XXI Domenica Tempo Ordinario

XXI Domenica tempo ordinario  (C)

“Meno futurologia e più servizio!”

<<Commento di don Franco Galeone>>

(francescogaleone@libero.it)

*  La domenica “della porta stretta”. La domanda sul numero degli eletti ha tormentato tutte le generazioni. Nel vedere gli uomini vivere le loro miserabili esistenze, si ha motivo di chiedersi quanti sono quelli che desiderano salvarsi e quali sono quelli che meritano la vita eterna. E tuttavia, nel fondo di queste coscienze spente si muove una potenza straordinaria di interrogazione, di aspirazione, di elevazione. Quante persone odiose, acide, scostanti … non sono che povere creature senza aiuto, che vi supplicano di essere aiutate; persone (in latino significa maschera!) aggressive, autoritarie, sfolgoranti sul cattedrino del potere: in realtà, hanno paura e si augurano che qualcuno le liberi. La carità non è una pia cecità o una religiosa sordità. È una passione, una superiore lucidità; è vedere il prossimo come è realmente, abitato da Dio, nonostante il peccato, tentato da Dio che cerca di farsi sempre più strada nell’uomo. Quanta gente non è in grazia, ma è minacciata dalla grazia, percorsa da questo paziente, immenso amore di Dio. P. Claudel bene ha scritto: “Nel più freddo avaro, nel cuore della prostituta, nel più disonesto ubriaco c’è un’anima immortale, santamente occupata a respirare e che, esclusa di giorno, pratica l’adorazione notturna”. Nessuno può giudicare definitivamente un uomo, nessuno sa quello che esiste nell’uomo, se non Colui che crea e ama l’uomo. In ogni uomo, perciò, esiste sempre più futuro che passato. Saranno pochi gli eletti, come sostengono i giansenisti? La cosa più ripugnante è che essi abbiano creduto che Dio ha predestinato all’inferno la maggior parte degli uomini (massa damnationis!), e che essi erano i predestinati a una salvezza così arbitraria e ad un cielo così poco popolato! Esistono persone spregevoli che godono di essere salvate solo se gli altri sono perduti.

*  “Sono pochi quelli che si salvano?”. E’ una domanda alla quale Dio non risponde. Ci sono domande alle quali Dio non risponde, perché la semplice curiosità non merita nessuna risposta A questa domanda, in cui ha più posto la curiosità che la volontà di convertirsi, Cristo risponde in maniera ambigua. Non accontenta la nostra curiosità, ma ci invita a scegliere il bene con perseveranza. Da una parte afferma l’amore di Dio e la sua volontà di salvezza: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Figlio suo nel mondo”. E dall’altra ci mette in guardia: “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. Come conciliare queste affermazioni? Queste due testi non si contraddicono, ma lasciano tra loro un margine, una indeterminazione che è proprio il campo della nostra azione, la misura della nostra libertà. Se ci fossero state più precisazioni, saremmo scoraggiati dall’agire o per disperazione o per presunzione. Sarebbe la fine per la nostra responsabilità sapere che tutti sono salvi o che tutti sono dannati. Cristo ci annuncia solo che la salvezza è offerta a tutti, poiché è Dio Padre che la propone, ma che può essere rifiutata poiché è l’uomo libero che ne dispone. Era necessario lasciarci in questa incertezza per impegnarci a lavorare per la salvezza nostra equella altrui. Vi è tuttavia una precisazione che Cristo ritiene essenziale: la salvezza non si deciderà in base alle relazioni di familiarità con lui, ai diritti ereditari, all’appartenenza biologica, ad attività religiose … ma unicamente in base al compimento della volontà del Padre. Non sarà il semplice adempimento degli atti cultuali più sacri in religione che automaticamente ci salveranno, ma l’obbedienza al grande comandamento di Cristo:“Amatevi gli uni gli altri!”. Meno futurologia, quindi, e più servizio. Porre la questione teorica del numero dei salvati non serve a nulla. Che la porta della salvezza sia stretta, lo sappiamo. Ciò che conta è agire con coraggio, restando vigilanti sino alla fine, perché non c’è prenotazione che ci garantisca un posto nel regno di Dio.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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