XX Domenica tempo ordinario  (C)

XX Domenica tempo ordinario  (C)

“La pace umana è disordine costituito!”

<<Commento di don Franco Galeone>>

(francescogaleone@libero.it)

* La domenica “di Gesù segno di contraddizione”. Il brano del Vangelo di Luca ci presenta un dittico: due quadri legati da un filo comune, quello della vigilanza. Il primo quadro potrebbe avere al centro l’immagine di una fiamma guizzante; sembra esserci un contrasto perché Gesù parla anche di battesimo e di acqua; ma noi sappiamo che Cristo per battesimo intende il fuoco: battesimo di fuoco, di passione, di passaggio oscuro e drammatico dalla morte alla vita; e poi, il fuoco non è solo distruttore, è anche purificatore, come le lingue di fuoco della Pentecoste. Il secondo quadro, invece, rappresenta il cielo, le nubi, il vento caldo di scirocco. Si tratta di simboli meteorologici, con i quali la sapienza degli antichi ha tentato sempre di decifrare le evoluzioni del clima. La frase importante è questa: “Come mai non sapete giudicare questo tempo?”. Alla curiosità degli apocalittici, Gesù oppone questo tempo, con i suoi quotidiani impegni. E’ pericoloso lasciar scorrere il tempo, senza comprenderlo, perché attraverso il tempo Dio ci parla, ci comunica la sua volontà. Attenzione vigile, quindi, soprattutto in questi tempi di superficialità. Per timore di comprometterci, rifiutiamo di prendere posizione, e invece dobbiamo affrontare con coraggio le sfide che la vita ci pone davanti ogni giorno. Il cristiano, come un atleta nello stadio, è in gara per conquistare il premio; è pronto ad abbandonare quanto ostacola la sua corsa; guarda la meta ultima, Gesù: per lui è disposto a fare la sua scelta, anche se questa provocherà la divisione e non la pace.

*  “Non sono venuto a portare la pace sulla terra ma la divisione”. Queste parole di Gesù sono parole che dividono. Perciò imitare Gesù non vuol dire la pace in qualsiasi modo e prezzo, mantenere la calma con qualsiasi compromesso, rispettare la disciplina a tutti i costi. Per una religione simile non occorreva il maestro di Nazaret. La novità di Gesù è che egli è venuto a portare una pace che non è di questo mondo, e non va equiparata alla pace della caserma, all’ordine della scuola, al silenzio del convento. Queste immagini dolcemente devozionali hanno svuotato il Vangelo della sua funzione di “sale” di questa terra. Sale che brucia, sale che taglia! La pace del Signore non è diquesto mondo, ma è per questo mondo. Se in una nazione tutto è calmo, possiamo anche essere contenti, ma dobbiamo anche chiederci se per caso il peso di questa calma non ricada sulle spalle degli ultimi, che non sono in grado di gridare e di ribellarsi. Così come in un organismo disciplinato, non è detto che l’obbedienza sia sempre un sicuro segno di vitalità;  potrebbe essere anche segno di decomposizione definitiva. Obbedire sempre non è sempre una virtù. Ecco perché E. Fromm, in un libro prezioso e dimenticato, riflette sull’obbedienza come problema morale e psicologico, e sostiene che il mondo avrà fine con l’apocalisse atomica, perché vi saranno sempre utili imbecilli  pronti a schiacciare i fatali bottoni. La nostra pace, anche in famiglia, spesso è fatta di autoritarismo; quanti genitori sono violenti e non lo sanno. Genitori e politici si vantano di questa pace, fondata sull’annientamento dell’altro. Dobbiamo essere sempre diffidenti di tutte le “paci” che si propongono come esemplari, perché esse possono nascondere l’ingiustizia stabilizzata e legalizzata. La pace che il Signore porta è una pace i cui primi destinatari sono i poveri, i pacifici, i perseguitati; cioè coloro che spesso portano, come cariatidi, il peso dell’ingiustizia della tranquillità. Allora, chi predica il Vangelo, come può essere un uomo pacifico? Denunciando tutte le ingiustizie che impediscono la pace. Questo è l’uomo pacifico del Vangelo, che è tutto il contrario dell’uomo pacifico per temperamento, che è un così bravo cristiano, che non disturba nessuno. Gesù disturbò tutti, tanto che lo appesero ad una croce.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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