UDC RIFLESSIONI DI GIUSEPPE DE MITA
Mi è sembrato opportuno discutere con la Direzione, il Comitato e l’Esecutivo regionale perché volevo tracciare una traiettoria in maniera tale da capire collettivamente da qui al prossimo passaggio elettorale quale sarà la condizione nelle quale ci muoveremo.
Nel Paese, come oggi segnalava De Rita, resta nella pubblica opinione questa condizione galleggiante, un’oscillazione tra il rancore e la nostalgia che è la conferma di come le persone non scorgano ancora una linea di orizzonte.
Dentro questo quadro anche la posizione di centro è effimera. In Campania abbiamo avuto un dato soddisfacente alle Amministrative e io sono tentato di svalutarlo. Ma forse la mia è una lettura troppo severa perché in Campania per altri versi dalla celebrazione del nostro congresso un po’ di effervescenza l’abbiamo determinata. L’aspetto positivo è che la nostra presenza sul territorio dove riesce ad essere significativa intercetta questa condizione di attesa dell’elettorato, ma non è una posizione che coincide con il potere.
Intanto, in queste ultime settimane, sono state promosse due iniziative, assunte da De Mita, una a Napoli ed un’altra a Roma. E vorrei spiegare quello che c’ho capito io: non discutiamo dell’organizzazione di un nuovo partito, mettiamo, invece, insieme opinioni senza giudicare le persone e questo ci ha portato a discutere con gli esponenti di Ncd o con le persone vicine a Casini perché abbiamo accantonato i rancori perché la politica non si fa sulle fisime personali, ma per dare vita ad un discorso più generale.
Allo stato molto probabilmente serve molto di più un ragionamento sulle premesse culturali che un fatto organizzativo. La questione non è fare un nuovo partito, ma mettere insieme un movimento che guardi alla prospettiva di evoluzione del nostro sistema politico alla ricerca di un equilibrio.
Allora quale che sarà la legge elettorale molto difficilmente potremo organizzare una via d’uscita allo stallo con una fetta di elettorato che si astiene. Se non si introducono una o più posizione che guardano al movimento di ricomposizione sociale e poi politico che si può generare, allora rischiamo lo stallo. Da un lato sono partiti Pisapia e Bersani. Noi, per parte nostra, abbiamo il dovere di introdurre questa posizione in quell’area fatta di ceti medi, di popolo disorientato che ha sempre avuto una posizione realista.
Questa è la partita molo rischiosa ma che dobbiamo giocare.Siccome il tempo è breve, ma è tale che ci consente di svolgere un’azione politica, qui in Campania dobbiamo incrementare e favorire lo svolgimento di questa posizione che è innanzitutto una posizione di ricerca. La Campania ci segnala una specificità e cioè che dando vita ad un movimento in grado di dare rappresentanza ad un elettorato disperso, in alcune realtà riprendiamo quota. Proviamo ad essere più rigorosi con noi stessi e svolgiamo questo percorso come movimento che guarda ad una prospettiva nuova.