BRUXELLES CHI? EUROPA CHI? E LE FANFARONATE CONTINUANO …

 

 Parlamento Europeo

Matteo Renzi

Matteo Renzi

di Raffaele CARDILLO

 

Ormai siamo abituati a questi florilegi lessicali del nostro Premier, una sorta di antologia, dove sono riprodotti le perle più significative, i suoi assiomi e le sue vaghezze.

Di fronte alle domande incalzanti dei giornalisti, risponde con fare saccente come chi voglia irridere l’interlocutore, prima quasi misconoscendo il contenuto del quesito, poi, con la prosopopea di chi è investito di poteri eccelsi, cerca di ridicolizzare il contraddittore investendolo di amenità e di ovvietà, un astrarsi completamente dalla realtà e nel non voler scientemente focalizzare gli eventi nella loro interezza e gravità, un pressappochismo, un essere approssimativo che delegittima la sua figura di uomo di potere.

Ricorrere ad arzigogoli per mascherare una condizione di precarietà, significa non rendersi conto che si sta giocando una partita a scacchi dagli sviluppi tragici per il popolo italiano, non si governa con frasi a effetto o con slogan da marketing, la politica quella seria è privilegio di poche anime elette.

L’ennesima bocciatura della Commissione UE del documento programmatico per accedere ai fondi comunitari, che rileva un’assoluta mancanza di strategia e l’inadeguatezza dei provvedimenti concreti con cui rimediare, concorre a determinare una supponenza irritante e deleteria per il Paese.

Si corre il rischio di perdere 41,5 miliardi di euro di fondi destinati alla modernizzazione dell’Italia che andranno inevitabilmente persi se non sarà fornita un’analisi dettagliata e chiara dell’uso delle provvidenze che a tutt’oggi manca o è carente.

Queste continue missive di Bruxelles che denunciano inadempienze operative dei nostri governanti, mettono a nudo e alla berlina i soliti vizi italici: superficialità e incompetenza tanto per usare degli eufemismi gentili.

Non possiamo essere continuamente rimbrottati alla stregua di scolaretti svogliati che disdegnano e rifiutano di fare i compiti a casa.

Vorremmo che questi signori facessero un doveroso mea culpa e si riappropriassero di quella dignità ormai a rischio compromissione.

I nostri partner europei ormai sono stufi del nostro tirare a campare e nel non voler rispettare le direttive comunitarie, tali atteggiamenti persistenti non sono esenti da rischi che non sono da sottovalutare.

Altra mina vagante pronta a deflagrare è l’incombente fenomeno economico denominato deflazione che sommato al pauroso debito pubblico, peraltro in continua ascesa, costituisce un mix esplosivo di proporzioni catastrofiche per la nostra già esausta e prostrata economia.

Per i non addetti ai lavori la deflazione è la diminuzione dei prezzi nel tempo dei beni e dei servizi, di converso l’inflazione è il suo esatto contrario ovvero l’innalzamento dei prezzi.

Quanto più l’inflazione si avvicina allo zero, diventa inevitabile l’innesco della spirale deflattiva dalla quale è molto difficile uscirne, vedi l’esempio del Giappone che ancora oggi non riesce a venirne fuori.

Naturalmente vi sono dei correttivi che le Banche Centrali adottano per arginare e impedire questo inquietante fenomeno, pur tuttavia, nella maggior parte dei casi, ogni tentativo risulta fallace a causa del perdurare del rimando dei consumi da parte del cittadino medio che spera in un ulteriore ribasso dei prezzi.

Un aspetto dagli effetti dirompenti per il ciclo produttivo che provoca fatalmente l’incubo della recessione e quindi della stagnazione, eventi funesti da addebitarsi all’incertezza di un’adeguata politica monetaria e la paura del futuro che appare quanto mai nebuloso.

Tesaurizzare rappresenta l’unica forma di difesa del risparmiatore contro probabili default del sistema economico.

Ecco ritornare a bomba l’erogazione degli 80 euro che si è dimostrata controproducente poiché gli stessi non sono stati immessi nel ciclo produttivo, ma conservati nelle tasche degli aventi diritto e quindi non suscettibili di fervori di ripresa reddituale.

Questo nostro asserto è suffragato dalle rilevazioni Istat a giugno che denunciano una flessione nelle vendite al dettaglio, sintomo rivelatore dello stato di prostrazione della nostra economia.

L’impoverimento delle famiglie ormai ha raggiunto i livelli di guardia, stringere i cordoni della borsa, purtroppo, è diventato un imperativo categorico, una scelta obbligata in attesa d’improbabili resurrezioni della finanza pubblica.

Programmare, pianificare rappresenta la chiave di volta in economia e sembra insulso pensare che non si sia tenuto nel debito conto una possibile deriva deflattiva?

Un buon capo ama circondarsi di “teste d’uovo, maitre a penser” che rendono il percorso del leader meno accidentato possibile, gli consigliano le vie da seguire, lo illuminano circa le scelte e i criteri da adottare per evitare trappole e tagliole poste sul tragitto impervio delle cose della politica: ebbene tutto questo non accade nel governo del Paese, forse per imperizia o nel non essere poco accorti nel saper valutare eventi, presumibilmente, non alla loro portata!

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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