Cancello ed Arnone-“LETTERATITUDI” INCONTRO DEL MESE DI MARZO 2011

di Tilde Maisto

 

Nel parlarVi di questa meravigliosa serata, all’insegna della cultura e della buona lettura, sono lieta di mostrarVi il nuogo logo del gruppo “Letteratitudini”, studiato ed ideato da un nostro adepto, ovvero Arkin Jafuri, che nel suo lavoro ha dimostrato e continua a dimostrare di essere un vero portento.

Ed ecco il logo:

A questo proposito, è doveroso da parte mia ringraziare, in questa sede, Arkin Jafuri, soprattutto, per la pazienza che mi usa nel modificare continuamente i suoi lavori, e seguire, come meglio può le mie richieste, che diventano  sempre più esigenti e, quindi, più complesse da attuare. Grazie Arkin! Sei un vero amico!

Ed ora, veniamo all’argomento del nostro incontro mensile: “PIER PAOLO PASOLINI (1922-1975) UOMO – POETA – SCRITTORE – REGISTA”

 

La voce narrante di questa serata è stata quella del professor Raffaele Raimondo che ha esordito con una particolare rivelazione, “AMO PASOLINI” egli ha precisato, e, poi continuando: – amo Pasolini per la sua vita. Amo Pasolini per la sua morte. Amo Pasolini per il suo inno esistenziale, alla libertà.

Pier Paolo Pasolini: tre P iniziali stampate per sempre nel nome e nel cognome evocano in me le sette P segnate dall’angelo splendente sulla fronte di Dante.

(Sette P ne la fronte mi descrisse/col punton de la spada e “Fà che lavi/quando se’ dentro, queste piaghe”, disse – Dante Alighieri Purgatorio Canto IX – vv 112-114 -; secondo alcuni, sono simboli dei sette peccati capitali (superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria); altri sostengono: “I sette P rappresentano le SETTE piaghe di Gesù, che tuti gli uomini hanno nella Coscienza, poichè ogni uomo fa parte di quel nucleo umano che crocifisse il Cristo. Per rimarginare queste sette piaghe. Il Purgatorio è diviso in sette balze. Il mondo umano è schiacciato da sette pesi che losoffocano e che soltanto la divina spada della sofferenza potrà cancellare, come con la spada della sofferenza furono impresse le piaghe, per volontà umana, sulla Divina Sostanza di cui era formato il corpo di Gesù. Le piaghe di Gesù non furono cinque, ma sette: un’altra sulla fronte fu scavata da una lunga spina della corona dell’ingiuria, ed un’altra ancora sulla spalla dal peso della croce, che tagliò la carne penetrando fino all’osso).

Eppure, sono indotto a ridurle ad una, simbolo della lussuria, nel cui ambito si consumò forse l’unico “grande peccato” che travolse l’uomo-Pasolini.

Uomo-poeta-scrittore-regista: quattro percorsi paralleli che lo videro tenace interprete, soprattutto alla tormentata ricerca della verità.

La sua biografia è costellata di luoghi diversi, di persone e personaggi che con lui fecero un tratto di strada: dai semplici compagni di giochi dell’infanzia in Friuli ai “ragazzi di vita” delle borgate romane, da Gianfranco Contini a Giorgio Bassani, da Alberto Moravia a Laura Belli.

“Dolorosamente ripiegato in un pessimismo assoluto nei confronti della realtà degratata, Pier Paolo Pasolini, corsaro della disperata vitalità”: così di lui è stato scritto. Purtroppo, non gli bastò l’intera vita per rigenerarsi e rigenerare. Anzi rimase vittima di quella violenza, presagio lungamente preconizzato, che tragicamente gli spense il cuore.

L’opera poetica e narrativa tradusse la sua titanica lacerazione, sublimandola in versi che tuttora rivelano una straordinaria sensibilità ed un genio creativo che lasciarono incisivi segni fra gli anni Sessanta e Settanta, in un’Italia che conosceva finalmente la rinascita economica postbellica non disgiunta, però, dai mali incipienti della borghesia malata e del benessere capitalistico distruttore di valori antichi ed universali. Di quell’Italia Pasolini fu severa coscienza critica.

Del suo genio, impegnato talora spregiudicatamente ad indagare, resta anche una serie di film, a pieno titolo, entrati nella storia del grande Cinema: Il Vangelo secondo Matteo (1964) e Teorema (1968) senza dubbio fra i più disarmanti.

Avverto un indicibile rimpianto del tempo in cui visse e diede il meglio del suo contributo intellettuale – dice Raimondo – E non solo perchè fu il periodo della mia giovinezza, illuminata da tante eccellenti testimonianze culturali in una stagione italiana oltremodo feconda in tutte le Arti. Infatti, egli, come e più di tanti letterati, mi sconvolse e mi rapì, affondò l’animo nel male del mondo, ma seppe anche sfiorare il sublime: varianti, intensamente e drammaticamente umane, di sentimenti e palpiti, di dubbio e coscienza, il cui appagamento ho potuto e posso trovare soltanto nella fede in quel Dio che tanto lontano, eppure tanto vicino fu a chi ebbe il nome di Pietro e di Paolo, apostoli e martiri, per annunciare la Buona Novella.

Dopo questa eccezionale presentazione del professore Raimondo, che non delude mai le aspettative del gruppo, abbiamo deciso di continuare a leggere due biografie di Pasolini, con lo scopo di dare ai vari partecipanti la possibilità di conoscerlo, in primis come uomo, mentre nel nostro prossimo incontro affronteremo le letture di alcune sue opere e, non escluderemo la visione del film “Il Vangelo secondo Matteo”, in concomitanza, tra l’altro, della Pasqua imminente.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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