XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Domenica 6 settembre 2015
XXIII domenica del tempo ordinario (B)
I sordi ascoltano, i muti parlano. Ha fatto bene ogni cosa!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

L’arte di dialogare per comunicare
Ripenso a quel grande testimone di don Lorenzo Milani, che ha dato la parola ai muti e l’udito ai sordi. Però, per fare questo, ha dovuto ricordare alle professoresse e ai professori che loro erano i sordi e i muti. Se ci riconosciamo bisognosi di dialogare, allora impariamo l’alfabeto della comunicazione. Ma non è facile, perché noi ci aggrappiamo al linguaggio della nostra consorteria, che ci rende graditi e omogenei. Gesù, che liberava i sordi e i muti, in senso fisico e in senso morale, era considerato un pazzo; egli non andava verso gli ultimi per conto del sistema, come può andare un maestro inviato dal ministero a fare la sua lezione, secondo i programmi stabiliti dall’alto. Gesù era inviato solo dal Padre, come dire, da nessuno; perciò diceva cose che turbavano profondamente i detentori del potere civile e religioso; per questo fu vestito da pazzo prima della crocifissione, e ancora oggi le sue parole passano per folli in certi ambienti. Anche noi non prendiamo sul serio tante parole del vangelo per non turbare l’equilibrio sociale o la nostra tranquillità. Rompere questa presunzione di sapere tutto, iniziare ad ascoltare, a dubitare, a mettersi nei panni dell’altro: ecco alcuni atteggiamenti del discepolo di Gesù.

Effatà … Apriti!
La parola aramaica “Effatà” è centrale nel racconto evangelico del sordomuto. E’ un imperativo, e indica l’efficacia della parola di Gesù, simile a quella di Dio creatore. Gesù fa sul malato delle azioni a prima vista magiche: mette le sue dita sulle orecchie sorde, tocca con la sua saliva la lingua muta, emette un sospiro guardando il cielo; si tratta di gesti terapeutici arcaici, testimoniati sia nel mondo romano che in quello giudaico. Ma ecco quell’imperativo di Gesù: “Apriti!”, che segna l’irruzione di Dio nella vita. Il nostro errore è quello di pensare che i protagonisti siamo noi, sia nell’ascolto che nella parola. Questo vangelo ci ricorda che Uno solo è capace di guarirci dal nostro mutismo e dalla nostra sordità. Senza l’incontro con Gesù, nonostante le apparenze di loquacità e di auditività, noi tutti siamo dei poveri sordomuti. Molte volte la Bibbia descrive la situazione del popolo ebraico come sordo e muto all’ascolto di Dio; naturalmente l’iniziazione alla fede viene descritta come una guarigione dalla nostra sordità e dal nostro mutismo. Perciò il rito del battesimo si conclude con questo augurio: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di udire presto la sua parola”.

Né spiritualismo né temporalismo!
Gli “spiritualisti” devono leggere questa pagina di vangelo con molta attenzione. Gesù non ha detto “occupatevi dell’anima” ma “guarite i malati”; essi parlano di trascendenza, perché trovano comodo trascendere, scavalcare la realtà scomoda della sofferenza; essi invitano a guardare il cielo, perché non gradiscono vedere l’ingiustizia sulla terra. La Madonna esalta un Dio che “ha rovesciato i potenti dai troni”. E’ ipocrisia consolare chi vive nella miseria, facendogli credere che è “ricco di fede”. Questo messaggio non è cristiano, ma beffa e frode. E’ vero che il messaggio cristiano non si esaurisce in un progetto di riscatto sociale, che la liberazione investe soprattutto la sfera del peccato; ma questo non significa che il vangelo non tocchi anche il corpo, la materia, la storia, l’economia, la fame, il dolore. E’ un errore “fermarsi lì”, al temporale, ma è anche un errore non promuovere cammini di liberazione; è vero che la chiesa è portatrice di “qualcos’altro”, ma è anche sbagliato parlare sempre di … “altro”. Anche in questo Gesù è un maestro di equilibrio: alle folle affamate ha prima dato il pane della terra, e poi ha fatto il discorso del pane del cielo!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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