Presentazione vestiti di carnevale

2014-02-09 12_06_36Una gonna,un pantalone,una camicia hanno in sé uno scopo intrinseco all’assemblagio e tale spinta verso l’aggregazione genera a livello psichico di chi li guarda, li tocca,li indossa un appagamento.

Per me , a poco a poco, indumento dopo indumento prendono corpo personaggi  su i i quali e con i quali fantasticare.

Un miraggio variopinto che  evoca paesi o tempi  lontani, immaginati . Luoghi o personaggi per cui ed in cui il tempo resta sospeso. Un mondo distante e fuggente. Un desiderio di avventure che abbellisce ed amplifica ciò che ci incuriosisce e ci attrae.

Vagando nei mercati e mercatini dell’usato  è facile trovarsi davanti a mucchi di indumenti  smessi, dormienti come parti di vita sospesa. Un giorno , qualche anno fa, stavo cercando un vestito per una festa in maschera, non volevo il solito vestito , avevo deciso di crearmelo.  Così è cominciato . Dopo il mio ci sono stati quelli per gli amici e parenti, così , per gioco.  Ne ho fatti tanti , non mi interessava  venderli, ma farli.

Tanti carnevali, tanti travestimenti.

Il travestirsi è provocato  da una seduzione subdola e prolungata. Qualcosa che evoca un luogo,un personaggio che si immagina straordinario e felice, un luogo che si carezza nella fantasia, con i sensi abbagliati e con un sottile godimento che tocca lo spirito.

Il travestimento è come  trasferire il proprio  corpo, pensiero, movimento in un altro corpo, un’altra realtà,quasi uno scambio, un arcano trasloco dello spirito. Una scriteriata spinta verso l’ignoto.

Il travestimento a volte somiglia ad una narrazione. Uno scrittore racconta,prima di tutto a sé stesso e poi agli altri le varie identità del suo essere, le riunisce, le racconta come fossero di altri, le veste.

E’ vero c’è  qualcosa di insensato in questa smania di cambiare abito, di cambiare pelle inseguendo sogni di bellezza effimera.

Perché impegnare tempo e denaro in un’attività che non apporta un rapido e tangibile utile economico ?

Perché essa si pone ,di per sé , come forma  di resistenza agli egoismi  del presente, come antidoto alla corruzione  ed allo sfaldamento delle nostre relazioni sociali., come riflesso di una realtà ipocrita.

La coltivazione del superfluo e di ciò che non produce profitto ci aiuta a resistere e tenere accesa la speranza, ad intravedere quel raggio di luce che ci permette di percorrere un cammino dignitoso.

Se rinunciassimo alla forza generatrice del fantastico perderemmo il senso di noi stessi e della vita.

Assemblare,costruire, far rinascere questi vestiti, atto superfluo e inutile forse per molti, è per me la creazione di un qualcosa che si radica nel passato, sostiene il presente, abbraccia il futuro.

                                                     

Nicola Iodice                                                                                                                   Caserta, febbraio 2014

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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