ROMA – IL TERREMOTO INIZIA COSÌ: CON UN RUMORE CUPO E SORDO.

Un rumore che precede il movimento e che, è forse questo il fatto che fa più paura, sembra venire dal centro della terra. Inizia con un suono tenue che sale improvvisamente. Poi tutto inizia a muoversi e alla sinistra voce della Terra si uniscono migliaia di suoni: oggetti che cadono, mobili che scricchiolano, mura che cedono.

Da YouTube, dove sono centinaia i video che testimoniano il dramma della scossa di terremoto più violenta degli ultimi 50 anni, c’è un filmato che inquieta particolarmente proprio perché intercetta quel rumore: la voce del terremoto. Non è il classico filmato che mostra lampadari che ondeggiano e oggetti che cadono dalle librerie: è proprio il rumore del terremoto, una delle testimonianze più chiare della forza distruttrice del sottosuolo. A pubblicarlo Marco Acquaroli, cittadino di Porto San Giorgio in provincia di Fermo. Un comune neppure vicinissimo all’epicentro: eppure il terremoto si sente eccome!

Il problema è che non è finita. E neppure si può prevedere quando finirà. Al di là delle strampalate previsioni catastrofistiche ci sono i dati di fatto scientifici. Il magnitudo 6.5 di domenica è stato il terremoto più violento in Italia negli ultimi 50 anni. Ma nessuno è in grado di dire se sia stato il più violento o se debba ancora verificarsi qualcosa di analogo o peggio. C’è in atto quello che i ricercatori del Cnr hanno definito contagio sismico. Senza entrare nei dettagli tecnici (clicca qui per ulteriori informazioni) la certezza è che nessuno può indicare quanto durerà. Potrebbe essere alla fine, potrebbe essere all’inizio. L’Italia ha un precedente angoscioso: in Calabria un fenomeno analogo durò 80 anni: tra il 1702 e il 1783. Alla fine dello sciame quel posto era completamente diverso come ricorda su La Stampa il geologo Mario Tozzi:

Ogni cosa fu distrutta, dall’abitazione al podere, dalle borgate alle manifatture; ogni cittadina e città, da Bagnara, a Scilla, da Reggio a Messina. Si formarono 52 laghi a causa delle frane che bloccavano i corsi d’acqua, le case precipitavano nelle voragini, le colline scendevano a valle «come zattere sul mare in tempesta» e si aprivano fratture: una, a Plaisano, era visibile per 8 chilometri e aveva la profondità di un abisso di 75 metri. Tutta la Calabria precipitò verso il basso. Quella tempesta sismica si tramutò in una crisi che fiaccò un intero popolo. Una specie di paralisi che lasciava intorpiditi i calabresi, anche nella mente: molti si lasciarono morire. La crisi del Meridione comincia anche da lì.

Per ora dal centro Italia arrivano certezze dolorose: le vittime di agosto, i cittadini sfollati e un conto salatissimo. Il centro italia medievale praticamente non esiste più. Le chiese già provate dal terremoto di agosto, continuano a sbriciolarsi a ogni scossa. Idem per quelle case antiche che pure erano sopravvissute all’inizio dello sciame. Una prima parzialissima stima dei danni sfora il miliardo di euro: tutto in una situazione in cui l’Europa ci fa le pulci per due decimali di deficit.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *