CAPUA- INTERVISTA ALL’ARCHITETTO FRANCESCO DI CECIO presidente dell’Archeoclub di Capua.
Come nasce l’iniziativa “Adotta un monumentoâ€: beni architettonici affidati ai privati?
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E’ noto che oramai i finanziamenti pubblici tesi al restauro dei monumenti, si sono ridotti al lumicino. E si ridurranno sempre di più basti vedere quello che sta accadendo per la Basilica Benedettina di S.Angelo in Formis, un patrimonio inestimabile, unico al mondo per il ciclo di affreschi ivi conservato, ove i finanziamenti per i necessari consolidamenti, seppure sollecitati da più parti, vengono sistematicamente ritardati dal Ministero dei Beni Culturali intanto la Basilica che attirava tanti studiosi provenienti da ogni parte del mondo e tanti visitatori, oggi è fruibile soltanto in piccola parte.
E questo vale per i tantissimi monumenti di Capua, le chiese, i conventi, i castelli, le fortificazioni che versano in un totale stato di abbandono senza alcuna speranza che lo Stato intervenga in forma massiccia e decisa per il recupero di questa Città che per un certo periodo, non lontano, grazie agli studi compiuti dall’Istituto di Restauro della Facoltà di Architettura di Napoli fu in predicato per essere riconosciuta patrimonio universale dell’UNESCO.
Oggi molto è cambiato, ed in peggio. Si pagano le conseguenze di un eccessivo appiattimento sulla Reggia di Caserta, patrimonio storico ed architettonico inestimabile, sia ben chiaro, ma certamente, e fortunatamente, non il solo che può vantare TERRA DI LAVORO. Così, in questa indifferenza generalizzata, appare evidente che l’unica possibilità di recuperare, attraverso i suoi monumenti la storia stessa della Città di Capua, rimane quella di interessare i privati, le aziende, le industrie, quelle che convivono in forma sana con il territorio, quelle che tentano di migliorarlo e non di distruggerlo, quelle che sanno che innalzando il livello di vivibilità hanno un ritorno di immagine notevolissimo e di sicuro successo. E posso assicurare che già hanno espresso il loro interesse alla iniziativa alcune importanti aziende della zona particolarmente sensibili ai problemi legati al recupero dei monumenti di questa splendida Città .
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Lei è il presidente dell’Associazione Archeoclub, di cosa si occupa questa associazione?
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L’Archeoclub d’Italia a cui l’Archeoclub di Capua o Archeocapua appartiene è una associazione culturale che rappresenta un grande movimento di opinione pubblica al servizio dei beni culturali e ambientali. Nata nel 1971 come centro di documentazione archeologica ha negli anni esteso il suo interesse a tutti i beni culturali, di cui promuove la conoscenza, la tutela e la valorizzazione. Con decreto del presidente della repubblica del 24 luglio 1986 n.565 Archeoclub d’Italia è divenuto ente morale, con un proprio regolamento ed un proprio statuto. Allo stato attuale le sedi di Archeoclub d’Italia sono 250 e circa 15.000 gli iscritti composti prevalentemente da docenti universitari, insegnanti, archeologi, architetti, ingegneri, studiosi o semplicemente amanti dell’arte nelle sue molteplici forme..Queste specifiche competenze hanno reso l’Associazione il luogo naturale di aggregazione per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro grande patrimonio culturale. Da queste esperienze sono nate le idee più avanzate per la gestione del patrimonio nazionale, come le proposte per l’autonomia delle grandi aree archeologiche, per l’istituzione di parchi archeologici e per la partecipazione dei privati alla gestione dei beni culturali. Appare evidente, alla luce di quanto detto, come siano indissolubilmente legate le competenze dell’Archeoclub con la Città di Capua e come la città di Capua abbia necessità di una associazione che ne promuovi la tutela.
Come nasce l’idea di ristrutturare una struttura settecentesca e trasformarla in una splendida Tenuta?Ci racconta la storia della Tenuta San Domenico?
Grazie per le belle parole sulla Tenuta ma mi consenta di precisare che il merito non è mio.
Io ho soltanto messo insieme delle collezioni botaniche, di rose, oltre tremila, di peonie, di glicini, di ortensie, di lilla, di camelie.  I loro colori,  i loro profumi, il loro silenzio rappresenta un regalo elargitoci periodicamente e resta solo a noi saperlo apprezzare.
Per quanto riguarda il costruito ho soltanto recuperato, nel  totale rispetto della originaria configurazione, un immobile preesistente di pregevole fattura di epoca borbonica, già destinato a sovrintendere l’ attività agricola.
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Cosa offre oggi questa Tenuta?
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Oggi la Tenuta è un relais in grado di ospitare eventi di alto livello, convegni, meeting, un ristorante – il Ritrovo dei Mille - particolarmente apprezzato grazie ad uno staff egregiamente guidato dal maestro di cucina e più volte decorato Ciro De Marino, camere particolarmente confortevoli e, a breve, e già in fase di avanzata realizzazione , un campo di golf pitch & patt con campo di tiro, insomma una Academy golf ed un centro benessere che stiamo realizzando nel piano sottostante.
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Cosa pensa dell’abbandono della Reggia di Carditello?Come è possibile valorizzarla?
Gli ultimi anni hanno visto le modeste risorse destinate alla Provincia di Caserta, quasi completamente impegnate su pochissimi determinati monumenti, anche se di altissimo pregio.
 Questo ha comportato il mancato intervento su altri beni architettonici, sicuramente minori, ma non privi di interesse. Lungi da me la volontà di aprire una guerra tra poveri, ma voglio ricordare la Basilica Benedettina di S.Angelo in Formis, unico esempio al mondo per il ciclo di affreschi ivi esistenti, il Castello di Carlo V, il Castello Normanno, la Sala d’Armi, le fortificazioni, le chiese longobarde, le Torri di Federeco II, il Palazzo Fieramosca, le presenze di architettura catalana, lo stesso Museo Campano i cui lavori di sistemazione perdurano da anni e non è dato sapere quando termineranno. E veniamo al Casino di caccia di Carditello. Oggi versa nello stato in cui tutti noi conosciamo grazie soltanto alla stupidità umana. Chi vi è di fronte ebbe l’onore di progettare insieme all’esimio prof. Arch. Lucio Morrica il restauro del Casino di Caccia, per conto di IRICAV, il Consorzio che stava realizzando il sistema Alta Velocità . In quel periodo il l° Alta Velocità ,  per diretto interessamento dell’ing. Cicolani, intendeva realizzare nel sito di Carditello  una Sede di rappresentanza per il nuovo sistema ferroviario. Immediatamente e senza giusitificati motivi furono frapposti veti incomprensibili che fecero cambiare idea ai vertici delle Ferrovie.
E così, a distanza di circa venti anni, ci ritroviamo con un gioiello di architettura in stato di completo abbandono, sotto continuo saccheggio e oggi con il rischio che vada a finire in mano di privati……… di quei privati che possono certo disporre delle somme necessarie ma non certo della cultura, dell’amore,  del rispetto che quelle pietre meritano. Mi auguro che sull’argomento si faccia una ampia riflessione. Noi di Archeoclub, nel nostro piccolo, faremo la nostra parte sollecitando e promuovendo iniziative specifiche. Mi risulta che molte altre Associazioni , compreso Italia Nostra, si stiano muovendo in questo senso. E’ stata predisposta una petizione al Presidente della Repubblica, che ho firmato tra i primi, affinchè la Reggia di Carditello resti di proprietà pubblica e che alla stessa venga riconosciuta una destinazione ad uso della collettività .
Sono certo che la ben nota sensibilità del nostro Presidente darà ben presto i risultati che tutti noi attendiamo.
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RINGRAZIO FRANCESCO DI CECIO PER LA SUA DISPONIBILITÃ
MARIA CIARAMELLA