Come ha vissuto Tonino Petrella spentosi il 30 luglio per la fatale puntura di zanzara

di Raffaele Raimondo
GRAZZANISE: DA BAD ZURZACH ALLA WEST NILE
Affranti i familiari, i grazzanisani e tutte le persone che gli vollero bene lo stimarono
GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – Quando il sindaco Enrico Petrella, nel pomeriggio del 30 luglio, raggiunse l’ufficio di Assistenza sociale municipale, per dare disposizioni sugli interventi da adottare a seguito della scomparsa del 75enne Tonino Petrella, spirato da pochissimi minuti nella sua casa di Via Mariniello, nessuno dei presenti all’istante volle credere che la causa ultima del decesso fosse stato il virus West Nile trasmessogli molto probabilmente dalla puntura di qualche zanzara infetta. In paese, infatti, si conosceva la “via crucis dialitica” che da lungo tempo l’affliggeva e da lui cristianamente affrontata. Un vecchietto ricordava perfino che l’adolescente Tonino, a 14 anni di età, nel 1963, era stato operato perbronchiectasia (dilatazione permanente dei bronchi mai curata): patologia che gli costò l’asportazione di un quarto di polmone e che avrebbe condizionato l’intera sua esistenza, senza però fermare la volontà di affermazione positiva né la gioia di coccolare i suoi sogni. Immediata, tuttavia, la conferma del primo cittadino di aver ricevuto già precise chiarificazioni ed istruzioni operative (di profilassi collettiva, soprattutto) dalla Prefettura e dall’Asl casertana.

Tonino Petrella, nato – nell’avita casa di via Caianiello – da Giovanni e Maddalena Musco (‘a massaraccia) che ebbero 10 figli (oh…quelle generose famiglie della civiltà contadina!), crebbe dunque nella lieta vitalità incoraggiante e gratificante di una folta schiera di familiari, fu socievole fin da bambino. Era pensoso e mesto a tratti, allegro e giocoso (oh… quanti giochi da cortile in quel tempo!). Da ragazzo imparò il mestiere di imbianchino nella spassosa squadretta dello zio, il capuano mastu Ciccio ‘o pittore (…votta a fa’ notte votta a fa’ juorn’, votta a veni’ rumméneca ‘o juorn’!). Comuque, per guadagnare di più …e vivere meglio, emigrò (come tanti concittadini dell’epoca) in Svizzera, esattamente a Bad Zurzach – comune dell’omonimo distretto del Canton Argovia -. Rientrato, sposò Clementina Buonanno di Santa Maria la Fossa e sorella dell’intraprendente Luigi (popolare promotore-gestore dei centri di dattilografia, che allora servivano a dare qualche possibilità occupazionale in più, nel terziario minore, in un paese che viveva soprattutto di allevamenti bufalini): sbocciarono così, nel tempo, quattro bravissimi figli: Giovanni, Nicola, Roberto e Domenico. Al pari di molti artigiani del luogo, Tonino ‘u rapicàn’ (com’era ‘gagliardamente’ chiamato dai compaesani) optò per un posto di collaboratore nelle scuole statali (Grazzanise fu e forse è ancora adesso uno de maggiori esportatori di bidelli in tutt’Italia) e continuò ad essere indomabile sostenitore della gravantiana lista civica Spighe di Grano sotto il cui simbolo fu anche eletto consigliere comunale (nella fase di passaggio della leadership dal sindaco Giuvann’ ‘u nutàr’ al fratello Pippùccio e al nipote Giovanfranco, fra la fine degli anni ’60 e gl’inizi degli Ottanta del “secolo breve”, e di transizione del consenso elettorale popolare dominante dal probo Vitaliano Raimondo al di lui figlio dott. Giuseppe, più noto con l’appellativo di Pepp ‘u russ, ai quali il sostenitor rapican’ assicurò perenne fedeltà).

In un momento disgraziato, su Tonino ed i suoi cari piombò un improvviso immane dolore per la prematura morte del figlio Nicola perìto in un incidente stradale a via Tre Grazie, nel centro antico grazzanisano. Un colpo che segnò profondamente tutto il resto della sua vita, da un certo punto in poi inevitabilmente legata all’emodialisi (oh… perché in Campania la dialisi peritoneale resta inchiodata ad appena il 5%?).

Eppure Tonino ‘u rapicàn’ continuò a “dare tutto per la famiglia e non solo”, giacché costantemente si dedicava alla ricerca di impiego nell’ambito del personale ausiliario degli istituti scolastici ed ancor più s’impegno da quando transitò nei ruoli del personale amministrativo che vedevano eccellere Ludovico D’Abrosca erede del bar Sport, locale frequentatissimo da sportivi, studenti e giocatori di schedine del Totocalcio che dal sabato sera alla domenica pomeriggio catturavano soldini e interminabili discussioni tra tifosi ed amanti del pallone.
Deliberatamente abbiamo voluto ripercorrere la dolorosa ma avvincente, addirittura affascinante parabola esistenziale di un degno rappresentante del popolo grazzanisano in progressiva via di estinzione, per giungere infine ai giorni nostri in cui, come ai tempi della malaria (e della conseguente anemìa mediterranea sovente ignorata dagli stessi portatori sani), a ferire fatalmente le persone son tornate le zanzare. Da questo ad una sdegnata geremiade sui tremendi destini correnti della Sanità pubblica in Italia il passo è brevissimo! Quando i cittadini italiani (e specialmente i meridionali) smetteranno di comportarsi da sudditi, forse in quei più impegnativi frangenti si riprenderà a risalir la china. Intanto, piangiamo i morti e soffriamo di più noi supèrstiti…

Preferiva assai lo stagionato parmigiano reggiano il brav’uomo Tonino Petrella, aveva una grande passione per i dolci di tutti i tipi, il Napoli nel suo cuore grande e indimenticabile, ascoltava incantato le canzoni classiche partenopee ma pure la voce di Little Tony, soleva ripetere a tutta la sua calorosa famiglia “V’arraccumànn’ Robert’!” e alla moglie “Statt accort a ‘e figli!”…