SESSA AURUNCA. L’INAIL LASCIA LA CITTA’. ABBASSATE DEFINITIVAMENTE LE SERRANDE DELL’AGENZIA.
di Paolo Pozzuoli
Correva l’anno 2000. Nei primi mesi vi fu un’affannosa corsa a portare determinati servizi in periferia. Servizi che, per sommi capi, ‘seguivano’ le fabbriche già impiantate nel nostro territorio per frenare il flusso migratorio verso il nord di gente che aveva abbandonato quasi del tutto le campagne per inseguire e realizzare il sogno del posto fisso in fabbrica e con esso la garanzia di un salario mensile sicuro. Con i servizi in periferia non si incideva economicamente sui bilanci di un’utenza cui era stato tagliato il rimborso concesso fino a qualche tempo prima per le spese del viaggio sostenute ed alla erogazione di una indennità che variava a seconda della distanza intercorrente fra luogo di residenza e Caserta. Un primo passo era stato fatto dall’INPS che, presidente l’ing. Gianni Billia, professionista lungimirante e dalle felici intuizioni, avviata l’informatizzazione degli uffici, dette inizio anche al decentramento degli stessi. Nella nostra provincia la scelta cadde su Piedimonte Matese e Sessa Aurunca. Dalla presidenza dell’INPS, l’ing. Gianni Billia passò a quella dell’INAIL ‘con un compito ben preciso: ristrutturare, rilanciare e riposizionare l’ente’. Ed anche qui, sulla falsariga di quanto precedentemente realizzato, si preoccupò di concretizzare l’informatizzazione e portare gli uffici in periferia. Ma la scelta della città fu particolarmente travagliata. Con la città bisognava individuare altri centri da abbinare in relazione alla ‘dote’, consistente nel numero degli infortuni sul lavoro, malattie professionali e rendite di ogni comune interessato. Resta l’arcano, ma la ‘fortunata’ fu Sessa Aurunca. Scelta infelice, il nostro commento! A Sessa A., infatti, venne attribuita l’utenza di svariati comuni meno distanti da Caserta rispetto a Sessa A. con la quale non esistevano collegamenti di normali mezzi pubblici di trasporto. Si capì subito che quella sede, acronimo C.O.T. (centro operativo territoriale), nonostante il qualificato numero di risorse umane assegnato, era nata – 6 marzo 2000 – sotto una cattiva stella (… per i locali, al Corso Lucilio, acquisiti in fitto, veniva corrisposto un canone mensile di circa ottomilioni di lire). Snobbata, perfino, nel mese di dicembre del 2005, così come le sedi di Caserta e di Aversa, dall’allora direttore generale, Maurizio Castro, venuto a Caserta, presso il Teatro ‘don Bosco’, per un convegno politico assieme all’on. Gianni Alemanno, all’epoca ministro per le Politiche agricole. Nel corso di questi 133 mesi, oltre a assistere all’esodo di quasi tutto il personale in forza, è andato via via scemando il numero degli infortuni sul lavoro. Una contrazione dovuta in parte alla martellante campagna sulla prevenzione, in parte alla chiusura – una volta finito il boom – di tante fabbriche ed in parte ai nuovi criteri fissati perché un infortunio sul lavoro – e ci riferiamo agli eventi, anche mortali che, purtroppo, toccano i tanti occupati in agricoltura ed altri concernenti taluni artigiani – rientri nella sfera di competenza dell’INAIL. Si ventilò la chiusura. Scongiurata da motivi di campanile, geopolitici ed altri, da C.O.T., con il trasferimento in altri locali più periferici, sempre in fitto al costo annuo pari ad euro 7.500,00, divenne ‘agenzia’, determinando così l’allungamento di un’agonia ormai irrecuperabile. Con oggi – e non è un pesce d’aprile – l’INAIL si separa definitivamente da Sessa Aurunca.