SAN NICOLA LA STRADA – Afghanistan, Caiazza (Cisas), basta mortificare lavoro nostri soldati, comune assente

 

 

di Nunzio De Pinto

“La si smetta di mortificare il lavoro dei militari italiani in Afghanistan, che, anche oggi continua, ora dopo ora, con un senso dello Stato da cui tutti dovremmo prendere lezione ed anche le istituzioni cittadine sannicolesi dovrebbero, in questi casi, uscire fuori con dichiarazioni di forte ed unanime solidarietà. Basta guardare il comune a noi vicino, San Marco Evangelista, dove c’è stata da parte del sindaco Zitiello una dichiarazione di comunanza e vicinanza con le famiglie dei caduti, cosa che non ha fatto l’Amministrazione comunale di San Nicola la Strada”. Lo afferma il dirigente nazionale della Cisas-Anas, Luciano CAIZZA, secondo cui “è inammissibile che il Comune non faccia pervenire all’Esercito il suo cordoglio e non esprima pubblicamente il dolore per queste morti caduti anche per tutta la cittadinanza di San Nicola La Strada. Si fanno, invece” – ha aggiunto l’esponente sindacale – “solo comunicati su facezie che non interessano alla gente. Avevo già espresso il mio pensiero a proposito della solidarietà in favore di Sakineh ed avevo chiesto al Comune di esporre una sua foto, invece nulla. Poi ci si lamenta, come ha fatto la tivvù di Stato dell’indifferenza della gente quando succedono fatti incresciosi, ma se sono le istituzioni a essere indifferenti perché la gente dovrebbe intervenire ?” – è quanto si chiede Caiazza, il quale aggiunge che “…gran parte delle riflessioni lette sulle prime pagine dei giornali mancano di rispetto nei confronti dei quattro ragazzi che hanno dato la propria vita per il loro Paese” ed hanno “quale principale e negativo effetto quello di aumentare il pericolo per i nostri soldati e indicare una linea-guida ai talebani e agli insorti. Ho letto dichiarazioni da parte di alcuni politici che neanche sanno dove sia l’Afghanistan, né di quanti siano e cosa facciano i nostri militari impiegati in quel teatro operativo”, osserva Caiazza. “Tutti, se ragioniamo da uomini, davanti alla morte abbiamo un’unica reazione: quella di sperare che non ce ne sia un’altra! Il dramma, umano, di essere uomini al servizio dello Stato, ci impone però di ragionare superando noi stessi”. “Non siamo in Afganistan” – conclude Caiazza – “alla ricerca di un successo militare, perché non c’é una guerra da vincere, ma la presenza militare serve esclusivamente a garantire che la pianta della democrazia, della libertà e dell’autosufficienza del popolo afghano non muoia appena piantata. I nostri ragazzi formano le loro forze di polizia e militari, fanno strade, ponti, ospedali, incontrano i capi villaggio e tribù, danno sicurezza. la si smetta di mortificare il loro lavoro. Grazie ragazzi”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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