CASAGIOVE: SI E’ FERMATO IL CUORE IMPAVIDO DEL PROF MICHELE FALCONE

L’indomito esponente della Destra sociale casertana è morto ieri, 16 febbraio, a 78 anni

                      A lutto l’associazione Nuovo Umanesimo Casertano di cui era presidente onorario

CASAGIOVE (Raffaele Raimondo) – Ieri, 16 febbraio, si è spenta la voce, accorata e sferzante, di Michele Falcone. Fredda ormai la mente instancabilmente fervida. Il suo cuore – sempre pulsante per la famiglia, la società, la cultura, la politica – ha cessato di battere sul far della sera, lasciando attoniti ed affranti la moglie Franca, il figlio Alfonso, tutti i familiari ed i numerosi amici che con lui percorsero esaltanti tratti di vita.

Ma chi era Michele Falcone? Docente liceale di latino e storia, indomito esponente della Destra sociale casertana, co-fondatore (con l’avv Gaetano Iannotta ed altri intellettuali di differente estrazione) e presidente onorario dell’associazione Nuovo Umanesimo Casertano (NUC), saggio componente di vari sodalizi attivi in diversi campi d’impegno civile.

A poco più di quattro mesi dalla scomparsa del valente giornalista Carlo Desgro, suo carissimo amico, se n’è andato quasi all’improvviso anche il prof Michele Falcone che con lui aveva condiviso a spada tratta la granitica difesa della libertà di pensiero e d’azione.

In queste ore di dolore, molte Testate ricordano che fu segretario federale del MSI-DN in provincia di Caserta fra gli anni Ottanta e Novanta, rievocano le sue battaglie da consigliere comunale del capoluogo di Terra di Lavoro e poi da irriducibile consigliere provinciale. Qui intendiamo evidenziare soprattutto squarci della sua intensa attività culturale che adesso assume il valore di un’esemplare eredità.

Autore, nel 2009, del romanzo “I sentieri del risveglio” – pubblicato da Aletti Editore e presentato in un convegno promosso dal grazzanisano Comitato per la celebrazione degli Eventi Storici (il COCEVEST che lo aveva voluto relatore nei suoi corsi di formazione alla cittadinanza consapevole) e tenutosi a Caserta nel mese di novembre con il coordinamento di Francesca Nardi e gl’interventi critici dello storico Aldo Cervo e del giurista Iannotta – Falcone vi sintetizzò in forma letteraria la sua fortissima passione per la “casertanità”, il vigore a contrasto della degenerazione ideologica e politica degli ultimi decenni, la necessità e l’urgenza di ripartire con una nuova alfabetizzazione conoscitiva ed etica, specialmente a vantaggio dei giovani.

Il prof Falcone era responsabile provinciale di Rinnovamento Missino un anno prima, quando intervenne, a Grazzanise ancòra ospite del COCEVEST, ad una tavola rotonda su “La questione meridionale”. Nasceva proprio in quel periodo il NUC il cui manifesto programmatico riprendeva appunto alcune profonde convinzioni falconiane rinvenibili già nel 1° articolo: “In un tempo nel quale il profitto individuale sopravanza ogni altro umano valore, il costituendo NUOVO UMANESIMO CASERTANO nasce con lo scopo di lavorare al ripristino del primato del bene comune, della collaborazione, della solidarietà”. E parimenti esplicite nel 2°: “Convinto che l’imbarbarimento dei rapporti sociali nasce da una pericolosa svalutazione del ruolo della Cultura, si propone di restituire alla Cultura la sua storica funzione di crescita civile dei popoli”.

Ne derivarono importanti iniziative di celebrazione e di studio, come quella dedicata, nel 2013 a Casagiove, al finanziere-poeta Franco Annese e alla quale fecero seguito analoghi convegni di approfondimento svoltisi, a Casapulla, sulla figura del vescovo Michele Arcangelo Natale – salito sul patibolo in Piazza Mercato a Napoli con altri repubblicani fra cui Eleonora Pimentel de Fonseca –  e, a Caserta, sull’economista dell’Italia liberale e fascista Alberto Beneduce (Caserta 1877-Roma 1944).

Ancòra tanti paradigmatici episodi e fertili attività, che videro Falcone protagonista, si potrebbero ricordare, ma lo spazio tiranno induce alle conclusioni che non sorvolano, però, su un’illuminante intervista d’argomento politico che, in tandem col sindacalista Vincenzo De Simone, ci rilasciò qualche anno fa negli studi di Belvedere News; né su due stralci d’una lettera che, nell’ottobre del 2020, gli ha scritto il casagiovese Salvatore De Pascale: “Sei il nostro nutrimento culturale che ci stimola e che ci fa crescere migliori. Sei chi ci ricorda che vale, sempre, la pena di combattere se si crede in un ideale, se, al profitto si preferisce un tozzo di pane condito con la fratellanza” e poi “La bellezza, la verità, la giustizia, la tolleranza, la fratellanza non hanno colore politico; si reggono, piuttosto, sull’umiltà e sulla comune accettazione che il rispetto è la base per costruire i migliori rapporti, il sale che condisce lo stare insieme, lo spartiacque che separa il bene dal male, l’invidia dalla compartecipazione e che unisce i cuori gentili”.

Recentemente e prima d’essere provato dalla malattia che lo ha condotto alla fine della sua esistenza, il prof Falcone si era spesso sentito, per nuove avventure culturali da intraprendere, con lo scrittore sannita Lino Lavorgna, suo antico collaboratore ed amico che si è assunto il mesto onere di diffondere la ferale notizia della sua scomparsa. A noi del NUC, all’alba del corrente 2021, aveva formulato questo augurio: “Che il nuovo anno sia foriero di vera Serenità!”. Così per lui non è avvenuto, perché gli è stato atroce e fatale. Sul nostro pc restano ora tristemente, ma come fari che brillano, i suoi messaggi, in uno dei quali affermava che “si può cadere migliaia di volte nella vita, ma se si è realmente liberi nei pensieri, nel cuore e si possiede l’animo del saggio, si potrà pure cadere infinite volte durante il percorso, ma non avverrà mai in ginocchio, sempre in piedi”. L’ultimo risale al 24 gennaio e, quasi a mo’ di involontario presagio, ha per oggetto tre parole: “da non credere”. Incredibile, infatti, il testo che riporta la poesia di D’Annunzio “O falce di luna calante” con questi versi finali “il popol de’ vivi s’addorme…/ O falce di luna calante, qual mèsse di sogni/ ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!”. In queste sere c’è una falce di luna del cielo, ma è crescente, consolante, quasi a dirci: è calata la vita di Falcone, ma ora crescono il rimpianto, la gratitudine ed i significati educativi della sua lunga lezione.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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