GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO

GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
«Gesù, ecco la mia speranza, ecco la viva sorgente della mia felicità»
I Gruppi di Preghiera di Padre Pio pellegrini della speranza
1
PRIMO SANTUARIO
Il popolo in cammino
Dalla prima lettera di san Pietro Apostolo (2,4-10)
Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali
pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire
sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io
pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso».
Onore, dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno
scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete
stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le
opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi
eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia,
ora invece avete ottenuto misericordia.
Gesù, Parola del Padre, edifica la comunità cristiana come un tempio vivo. Per il pio ebreo il concetto di
«popolo di Dio» era un qualcosa di radicato nell’essenza della sua religiosità, ma anche della sua vita
sociale. Nell’Antico Testamento gli Ebrei sono «il popolo eletto», coloro che hanno stipulato con Dio
un’Alleanza e sono nel mondo segno dell’unicità e della maestà di questo Dio, che si distingue dagli idoli
che «hanno bocca e non parlano, hanno orecchie e non sentono».
Con la venuta di Gesù nel mondo, Lui diventa il segno di questa predilezione, è «la pietra d’angolo», è
Lui che costituisce una nuova Alleanza. I credenti sono scelti, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione
santa» per proclamare la grandezza di Dio e il suo trionfo sul male.
La differenza tra credente e non credente sarà quella di sentirsi parte di quel «popolo di Dio», costituito
come tale dal sacrificio di Gesù.
Da una lettera di Padre Pio alle sorelle Ventrella (Epist. III, p. 563)
Orsù dunque, carissime figliuole, vivete dolci ed amabili a tutti, umili e coraggiose, pure e sincere
in ogni cosa. Che miglior desiderio posso io aver oggi per voi, dal luogo di prigionia in cui mi
trovo, per la mia e la vostra santificazione? Siate come piccole api spirituali, le quali non portano
nel loro alveare altro che miele e cera; la vostra casa sia tutta piena di dolcezza, di pace, di
concordia, di umiltà e di pietà per la vostra conversazione; e perché la diversità delle vostre
condizioni può richiedere che qualche volta io scriva differentemente, non ostante l’unità del vostro
fine, che è comune a tutte, lo farò quando lo richiederà la necessità.
Subito dopo il suo arrivo a San Giovanni Rotondo (settembre 1916) il padre guardiano, padre Paolino da
Casacalenda, chiede a Padre Pio di seguire un gruppo di terziarie nella loro formazione; lui imposta le sue
riflessioni settimanali sulla conoscenza e meditazione della parola di Dio. Purtroppo, dopo alcuni mesi,
era dovuto partire da San Giovanni Rotondo per la chiamata alle armi, per questo, anche se da lontano, ha
continuato a seguire per corrispondenza le proprie figlie spirituali.
Pur considerando la sofferenza di Padre Pio, siamo fortunati perché questa lettera ci accompagnerà in
questa e in altre catechesi successive perché contiene in modo ordinato quello che potremmo immaginare
fosse il primo insegnamento che Padre Po faceva alle figlie spirituali.
La prima cosa che chiede è che tra loro vi sia una vita di comunione: siamo Chiesa, una comunità che si
fonda su Cristo Gesù, ma che non è qualcosa di statico, bensì una costruzione che va continuamente
arricchita come quell’alveare nel quale le api operose producono cera e miele.
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«Gesù, ecco la mia speranza, ecco la viva sorgente della mia felicità»
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2
Pregare e ascoltarci insieme
Ogni preghiera è importante davanti a Dio, perché Lui guarda il cuore dell’uomo e sa andare oltre le
forme e i limiti personali. Padre Pio, però, ci ha insegnato che una preghiera può rischiare di diventare un
monologo, perché parliamo con Dio, ma non lo sappiamo ascoltare. Su questo abbiamo riflettuto a lungo
nel precedente testo di formazione; ricordiamo soltanto che alle figlie e ai figli spirituali Padre Pio
raccomandava la meditazione della Parola di Dio, perché «nell’orazione siamo noi a parlare con Dio, ma
nella meditazione è lui che parla con noi».
Come Gruppi di Preghiera facciamo della preghiera di intercessione per noi e per gli altri il centro della
nostra spiritualità. Questa preghiera, però, dev’essere alimentata da una Parola ascoltata e meditata
insieme, «come piccole api», spinti cioè da desiderio di costruire l’alveare, cioè la comunità attraverso
quello che ci dice il Signore.
L’immagine dell’alveare e delle piccole api operose che costruiscono la comunità con la dolcezza e la
fede, ci propone di essere una Chiesa che condivide l’ansia del tempo presente, ma nello stesso tempo la
attraversa e lo riempie di speranza con i sentimenti di comunione e solidarietà che fanno dei cristiani
l’unico popolo di Dio, che prende su di sé gli uni i carichi degli altri (Cfr. Gal 6,2).
La condivisione con gli altri della Parola di Dio edifica la comunità nel nome dello Spirito; nel brano
della Prima lettera di san Pietro che ha aperto queste riflessioni, vengono descritti i credenti come «la
stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le
opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce».
Essere stirpe, vuol dire appartenere gli altri, avere lo stesso sangue. L’unico sangue può facilmente essere
inteso in modo simbolico per descrivere l’unità tra i credenti, ma occorre fare attenzione che questa unità
non nasce dal condividere un’ideale, una filosofia e nemmeno la stessa religione. L’unico sangue è quello
di Cristo, noi siamo – continua san Pietro – «il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere
meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce».
Voi siete la stirpe eletta
Pensarci come l’unico corpo di cui Cristo è il capo (come dice san Paolo) richiede un costante cammino
di comunione verso un’unità che rischia continuamente di essere aggredita dai mille modi seducenti di
concepire la comunità. Occorre convertirsi a quei valori che sono di Cristo, perché – come dice Padre Pio
– lui è il «prototipo». Non di rado viviamo tentazioni di segno opposto, che portano a frantumare l’unità
in favore delle nostre posizioni e precomprensioni spesso estreme. A volte identifichiamo i valori con
forme e usanze del passato. La Chiesa degli apostoli, dei martiri, di san Francesco o di san Giovanni
Bosco è stata una Chiesa reale, fatta di persone che hanno incarnato nel modo migliore i valori di Cristo e
li hanno espressi fino in fondo con il loro modo di essere e la loro totale adesione al Vangelo.
Padre Pio riprende il concetto biblico di «elezione» per indicare non solo una nuova vita, lontana dal
peccato e proiettata verso il futuro di Dio, ma la consapevolezza che essere Chiesa significa non essere
più nostri, schiavi di un punto di vista o dell’autoreferenzialità, ma vittime offerte per i fratelli e le sorelle
che camminano con noi. Scrive a Raffaelina Cerase: «L’essere scelti, l’essere eletti tra innumerabili, e
sapere che questa scelta, che questa elezione è stata fatta, senza nessuno nostro merito, da Dio fin
dall’eternità “ante mundi costitutionem” [prima della creazione del mondo] a solo fine che fossimo suoi
nel tempo e nell’eternità, è un mistero sì grande ed insieme sì dolce, che l’anima per poco che il penetra,
non può non liquefarsi tutta in amore» (Epist. II, p. 197).
Sacerdozio regale
Le parole di Padre Pio ci aiutano a rileggere l’esperienza del popolo eletto, considerando che, come
Chiesa, siamo il nuovo popolo di Dio. Con il battesimo ciascuno di noi ha rivissuto la liberazione della
schiavitù dell’Egitto e ha ricevuto in pegno la Terra promessa. I sacramenti vanno oltre la manna del
deserto o il passaggio del Mar Rosso, sono il segno di una presenza di Dio in noi, che si rinnova ogni
giorno con il dono dello Spirito.
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Tutti noi, infatti, proprio come gli Ebrei siamo chiamati a dare la nostra risposta di fede; mentre però la
loro unità era garantita dal sacerdozio di Aronne, san Pietro dice che siamo «Sacerdozio regale» perché
dove due o tre sono riuniti in nome di Cristo, Lui è in mezzo a noi, il sommo ed eterno Sacerdote.
Non saranno un modo diverso di pregare o delle celebrazioni animate da noi a qualificarci come Gruppi
di Preghiera di Padre Pio. È chiaro che gli appuntamenti periodici e una liturgia fatta bene sono un
impegno per noi e un segno per la comunità; ma donare il nostro carisma di Gruppi di Preghiera alla
Chiesa significa far emergere quell’unità nello Spirito che dev’essere alla base di ogni preghiera.
Il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium – «Dio volle santificare e salvare gli uomini non
individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse
secondo la verità e lo servisse nella santità» (LG, 9). Dobbiamo essere nella Chiesa segno visibile di
questo popolo nel quale opera lo Spirito che grida: «Abbà, Padre». È necessario, cioè che quando
iniziamo a pregare, siamo consapevoli che solo insieme alla comunità, sentendoci veramente un solo
corpo con tutti, potremo celebrare la nostra fede con quel «sacerdozio regale» di cui parla san Pietro.
Nazione santa
Il popolo ebraico era un segno della santità e della fecondità di Dio in mezzo agli altri popoli. E questo
popolo non era una massa non identificata; le varie narrazioni bibliche dell’Esodo, del libro dei Giudici e
di due Libri dei Re ci presentano figure encomiabili, sintetizzate poi nelle pagine del Siracide, dove
veramente emerge questa fede profonda di persone votate a essere popolo di Dio in mezzo ai Pagani
Come già avvenuto per i grandi Padri della Bibbia, anche noi veniamo invitati spesso dal Santo Padre ad
essere presenti nel nostro tempo e nella società in cui viviamo, attraverso le nostre scelte di vita e
la nostra operatività.
Non saranno i tentativi di protagonismo e autoreferenzialità che oggi come in passato hanno, a volte,
infangato le nostre comunità e le nostre testimonianze di fede a doverci fare fermare. Pregare insieme, se
fatto con verità e sincerità, in passato ha fatto sì che il Signore stesso designasse Davide, Paolo, Barabba o
salvasse un’innocente per bocca di Daniele.
Insieme siamo la nazione santa, insieme siamo la comunità che lo Spirito offre alla nostra società, non per
una riviviscenza di banali fondamentalismi, ma per essere realmente e concretamente il sale della terra e
la luce del mondo.
Il Santuario dell’unità e della fraternità
Occorre a questo punto domandarci se veramente noi siamo disposti a mettere insieme le nostre vite.
Vengono proposti qui alcuni interrogativi per la vostra vita comunitaria sui quali siamo invitati a tornare
spesso durante questo anno pastorale.
Ci confrontiamo insieme sul valore che ha la Parola di Dio riletta dagli altri nella nostra vita? Siamo,
inoltre, disposti ad accogliere che l’altro o l’altra possa dirci una parola che costituisca un’occasione di
conversione per ciascuno di noi?
Usiamo spesso la parola “comunità in cammino”? Quali possono essere i segni che indicano un
cambiamento in positivo del nostro essere Gruppo di Preghiera? Ci sentiamo veramente parte della
comunità?
7 ottobre
Consegna del Rosario
Il Rosario è la preghiera che Padre Pio ha consegnato come segno di riconoscimento ai suoi Gruppi di
Preghiera. Il rito della Consegna del Rosario è stato istituito per unirci a Maria affinché la Chiesa possa
godere sempre della sua protezione. Il 7 ottobre (o un altro giorno concordato con l’Assistente Spirituale)
il Gruppo si ritrova per la catechesi e per la Consegna (reale o simbolica) del Rosario. Vengono benedette
le corone e si rinnova l’impegno alla recita del Rosario.
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4
Atto di Affidamento a san Pio
Glorioso san Pio
che sei il Santo di questo nuovo millennio,
tu che sei nostro amico,
consolatore delle nostre anime, aiuto di noi peccatori,
che per la tua sofferenza
comprendi benissimo tutte le nostre sofferenze,
a te affidiamo le richieste di bene per noi e per i nostri cari;
a te affidiamo il nostro spirito
per renderlo capace di sopportare
tutte le pene che abbiamo nel cuore;
a te affidiamo la supplica di presentare
le nostre anime alla Vergine delle Grazie
per ottenere dal Signore l’eterna salvezza;
a te affidiamo la nostra richiesta di intercessione
per ottenere dalla Bontà divina la grazia…
che ardentemente desideriamo.
Accoglici sotto la tua protezione,
difendici dalle insidie del maligno
e soprattutto intercedi presso l’Altissimo
perché col perdono dei nostri peccati diventiamo
perseveranti nelle vie del bene.
CANTO
IMMAGINE DI CRISTO
(Valenziano-Liberto)
Immagine di Cristo
segnato del suo sangue
effigie della Croce
nel corpo della Chiesa.
Tu sai buon cireneo
cos’è nella tua carne
compire i patimenti
del nostro Salvatore;
Tu sai buon cireneo
cos’è portare il peso
che grava sulle spalle
dei tanti tuoi fratelli.
Il Padre che fa festa
al prodigo suo figlio
tu mostri Padre Pio
accanto a chi è lontano.
E il Padre che è nei cieli
e fa misericordia
per te fedele servo
dà pace a chi ritorna.
O buon samaritano
di piaghe d’ogni sorta
Sollievo premuroso
di ogni sofferenza,
tu buon samaritano
rimani a noi vicino
conforto a chi è provato,
aiuto ai sofferenti.
Gesù trasfigurato
Amore Crocifisso
Di stigmate ti segna
Splendore alla tua vita:
al Padre che ci ama
domanda che ci invii
il dono risplendente
l’Amore suo divi

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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