CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO

Il Gruppo di Preghiera S_Pio intorno a Padre Paolino Cilenti

Nella foto il gruppo di preghiera di Cancello ed Arnone nel ritiro spirituale di qualche anno fà al Cenacolo S.Chiara insieme a Padre Paolino Cilenti

«devi avere sete della salute dei fratelli»
CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
a cura di Padre Luciano Lotti

padre Luciano Lotti


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Mese di Dicembre
UNA COMUNITÀ GREMBO
Dalla Prima Lettera di san Pietro apostolo (1, 1-10)
Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini
appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete
già gustato come è buono il Signore.
Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi
venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio
santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella
Scrittura:
Ecco io pongo in Sion
una pietra angolare, scelta, preziosa
e chi crede in essa non resterà confuso.
Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli
la pietra che i costruttori hanno scartato
è divenuta la pietra angolare,
sasso d’inciampo e pietra di scandalo.
Loro v’inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la
stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami
le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un
tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla
misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia..
Da una lettera di Padre Pio ad Antonietta Vona (Epist. III, p. 839)
Dopo l’amore di nostro Signore, io ti raccomando quello della Chiesa sua sposa, e nostra tenera
madre; di questa cara e dolce colomba, la quale solo può far l’uova, e far nascere i colombini e le
colombine allo Sposo. Ringrazia Dio cento volte al giorno di essere figliuola della Chiesa. Poni il
tuo sguardo sopra lo Sposo e la Sposa; e dì allo Sposo «Oh che sei Sposo di una bella Sposa», ed
alla Sposa: «Ah, che tu sei Sposa di uno Sposo tutto divino!». Abbi gran compassione a tutti i
pastori e predicatori della Chiesa, non che a tutti i curatori di anime, e vedi, figliuola mia, come
sono sparsi sopra tutta la faccia della terra, perché non vi è al mondo provincia, dove non ve ne
siano molti. Prega Dio per essi, acciocché salvando loro medesimi procurino fruttuosamente la
salute delle anime. Ed in questo ti supplico a non dimenticarti mai di me, allorché ti trovi innanzi a
Gesù, poiché egli mi da tanta volontà di non dimenticare mai l’anima tua.
CATECHESI
Una domanda: Fino a che punto il Rosario ci rende comunità?
Padre Franco Moscone, il nostro direttore generale, nel Piano pastorale 2019-2020 dell’Arcidiocesi
di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, invita ogni parrocchia ad essere «una comunità
grembo, capace di collaborare all’educazione comunitaria».
Possiamo senz’altro riproporre questo invito ai nostri Gruppi di Preghiera, anche perché Padre Pio,
sebbene non usi questa espressione ha un’immagine che la richiama molto da vicino. Scrive ad
Antonietta Vona: «Dopo l’amore di nostro Signore, io ti raccomando quello della Chiesa sua sposa,
«devi avere sete della salute dei fratelli»
CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
a cura di Padre Luciano Lotti
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e nostra tenera madre; di questa cara e dolce colomba, la quale solo può far l’uova, e far nascere i
colombini e le colombine allo Sposo». (Epist. III, p. 839).
Nelle catechesi e nelle riflessioni ecclesiali degli ultimi anni, è stata recuperata un’immagine
caratteristica delle prime comunità: erano gruppi di persone riunite dalla fede in Cristo e dal
battesimo che le aveva generate. Per questo motivo viene sottolineato spesso l’aspetto materno della
Chiesa parlando di «comunità grembo».
Custodi di un mistero
Aggiungiamo così un altro tassello alla nostra riflessione sulla missionarietà. «Aprite le porte a
Cristo» – l’espressione di Giovanni Paolo II con la quale abbiamo concluso il precedente capitolo –
ci spinge ad annunciare un regno di Dio che non fa paura, ma che aiuta l’uomo ad essere più uomo.
Tutto questo, però, esige delle comunità che non solo siano consapevoli del dono ricevuto, ma che
assumano la responsabilità di quello che sono, superando una fede fatta di entusiasmi, esteriorità o
fughe nel passato, per prendere coscienza che la Chiesa non solo genera i suoi figli con il battesimo,
ma deve poi accompagnarli con la fecondità della parola.
Se paragoniamo il battesimo che abbiamo ricevuto al seme della parabola del Seminatore, è facile
notare come non per tutti i battezzati i frutti siano stati uguali: a volte il terreno sul quale il seme è
stato seminato è diventato roccioso e inospitale. Assumere anche noi, come Gruppi di Preghiera, la
responsabilità di essere «comunità grembo», vuol dire impegnarci per la crescita del seme e il
rinnovamento del terreno. Non basta, dunque, generare nuovi figli, ma occorre sentire come
comunità cristiana l’impegno per farli crescere, ma questo può avvenire solo se la Parola di Dio ci
feconda e ci rende sempre di più terreno buono idoneo a portare frutto.
Andando al concreto, un Gruppo di Preghiera che lamenta l’avanzare dell’età dei suoi membri e il
numero sempre più esiguo di persone che lo frequentano, per diventare nuovamente un terreno
fertile, deve lasciarsi fecondare dalla Parola di Dio. In questo senso il nostro vescovo guarda a
Maria, modello della generazione: «Maria, secondo san Luca, meditava tutte queste cose nel suo
cuore». Per questo motivo si rivolge alla Vergine così: «Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,
grembo nel quale la parola diventa feconda e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio».
Dobbiamo imparare a pregare la Vergine Maria, in particolare attraverso il Rosario, guardando a lei
come maestra nell’ascolto e nella comprensione della Parola di Dio.
Una Parola che dà vita
Padre Pio ha consegnato il Rosario come la preghiera meditativa ed educativa insieme: la
rappresentazione quotidiana dei misteri di Cristo nella nostra vita, unita alla preghiera di
intercessione di Maria, è il momento privilegiato della nostra giornata, nel quale veniamo chiamati a
rigenerarci nella fede e a leggere la forza dello Spirito Santo negli avvenimenti della nostra vita.
Giovanni Paolo II in diverse occasioni ha auspicato questo modo di recitare il Rosario: non una
preghiera che ripete delle formule all’inverosimile, ma un mezzo per meditare e rendere efficace la
Sacra Scrittura. Presentare le nostre suppliche a Dio per intercessione di Maria – dopo aver letto un
brano biblico – vuol dire credere nella forza dello spirito che viene a rinnovare la vita degli uomini.
I maestri di spiritualità insistono spesso sulla necessità di passare da una preghiera puramente
vocale, fatta di parole che possiamo anche dire col cuore, ma restano espressioni staccate dalla
nostra vita, a una preghiera meditativa, che porti il nostro quotidiano nella preghiera e la preghiera
nel nostro quotidiano.
Per comprendere tutto questo guardiamo prima di tutto quanta fecondità sia presente nell’ascolto
della Parola di Dio. La Parola produce frutto a partire dalla stessa volontà creatrice di Dio che
feconda la terra: «Sia la luce. E la luce fu…». Ed è la stessa parola che feconda il grembo di Sara, la
moglie di Abramo. Nel libro della Genesi c’è una storia tutta umana che mette insieme la tristezza
di quel padre che ha una terra meravigliosa, donatagli da Dio ma non ha figli, con quella di sua
moglie Sara, che si ingelosisce per la schiava e per la sua fecondità.
«devi avere sete della salute dei fratelli»
CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
a cura di Padre Luciano Lotti
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Poi l’intervento, la sua parola sotto forma di promessa. Non c’è una risposta immediata alla
preghiera, ma una prospettiva diversa, l’invito a fidarsi di Dio perché lui può aiutare nel modo
migliore. È la profezia di tutto il popolo d’Israele: vive la promessa, vive l’attesa. Dal cammino del
deserto, alla sofferenza dell’esilio e poi fino alla venuta di Cristo, tutta la promessa aiuta a maturare
nella fede.
Il primo passaggio da una preghiera vocale a una preghiera meditativa è imparare a recitare il
Rosario come preghiera di fede: guardare come Dio entra nella nostra storia per arricchirla prima di
tutto con la sua presenza. Dire il Rosario è meditare nel nostro cuore le grandi opere che fa Dio,
proprio come faceva la Madonna.
Quando la fede diventa silenzio
In questi mesi sono state richiamate spesso le sofferenze vissute in Italia e nel resto del mondo
durante e dopo le due guerre mondiali. Sebbene i danni e il dolore non siano affatto paragonabili a
quanto vissuto in tutto il mondo dall’inizio della pandemia, possiamo comunque notare alcune
analogie soprattutto per quel disagio diffuso di fronte a qualcosa di imponderabile, di sconosciuto
per le sue dimensioni e la sua durata. In tante famiglie italiane, nel tempo del lockdown sono
aumentati i ritmi della preghiera, vuoi perché si rimaneva tanto tempo in casa, vuoi per il bisogno di
una forza particolare per affrontare il domani. In questo periodo così particolare proprio la nostra
fede è stata messa alla prova; chi credeva aveva la certezza che Dio non lo avrebbe lasciato da solo,
ma nel concreto il dolore per i morti, la sofferenza per la malattia e i disagi per il lavoro hanno
provocato paura, sbigottimento.
Ora, in questa rinascita piena di incertezze ci guardiamo intorno: è necessario ascoltare, avvicinare
tutti, accogliere e consolare gli smarriti di cuore, coloro che hanno visto cambiare radicalmente la
loro vita, chi sente di aver perso tutto e non ha più punti di riferimento.
Ci può essere utile, allora, rileggere in analogia con la guerra mondiale, come Padre Pio abbia
accompagnato tante famiglie proprio in quel periodo di grande prova e grande incertezza. Una delle
richieste più frequenti che gli arrivavano era quella di aver notizie dei propri cari che erano in
guerra. Padre Pio non era un mago, solo qualche volta poteva dare delle risposte concrete, se il
Signore lo permetteva. Ma in tutti i casi era il padre affettuoso che accompagnava nella prova di
fede.
Lucietta Pennelli, una delle sue figlie spirituali, aveva anche lei un fratello in guerra e la sua
famiglia era molto preoccupata perché da tanto tempo non arrivavano notizie di suo fratello
Giovanni. Nei primi anni di guerra le notizie si erano alternate ai silenzi, le parole di Padre Pio
avevano accompagnato e incoraggiato la famiglia a sperare e ogni volta dopo l’attesa, giungeva un
biglietto o un saluto Radio Atene, che riportava notizie dei prigionieri, tra cui – appunto – Giovanni
il fratello di Lucietta. Dall’estate del 1942 nessuna notizia per quattro anni. La speranza sembrava
affievolirsi, la fiducia nelle parole di Padre Pio c’era, ma veniva messa ogni giorno alla prova.
Attraversato quel lungo deserto, con una fede che ormai sembrava aver finito anche l’olio di riserva
delle vergini prudenti, Giovannino fece ritorno, era il mercoledì dopo pasqua del 1946.
Maria e la fase tre
La capacità di vivere il deserto della propria esistenza, richiama un’espressione molto conosciuta
del Vangelo di Luca: Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore. I prodigi che segnano la vita
di Maria sono degli sprazzi di luce straordinari che le indicano un quotidiano difficile da vivere e da
accettare: non deve solo credere, deve meditare e custodire l’azione di Dio. Ci troviamo di fronte ad
una distinzione che è importane per ciascuno di noi: non è eccessivamente difficile credere
nell’esistenza di Dio, così come è utile e incoraggiante ricordare i miracoli con in quali a volte il
Signore adorna la vita dei santi e, nello specifico, quella di Padre Pio. Questo è un buon punto di
partenza, ma è solo l’inizio: la fede va educata, la fede è un amore che diventa geloso, è spogliarci
pian piano dei nostri punti di vista per avvicinarci sempre di più a quelli di Dio.
«devi avere sete della salute dei fratelli»
CATECHESI PER I GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
a cura di Padre Luciano Lotti
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Quando parliamo di una comunità che educa alla fede ci riferiamo a quella che possiamo chiamare
la terza fase della vita di Maria: con l’annunciazione viene riempita del mistero di Dio, con la visita
a sant’Elisabetta celebra questo mistero di Dio acclamando: Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente. Ma è alla nozze di Cana che prende coscienza di essere parte attiva e responsabile
del regno di Dio, sembra che lo anticipi, sembra che il suo cuore di Madre non possa fare a meno di
andare in aiuto dei fratelli che sono in difficoltà. È questa l’operosità per il regno di Dio che ci
rende una comunità grembo. Senz’altro con il battesimo e con la nostra storia personale veniamo
riempiti di doni da parte dello Spirito e quindi siamo chiamati anche noi a riconoscerli con umiltà e
dire: grandi cosa ha fatto in me l’Onnipotente.
Non possiamo però fermarci a questo, dobbiamo lasciarci sedurre dal sogno di Dio, quello di
arrivare alle pecore perdute della casa d’Israele.
Padre Pio ci insegna il valore di questa chiesa grembo che non è assolutamente strombazzare la fede
o alzare barriere per difenderla, ma vivere le soluzioni che lo Spirito pone sul nostro cammino.
Seguiamo, attraverso alcune immagine, le indicazioni che ci da il nostro padre arcivescovo, padre
Franco, per comprendere appieno cosa voglia dire l’impegno di essere comunità grembo che educa
alla fede.
Uomini e donne missionari
Il Rosario può diventare la preghiera che educa alla fede e alla missione. La recita di questa
preghiera deve passare da quella che è la semplice orazione vocale, fatta di parole importanti, che
diciamo col cuore e con devozione, a una lunga meditazione sulla fede: Maria meditava tutte queste
cose nel suo cuore. Meditare con fede gli eventi più impegnativi della nostra esistenza, vuol dire
mettersi alla scuola di Maria. Essere missionari vuol dire aiutare ciascuno dei fratelli e delle sorelle
che incontriamo a scoprire l’opera di Dio nella loro esistenza, seguendo l’esempio della Vergine
Maria.
PREGHIERA A SAN PIO DI MONSIGNOR DOMENICO D’AMBROSIO
Signore Gesù, Crocifisso e Risorto ti ringraziamo per averci donato San Pio da Pietrelcina,
rappresentante stampato del tuo dolore e della tua passione, epifania del volto misericordioso del
Padre. Ti chiediamo, ad imitazione del «Santo Frate del Gargano», di poter fare della nostra vita
«una intima e amorosa partecipazione al tuo sacrificio», una attenta e generosa disponibilità nel
servizio della carità fraterna, «motivo di credibilità del messaggio di Verità e di Amore» che come
tuoi discepoli dobbiamo annunciare al mondo. Salga a te, Signore Onnipotente, la nostra lode per la
santità di Padre Pio, segno di grande speranza per questo nostro tormentato mondo. Interceda per
noi il Tuo Santo Servo Crocifisso con te per amore. Amen
SUSSIDIO DEI GRUPPI DI PREGHIERA 2020-2021
«… devi aver sete della salute dei fratelli»
di Padre Luciano Lotti

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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