CASERTA. ‘don BOSCO è QUI’. 23 settembre 2013 . Pellegrinaggio dell’urna con le reliquie di S. Giovanni Bosco.

 di Paolo PozzuoliDon Bosco492

L’arrivo e l’ostensione  lunedì 23 p.v. dell’urna con le reliquie di San Giovanni Bosco da un lato rappresentano un momento di gioia e dall’altro sottendono un momento di riflessione, di meditazione ed un invito all’intera comunità casertana, non solo a quella ristretta nell’Istituto S. Cuore di Maria di Via Roma, di profondo  raccoglimento e di preghiera vera, sentita, al fine di onorare il Santo fondatore della Congregazione salesiana. Il “passaggio di Don Bosco” è certamente un evento, lanciato dal Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pasqual Chavez, alla conclusione del Capitolo Generale 26, in vista del bicentenario della nascita di Don Bosco (16 agosto 1815) ed a poco più di 150 anni dalla fondazione della Congregazione. “Il pellegrinaggio dell’Urna con le reliquie del nostro Padre” – ha riferito il direttore, don Franco Gallone – “già in corso con la partenza dall’Asia e poi, secondo un calendario ben preciso e per la durata di un solo giorno per sede, in tutto il mondo dove esistono le opere salesiane (qui, da noi, proviene da Bari e riparte martedì mattina, alle ore 8:30, alla volta di Portici), deve aiutare a prendere coscienza, più che mai, che tutto avvenne per opera dello Spirito e che la nostra Società <<è nata non solo da progetto umano, ma per iniziativa di Dio … per prolungare nel tempo la sua missione>> (C. 1). Dopo aver meditato sulla vita dei tre giovanetti, scritta dallo stesso Don Bosco, il passaggio dell’Urna diventa anche una grande opportunità che ci consente di meditare sul nostro lavoro pastorale e sulla nostra missione in mezzo ai giovani <<essere cioè segni e portatori dell’amore di Dio … specialmente ai più poveri>> (C. 2). Una grande opportunità e un evento straordinario per ritornare a Don Bosco e ripartire con lui e come lui, appassionati di Dio e dei giovani, attenti e docili allo Spirito. È un cammino e una grazia che vogliamo condividere con tutti i giovani, con le Comunità Educative Pastorali e con tutti i membri della Famiglia Salesiana. Desidero che il Pellegrinaggio sia un momento di profonda vita spirituale per le Comunità salesiane, per gli educatori, i giovani e tutti i nostri fedeli, la Chiesa locale e le Istituzioni civili”. Don Franco Gallone ha continuato sottolineando che sono state suggerite alcune iniziative finalizzate ad “appassionare i ragazzi e i giovani delle nostre case perché sentano nel loro cuore lo stesso ardore dei primi giovani di Don Bosco che scelsero di stare con lui e condividere la sua missione; sollecitare la Famiglia Salesiana, i laici collaboratori e tutti i fedeli ad essere più Comunità Educativa Pastorale, a vivere una intensa comunione e a condividere più strettamente la missione a favore dei giovani”. Ha, infine, aggiunto: “la frase riportata sul manifesto ci dice tutto; nel nome di don Bosco iniziamo l’anno scolastico ed a lui chiediamo la benedizione per la città ed è uno stimolo per ripartire con il nostro impegno rinnovandolo ai nostri giovani”. Tempo fa, Don Pasqual Chavez evidenziava che “per Don Bosco si doveva cominciare dalla realtà di ciascuno dei ragazzi senza dover attendere di avere situazioni ideali, facendo leva suoi valori e le attitudini che si portavano dietro e additando vette da raggiungere”. È questo il testamento lasciato da Don Bosco. A quei tempi, l’educazione e la cultura erano fondamentali: vogliamo ricordare che, mentre le famiglie facoltose erano solite avvalersi di precettori che ricevevano ospitalità e lauti compensi, le famiglie disagiate, meno abbienti, con un tasso di istruzione molto basso, in gran parte analfabete, pur soffrendo per il distacco, affidavano i loro pargoli ai religiosi che li accoglievano e si prodigano al limite delle loro possibilità per non tradire le aspettative dei genitori. Oggi, con il passare del tempo, degli anni e dei secoli, l’educazione è in via di estinzione e la cultura, quella classica, tradizionale, è stata messa da parte, soppiantata dalla cultura del benessere, del danaro, della ricchezza smodata, dell’indifferenza. Oggi è radicata nella società la cultura dell’avere, dell’immagine, dell’arrivismo a tutti i costi ed è sotto gli occhi di tutti una enorme disuguaglianza sociale, difficile da colmare. Uno stato mai avvertito in precedenza, di forte disagio, che maggiormente si avverte nelle scuole condotte da religiosi, laddove questi ultimi operano anche nella veste di docenti. In particolare, del docente salesiano, nei cui panni, non vorremmo proprio stare: all’inizio del cammino c’è San Giovanni Bosco; al traguardo, al di là di ogni merito, la richiesta perché soltanto al ‘mio’ figliolo sia attribuito un risultato finale strabiliante, non ancora conseguito da altri e improbabile da superare. Non siamo, purtroppo, lontani dalla realtà. Sembrerebbe – se non abbiamo male interpretato – che un episodio simile si sia verificato agli ultimi esami di Stato presso un istituto di istruzione secondaria di secondo grado. Qui, un genitore ‘importante’ pretendeva per il proprio figliolo, soltanto per lui, unico e solo nell’istituto, il voto più alto. Questo modo di agire, di fare, di comportarsi, stride fortemente con quanto è scritto nelle pagine dei Vangeli che don Franco Galeone, con intenso fervore e veemente passione, si ostina costantemente a ricordarci nel corso delle sue omelie, belle ed interessanti, forti ed attuali, intrise di esempi, ricche di ricordi e di  insegnamenti che trovano ampi e profondi riferimenti negli scritti dei Santi, degli storici, dei filosofi, dei letterati, degli scienziati e spaziano nei più svariati campi dello scibile umano. È importante, quindi, accogliere ‘bene’ l’Urna con le reliquie di San Giovanni Bosco, raccoglierci devotamente in preghiera, affidarci a lui perché ci stia vicino, ci illumini, ci guidi.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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