Diciannovesima domenica del tempo ordinario (A)

Domenica, 10 agosto 2014

Gesù che parla alla genteSe avremo fede, il viaggio avrà un approdo felice!

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

Se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque!

L’evangelista Matteo ci presenta il fatto della tempesta calmata come un verbale scritto dai carabinieri. Ma va subito aggiunto che è tutto stupendo! Matteo è davvero scrittore mediocre, ma un angelo gli guida la mano. Poche frasi, ma dense di significato! Ci sono nella letteratura pagine più drammatiche di questa in cui Matteo racconta come Gesù camminò sulle acque? Mari, fiumi, laghi, tempeste, hanno suggerito tanti racconti, da Omero a Kipling, da Virgilio a Giulio Verne. Personaggi, scenari, gesta … ti fanno fremere o sognare per tutta la vita. Ma sono sempre un po’ prolissi, sensazionali, alla ricerca dell’effetto. Qui, invece, poche righe, che ti trasmettono subito il cortocircuito. Il primo miracolo è proprio questo. Gesù cammina sulle acque verso la barca dei suoi discepoli, che gridano impauriti: “E’ un fantasma!”. Gesù li rassicura, ma Pietro al solito si entusiasma, e, come un bambino che voglia imitare papà, chiede anche lui di camminare sulle acque. Gli viene concesso, e ci riesce. Uno storico poco onesto si sarebbe fermato qui; invece Matteo ci persuade con un tocco di assoluta verità. Pietro, un pescatore, comincia ad annegare e grida aiuto. Pietro doveva compiere solo un atto di fede, in coerenza con quanto aveva chiesto a Gesù: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Gesù sorvola sul provocatorio “Se sei tu”, sul sospetto che egli fosse un fantasma, e gli dice:“Vieni”. Vediamo allora Pietro tentare i primi passi tra le onde, come un clown che al circo si improvvisi equilibrista su un filo. Poi, il pescatore nato affonda, non sa neppure nuotare! Dio viene incontro all’uomo specialmente nei momenti di crisi: occorre però pregare, gridare aiuto, con fede!. La nostra fede, come quella di Pietro, a volte viene messa a dura prova. Gesù a volte ci fa camminare sulla terraferma tranquilla, ma per andare lontano, al largo. Se avremo fede, il viaggio avrà un approdo felice!  

 

Non deve far paura la tempesta ma la mancanza di fede

Una premessa utile è ricordare che Pietro aveva già ricevuto l’investitura da Cristo, era già stato nominato capo della Chiesa. Bene, credere in Cristo significa camminare sulle acque, non affidarsi alle astuzie della ragion di stato o di Chiesa. Fede è andare contro le leggi della natura che, in questo caso, sono le leggi del potere, gli accordi con i potenti, la simbiosi con la cultura egemone, la partecipazione al profitto.Questi sono peccati che provocano l’affondamento della Chiesa anche sotto l’apparente splendore. Il rifiuto di Dio oggi può essere anche attribuito a uomini di Chiesa che credono più alle tante forme di “previdenza” che non alla “provvidenza”. E’ noto l’episodio raccontato dallo stesso papa Giovanni: gli enormi problemi gli stavano togliendo il sonno, e allora si è detto: “Giovanni, chi porta la Chiesa? Sei tu o lo Spirito Santo? E’ lo Spirito Santo. E allora dormi tranquillo”. Occorre vigilare perché il giuridicismo, il diritto canonico, la burocrazia … non prendano il posto della fede e del Vangelo.

 

Attualizzare e interiorizzare

Dobbiamo ricordare alcuni principi di ermeneutica per decifrare questo racconto, scritto in codice. Eviteremocosì di insegnare una religione che seduce a dieci anni e che rende atei a venti! La “tempesta sedata” non è uno spettacolo di magia sacra, ma una necessità di vita, una esperienza di fede. Solo se riusciamo ad “attualizzare” (Dio parla a me oggi) e a “interiorizzare” (Dio vuole non lo spettacolo ma la conversione), cresceremo nella fede, passeremo dalla “religione” alla “fede”. Il “mare”, le grandi acque abitate da mostri marini sono simbolo delle difficoltà della vita; l’uomo vive in una valle di lacrime, in un mare di problemi, la sua esistenza fa acqua da tutte le parti; a volte sembra di non farcela. “Signore, salvami!”: è l’esperienza della fragilità, ma anche l’esperienza di Dio: “Uomo di poca fede!”. Pietro, il primo papa, un uomo di poca fede, un pescatore che non sa nuotare! Si diverte l’evangelista Matteo nel sottolineare le debolezze di Pietro. Non deve preoccupare la tempesta, ma la mancanza di fede!

 

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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