Alcol: cifre shock un morto ogni 10 secondi. Epidemia silenziosa che causa circa 3,3 milioni di decessi all’anno nel mondo, pari al 5,9% di tutti decessi
 Circa 3,3 milioni di decessi all’anno nel mondo sono causati dal consumo di alcool, pari al 5,9% di tutti decessi, al ritmo di un morto ogni dieci secondi. Inoltre il 5,1% dell’onere mondiale delle malattie è connesso al consumo di bevande alcoliche, ha ammonito l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo ultimo rapporto reso noto oggi a Ginevra. Sono dati “preoccupanti” che rischiano di aumentare in assenza di politiche adeguate, ha aggiunto.Il consumo “nocivo” di alcol, oltre a poter causare dipendenza, aumenta il rischio di sviluppare più di 200 malattie, tra cui la cirrosi epatica, disturbi cardiovascolari ed alcuni tipi di cancro, nonché malattie infettive quali tubercolosi e polmonite. Può anche favorire violenza e incidenti, sottolinea l’Oms esortando i governi a fare di più per i limitare l’impatto nocivo del consumo di bevande alcoliche.Il rapporto – “Global status report on alcohol and health 2014”, 375 pagine) – analizza i dati e le politiche di intervento a livello nazionale in 194 Paesi. E dal documento emergono importanti differenze tra le regioni, ma anche tra popolazione maschile e femminile. Il rapporto rivela infatti che nel 2012, la percentuale di decessi causati dall’alcol era pari al 7,6% per gli uomini e al 4,4% tra le donne (in aumento).In media, il consumo mondiale di alcool pro capite nel 2010 è risultato pari a 6,2 litri di alcol puro pro capite (tra la popolazione di età uguale o superiore ai 15 anni). Ma la media sale a 17 litri di alcool puro (pari a circa 45 bottiglie di whisky) se si tiene conto del fatto che circa la metà della popolazione mondiale adulta è astemia (48%). Ci sono inoltre notevoli differenze tra le diverse regioni: la percentuale della prevalenza di astensione risulta altissima nelle regioni de Nord-Africa e dell’Asia del sud-est e molto ridotta nell’Europa nord-occidentale e in Australia.Il consumo pro-capite più alto è segnalato nell’Europa centrale e orientale. Le analisi del periodo 2006-2010 mostrano un aumento del consumo mondiale pro capite. Questa tendenza deriva principalmente dal rialzo registrato in Cina e in India, che “potrebbe essere potenzialmente legato al marketing attivo dell’industria dell’alcol e all’aumento dei redditti in questi Paesi”, scrive l’Oms, temendo il perseverare di questa tendenza nei possimi anni. Nelle regioni Africa, Americhe e Europa i livelli di consumo sono essenzialmente stabili, anche se in alcuni Pasi dell’Europa e dell’Africa si registra un calo.Globalmente, l’Oms ha invece calcolato che più del 50% dell’alcool consumato nel mondo lo è sotto forma di superalcolici (50,1%), seguiti da birra (34.8%) e vino (8 %). Le precedenti stime dell’Oms erano di 2,5 milioni di decessi nel mondo provocati dall’alcol nel 2005, ma a causa dell’aumento demografico e di differenze di metodologia il dato non può essere paragonato ai 3,3 milioni stimati oggi per il 2012, hanno spiegato gli esperti. Tra gli uomini si è ubriacato (consumo di almeno 60 grami di puro alcool in una sola occasione negli ultimi trenta giorni) il 25,8% della popolazione nel 2010, tra le donne il 12,0%.L’OMS indica pure che il 13,5% degli uomini elvetici soffre di disordini legati all’alcool, di cui il 7,2% di dipendenza, contro rispettivamente il 2,6% e l’1,4% delle donne. Nel 2012 i decessi per cirrosi epatica sono stati 9,9 per 100’000 abitanti tra gli uomini e 4,5 tra le donne, mentre i morti per incidenti stradali dovuti all’alcool sono stati rispettivamente 7,1 e 2,0.Tra le fasce maggiormente aduse ad un consumo eccessivo di alcol non solo i giovani, come da tempo lo “Sportello dei Dirittiâ€, riporta nelle sue campagne contro l’abuso di alcolici, ma le donne di mezza età , che secondo alcune statistiche pare che bevano anche più delle loro figlie tanto che in alcuni Paesi dell’UE tra cui la Gran Bretagna si parla di una vera e propria “epidemia silenziosa da alcoolâ€.Sarebbero, infatti, le ultraquarantacinquenni a bere più di qualsiasi altra fascia d’età tra le donne, anche più dei giovani. E, moltissime, sarebbero le professioniste a ‘bere per dimenticare’ e superare le infelicità della vita con conseguenti gravi rischi per la salute pur non presentando i tipici segni dell’alcolismo.In considerazioni di tali preoccupanti dati, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Dirittiâ€, pur rilevando che in Italia le stime circa il consumo pro capite per fasce di età di alcolici consumati ed i costi sociali connessi alle malattie alcol correlate sono inferiori a quelle di altri paesi europei , ciò non vuol dire che i nostri concittadini siano meno esposti all’alcolismo o comunque ad un consumo eccessivo di alcolici, sottovalutando troppo spesso le loro condizioni ed i rischi di patologie connesse. Per tali ragioni, lo “Sportello dei Diritti†continua ad appellarsi alle autorità sanitarie ed alle istituzioni competenti, a partire dal Ministro della Salute, affinché incentivi le campagne di sensibilizzazione troppo spesso connesse al solo rischio d’incidenti stradali a seguito del consumo di alcol. Ciò per salvare tante vite umane e per ridurre i costi sociali a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Lecce, Â 12 maggio 2014Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â Â