CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO

«devi avere sete della salute dei fratelli»
CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
a cura di Padre Luciano Lotti


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Mese di Marzo
EDUCARE ALLA MONDIALITÀ
Dal Libro della Sapienza (13, 1-9)
Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell’ignoranza di Dio,
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l’artefice, pur considerandone le opere.
Ma o il fuoco o il vento o l’aria sottile
o la volta stellata o l’acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l’autore.
Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s’ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall’apparenza,
perché le cose vedute sono tanto belle.
Neppure costoro però sono scusabili,
perché se tanto poterono sapere da scrutare l’universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?
Da una lettera di Padre Pio a Giuseppina Morgera (Dolcissimo Iddio, p. 69)
Figliuola dilettissima di Gesù,
La grazia di Gesù sia sempre nel vostro cuore e vi faccia sempre avanzare nelle secrete vie del
divino amore. Così sia.
Con quanto gaudio dell’anima ricevei l’ultima vostra non saprei dirvelo. Ammiro la vostra vita
tutta spesa a salute ed a santificazione delle anime e non posso non esclamare: «benedetto sia
Iddio che nascoste tiene queste cose ai sapienti di questo secolo, e solo si degna di rivelarle agli
umili, ai piccoli dinanzi agli uomini mondani». A me non mi rimane se non esortarvi a
maggiormente progredire in queste sante iniziative per quanto il potere ed a non temere le critiche
che i maligni vi faranno. L’unica vostra intenzione sia quella di glorificare in tutto il divino Sposo
delle anime, nonché la propria e l’altrui santificazione. Così operando vi addimostrerete vera
seguace del Nazzareno che per amore della nostra salute e per farci conoscere il di Lui divino
Padre volle scendere dal cielo in terra.
Quanto più poi sono le difficoltà che incontrerete in questo santo ministero, tanto più dovete
convincervi che è di gradimento alla sua divina Maestà. È indiscutibilmente certo che tutte le
iniziative sante dispiacciano al nostro comune nemico e quindi egli a tutto suo potere si adopera a
che si desista dal fare del bene.
Perciò vivete tranquilla e tirate sempre innanzi, e date libera operazione allo Spirito Santo che è
diffuso nel vostro cuore.
«devi avere sete della salute dei fratelli»
CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
a cura di Padre Luciano Lotti
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CATECHESI
Domanda: Come possiamo impegnarci per rinnovare la terra?
Nella scorsa catechesi abbiamo parlato dell’importanza di andare oltre lo scoraggiamento e il
pessimismo; dobbiamo renderci conto che anche adesso la Chiesa vive la forza dello Spirito e che il
Signore manda ciascuno di noi a rinnovare la terra, questa terra, quella di oggi, quella in cui
abitiamo.
I cristiani e l’ecologia
Gli atteggiamenti del cristianesimo nei confronti della terra, intesa nel senso più ampio, come realtà
creata, abitata e vissuta dall’uomo, sono stati, nel corso dei secoli, i più svariati. Senz’altro
un’esperienza che lega strettamente la fede con la creazione è quella di san Francesco e del suo
Cantico delle creature; in quelle parole risuona una pagina fondamentale della nostra teologia e
cioè che Dio è il creatore del mondo. Nonostante questo, anche tra i cristiani ci sono stati coloro che
– sull’onda del progresso scientifico o degli interessi economici – non sempre hanno avuto il
rispetto per la creazione, con grande facilità dall’idea di fecondare e migliorare la terra si è passati
ad uno sfruttamento e a un decadimento che poi ha portato alle attuali condizioni di crisi ecologica
globale.
Quale è stato l’atteggiamento del cristiano? Nella migliore delle situazioni si sono adeguati al modo
di fare della maggioranza; basti pensare che solo di recente si è cominciato a parlare dei peccati
ecologici, di profanazione del creato o si trova qualcuno che viene a confessarsi per aver deturpato
l’ambiente o non aver fatto come si deve la differenziata. Queste cose, si trova ancora adesso la
difficoltà a ritenerle un peccato.
Ma l’ecologia non è solo un problema ambientale: passa per il corpo e per la nostra storia, tanto che
papa Francesco parla di “ecologia integrale”.
Il papa introduce questo termine con una premessa fondamentale che riguarda da vicino la nostra
esistenza cristiana: tutto è connesso, tutto è in relazione. Prima di riguardare il rapporto con il
creato, questo concetto riguarda il rapporto con la nostra persona: spesso ci poniamo delle mete,
facciamo delle scelte, o – più semplicemente – abbiamo una visione di noi stessi, che prescinde dal
nostro corpo, dalle sue emozioni o dalle sue capacità e possibilità. La crescita spirituale e la stessa
vita di preghiera dipendono da una buona relazione con noi stessi e con il nostro corpo. Sappiamo
bene che una vita disordinata, l’incapacità di fare delle rinunce, la stessa consuetudine con il
peccato, ma anche la voglia di bruciare le tappe, vanno a detrimento della crescita spirituale, perché
segnano quella divisione interna (mancanza di una relazione tra principi e vita di fatto) che Gesù
riassume con le parole: «Non si può servire a due padroni» (Lc 6.13).
L’ecologia integrale diventa missione
Se partiamo dalla relazione con noi stessi, il problema ecologico non è più soltanto una tematica
ambientale di grande importanza, ma diventa un problema di fede sul quale è necessario
confrontarsi. Scrive papa Francesco: «Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile
dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona
con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente. C’è una
interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi mondi di riferimento sociale, e così si dimostra ancora
una volta che “il tutto è superiore alla parte”» (Laudato Sì, n. 141).
L’esperienza spirituale di Padre Pio ci diventa maestra nel comprendere l’importanza di questo
messaggio. Quando si parla di lui, credenti e non credenti restano colpiti da quello che tutti
chiamano il miracolo Casa Sollievo. Un povero frate, inviato a San Giovanni Rotondo come il
convento dell’ultima spiaggia per i suoi problemi di salute, spesso incompreso e perseguitato è stato
capace di far nascere un’opera di carità così importante in una zona che non offriva grandi
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possibilità di investimenti economici e nemmeno un personale idoneo a portarla avanti. Padre Pio
ha portato a San Giovanni Rotondo non solo “le pietre”, ma le persone, la crescita sociale e
culturale del territorio, un cambiamento professionale fino ad avere persone specializzate nei
tantissimi campi da quello edilizio a quello sanitario ed amministrativo che sarebbero state utili a
far nascere quell’Ospedale. Il tutto lo ha fatto confessando e guidando le coscienze: l’opera di carità
non è nata da un business plan altamente strutturato, ma da persone e cuori rinnovati interiormente,
dedicati per fede al servizio della carità. Possiamo definire senz’altro quella di Padre Pio
un’esperienza concreta di quell’ecologia integrale codificata nella Laudato Sì.
L’attenzione ai bisogni spirituali
Secondo Padre Pio, il bisognoso andava guardato nella sua completezza: ecco allora che accanto
all’assistenza ai malati, con Casa Sollievo, lui promuoveva la formazione umana e spirituale di chi
doveva assisterli (a Padre Pio si deve la prima scuola per infermieri professionali della provincia di
Foggia). Ma anche l’ambiente doveva aiutare la persona: ecco allora l’ospedale con un’eleganza e
un lusso che ad alcuni apparvero perfino eccessivi, e lui che rispondeva: «I malati sono i fratelli di
Gesù, se potessi rivestirei d’oro i muri della Clinica». E poi lo sguardo all’esterno: sulla montagna
brulla del Gargano prospicente Casa Sollievo sorge per suo volere, con migliaia di alberi fatti
piantare dal frate perché i malati potessero avere un ambiente diverso rispetto alle pietrose e
inospitali montagne carsiche del Gargano. Ed ancora (o prima di tutto) la presenza dei frati
cappuccini come cappellani e delle suore Apostole del Sacro Cuore, per l’assistenza spirituale al
personale e ai malati.
Anche in questo caso vediamo prevalere il concetto di papa Francesco: la parte è inferiore al tutto.
Non si può curare un malato senza guardarlo nella sua realtà fisica e spirituale. Ogni ricovero nel
suo ospedale non doveva essere solo un caso clinico, ma chi era accanto al sofferente era chiamato
ad essere prima di tutto motivo di speranza e di luce, perfino quando l’esistenza sembra concludersi
con la morte, il tempo andava avanti verso l’eternità. Per Padre Pio, proprio quello spazio così
profondamente segnato dalla sofferenza, attraverso l’amore di chi è vicino al malato, doveva
diventare il tempo di un amore sempre più grande, quello di Dio.
Missionari per superare l’egoismo dell’uomo
Le logiche che animano la nostra società vanno in una direzione diversa: pensiamo alla terra che è
sembrata così piccola da favorire grandi piani di limitazione delle nascite, perché c’era paura di
stare troppo stretti, di non poter sfamare tutti (ricordiamo «la politica del figlio unico» di alcuni
regimi). E poi gli spazi limitati di chi vuole un’economia tutta per sé, incapace di accoglienza e
solidarietà e disinteressata ai grandi problemi ambientali.
Il cristiano va in una direzione diversa, la sua priorità è costruire il regno di Dio, oltre
l’individualismo e l’egoismo dell’uomo. In questa prospettiva è chiamato a rileggere la realtà che lo
circonda come un mondo voluto e amato da Dio. Diventa, quindi, importante fare nostre non solo le
istanze legate alla vita eterna, ma anche quelle di questa terra che appartiene a Lui.
Purtroppo da questo punto di vista siamo ancora esitanti e abbiamo le nostre precomprensioni. Se
un sacerdote in chiesa parla di emigrazione, si dice che fa politica; se parla di ecologia, vuol fare lo
scienziato, mentre siamo andati in chiesa per ascoltare il Vangelo; se denuncia i problemi
economici e dello sfruttamento è un sindacalista.
Sul finire degli anni cinquanta, i frati del convento di San Giovanni Rotondo decisero di prendere
due domestici per aiutare in cucina, visto che ormai la comunità era molto numerosa, c’erano spesso
ospiti e il fratello laico incaricato non era più in grado di portare avanti da solo la cucina.
Era una novità che sembrava un po’ un lusso e il padre economo di allora si premunì di parlarne con
Padre Pio, temendo una sua sfuriata. La reazione fu molto diversa: Padre Pio non ebbe nulla da
obiettare, comprendendo il problema, ma raccomandò una sola cosa: «non lesinate sullo stipendio,
date quello che spetta a ciascuno e pagate tutti i contributi (allora c’era la cassa mutua) e le altre
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cose che hanno di diritto». Oggi la cosa è assodata, ma allora sappiamo tutti che era facile aggirare e
accomodare le regole a proprio piacimento.
Essere missionari nel mondo, significa guardarlo nella sua interezza e sentire la responsabilità di
educare alla totalità dei valori etici, da quelli familiari a quelli sociali, economici ed ecologici.
Occorre imparare a conciliare l’ascolto della Parola di Dio con l’ascolto della terra in modo da
raggiungere quell’ecologia integrale che ci fa guardare il mondo come Regno di Dio.
Uomini e donne missionari
Poniamoci seriamente il problema dell’ecologia; parlarne nei nostri incontri non è un optional o un
modo di fare qualcosa di moderno, ma un dovere cristiano. Nelle nostre famiglie non possiamo
parlare di un Regno di Dio etereo e lontano, ma possiamo aiutare ciascuno a rispettare la creazione
proprio perché dietro c’è un Creatore.
PREGHIERA A SAN PIO DI MONS. LUIGI RENNA
Padre Pio,
nostro fratello e guida
voglio benedire il Signore per i tuoi doni.
In modo misterioso ti ha segnato
con le ferite della tua passione
perché fossi nel mondo
testimone della sua misericordia.
Ottienimi una vera conversione,
la tua protezione per tutti coloro che mi sono cari
e, se il Signore me lo chiederà,
di saper portare la mia Croce.
Ti prego perché la forza del Vangelo
sia per ogni uomo
una parola di speranza e di salvezza.
Benedici con la tua mano piagata
la Chiesa a la nostra società,
concedi a tutti gli uomini
di essere operatori di solidarietà e di pace.
SUSSIDIO DEI GRUPPI DI PREGHIERA 2020-2021
«… devi aver sete della salute dei fratelli»
di Padre Luciano Lotti

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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