il tempo in cui Dio non sarà più adorato sul monte Garizim o a Gerusalemme o a Roma, ma “nello spirito e nella verità”. Le chiese, non animate dalla fede, sono solo i “sepolcri di Dio”. 

 

*  La pace! Non c’è pace oggi nel mondo, nelle famiglie, negli individui. Eppure se ne parla, la si invoca, con passione e con speranza. “Vi do la mia pace”, dice Gesù. Troppo spesso ignoriamo questa pace, che comincia dalla riconciliazione con noi stessi, dall’accettazione dei nostri limiti e delle nostre sconfitte. Non siamo in pace, non ci amiamo. Forse è la tempesta continua della ambizioni, l’ansia di possedere sempre di più, di non lasciarsi superare, di non essere all’altezza dei modelli in circolazione. Di qui, nevrosi, rabbia, violenza, che si trasferiscono nella vita di coppia, nel rapporto con i figli ed i genitori. Incapaci di amarci e di accettarci. Quando l’insofferenza prolungata non si risolve, esplode in violenze morali e fisiche di cui conosciamo ogni giorno nuovi orrori. Dicono che il nostro Paese non è in guerra. Ma non siamo neppure un Paese in pace. I focolai non sono più nelle trincee ma nelle retrovie, nei rapporti interpersonali ostili, nelle famiglie dove le guerre silenziose lacerano i genitori, i figli. E’ facile scendere per le strade e inneggiare alla pace. Ma non basta! Occorre ogni giorno, nel silenzio del cuore, riconciliarci con noi stessi e con chi ci sta accanto. La pace si radica nel cuore dell’uomo, e da qui si diffonde nelle strutture della vita.  

 

*  Nel Vangelo di oggi c’è forse una delle frasi più paradossali: “Vi rallegrereste che io me ne vada”. Pensate cosa doveva essere vivere accanto a Gesù, poterlo vedere e toccare. Avere la possibilità di rifugiarsi presso Gesù, gettarsi ai suoi piedi: che sicurezza! Il mondo, intorno, era malsicuro, pericoloso, ma vicino a Gesù, che pace, come ci si sentiva invulnerabili e felici! Pensate al fascino di Gesù: si vedeva tutto in una luce nuova; si scopriva la verità degli uomini, delle cose, del cosmo. Tutto si illuminava in una luce meravigliosa. Finalmente c’era chi parlava di Dio come nessuno ne aveva mai parlato. Finalmente Dio diventava vivo, vicino, amico. La giustizia, la verità, la bontà sgorgavano dal suo cuore, e rinnovavano il mondo. Si viveva finalmente! Ed ora ecco la notizia che stavano per perderlo. Gli apostoli erano sgomenti, tacevano. Per la prima volta nel Vangelo, davanti a una parola misteriosa del Cristo, non fanno domande sciocche. Occorreva veramente una grande fede. Forse ora riusciamo a comprendere la sua parola: “Bisogna che io vi mandi lo Spirito, il  maestro che vi ripeta le mie parole. Un grande educatore, che sarà lo Spirito”. Non avete ancora capito bene le parole di Cristo? Non credete pienamente al suo perdono? Avete molti dubbi sul suo amore paziente? Non sapete che vi ama fino a morire? Abbiate fiducia! Sperate! La sua pazienza è più forte della vostra resistenza. La sua fedeltà è superiore a tutte le vostre infedeltà. Se tu sei potente nel male, Dio è onnipotente nel bene. Oh! Finiremo bene per lasciarci commuovere. Questa è l’opera dello Spirito nella chiesa e nella nostra vita. Qualcuno lavora, ci guida, non ci lascia tranquilli nel male.

Un cordiale SHALOM ai miei cinque lettori.

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *