Roma, 26 feb. (TMNews) – Dai Repubblicani c’è anche qualche fischio e un grido poco incoraggiante “fuori, fuori”, ma dai Cristiano Riformisti è un tripudio di applausi e di frasi osannanti: “Viva Berlusconi, abbasso gli invidiosi”. Per entrambi gli appuntamenti la cornice è l’Ergife. Ma il tono dei due interventi è ben diverso. Nel primo il Cavaliere prova a fare buon viso a cattivo gioco e dopo l’esordio ‘tempestoso’ veste i panni dello ‘statista’: ci vuole “unità ” del Paese sulla vicenda Libia invece di “polemiche provinciali” da parte di un’opposizione che “non ha rinunciato alla spallata”, inoltre davanti alla tragedia libica “né l’Ue né l’Italia possono restare spettatori”. Dalla platea dei Cristiano Riformisti il premier esce galvanizzato. Parla a braccio, rilegge il discorso della ‘discesa in campo’ del ’94, mette alcuni punti fermi volendo parlare espressamente ai cattolici: “Mai, finchè governeremo noi, la famiglia tradizionale sarà equiparata alle unioni gay”, “mai permetteremo l’adozione ai gay o ai single” e mai il comunismo “la cui storia non è completamente alle nostre spalle”. Del resto, osserva, “i comunisti di casa nostra erano e restano comunisti”. Dal ’94 riprende anche l’attacco alla scuola pubblica dove “gli insegnanti inculcano ai ragazzi valori diversi da quelli delle loro famiglie”. I Cristiano Riformisti, con il loro presidente Antonio Mazzocchi che più volte chiama Berlusconi “eccellenza”, apprezzano e non fanno mancare il loro viatico al premier: “Presidente stia tranquillo i cattolici sono con lei”. Vep/Kat