DIO TOGLIE IL PECCATO (Gv 1,29)

Domenica 15 gennaio 2017
– 15 gennaio 2017 – Seconda domenica del tempo ordinario –
RDIO TOGLIE IL PECCATO (Gv 1,29)
riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica                                             Â
A cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano השרשי× הקדושי×
- Dalla voce nel deserto alla voce nella cittÃ
Pare che Gesù sia stato l’ultimo ad essere battezzato da Giovanni nel fiume Giordano; infatti, il Battezzatore fu subito dopo arrestato dai soldati di Erode Antipa e decapitato. Aveva esaurito il proprio compito, spianato la strada a Colui che avrebbe battezzato nello Spirito. Alla storia dei profeti ora succede la storia degli apostoli e dei testimoni. Oggi balza in primo piano l’ultimo degli apostoli: Paolo. Se Giovanni era una voce che gridava nel deserto, Paolo è una voce che grida nelle città . Non era coperto di peli di cammello, non si nutriva di locuste e di miele selvatico; vestiva secondo la moda, aveva un mestiere, aveva la cittadinanza romana, pur essendo ebreo. Ma aveva in comune con il Battezzatore la passione per Cristo, e come Giovanni farà esperienza del carcere e del martirio. Per cinque domeniche consecutive, Paolo si rivolgerà a noi con le parole della prima delle sue due lettere che egli scrisse ai cristiani di Corinto. Per un discorso sull’amore, Paolo sceglie una città molto singolare, Corinto, la città delle prostitute consacrate alla dea Venere. Paolo vuole annunciare, alle tante Maddalene dei sacri postriboli, il Cristo, uomo perfetto e figlio di Dio.
- Gesù toglie i peccati del mondo
Proviamo a fare l’analisi logica. Il soggetto è Gesù: egli è il liberatore, non la politica o la scienza o le ideologie o l’economia: nessun uomo e nessuna chiesa! Quello da cui ci libera Gesù è il peccato, cioè il male nella sua radice, non nelle sue sovrastrutture, ma in quella struttura profonda, che è il cuore dell’uomo. Ecco il senso profondo: Gesù ci dà un cuore nuovo, più sensibile alla sofferenza dei fratelli. E qui, due domande sono necessarie: ma noi crediamo davvero che Gesù è l’unico salvatore? Abbiamo dei mali da farci perdonare? L’uomo, oggi, sembra davvero convinto di essere lui il padrone della vita; oggi, l’uomo non appare più come un frettoloso pellegrino in questa valle di lacrime, ma un sedentario sicuro, che progetta la vita e la storia; una nuova missione lo affascina: la conquista graduale della terra e del cosmo; egli ha preso sul serio il monito di Nietzsche: Vi scongiuro, fratelli. Restate fedeli alla terra! Da teocentrica, la visione dell’uomo è diventate geocentrica, meglio, antropocentrica. L’uomo non attende più nessun salvatore, non si sente colpevole di nulla: Tutto va bene: ecco l’illusione! Tutto andrà bene: ecco la speranza! Ma forse l’uomo ha avuto troppa fretta nell’annunciare la morte di Dio e la nascita del superuomo. Se ne accorse lo stesso pazzo profeta: Cosa facemmo sciogliendo la terra dal suo sole? Dove andiamo noi, lontani da ogni sole? Non andiamo forse in un infinito nulla? Non vengono sempre notti, sempre più notti? Assisteremo al salire di una marea nera. Uccidere Dio è stato un suicidio e non un deicidio. La scienza potrà dirci come vivere, ma non perché vivere; la scienza potrà risolvere i problemi,, ma non i misteri. Restano senza risposta le domande di Teilhard de Chardin: Perché il dolore fisico? Perché la sofferenza morale? Perché la morte. Con queste passività esistenziali, con questa tragica triade occorre sempre fare i conti anche nella società meglio progettata e realizzata.
- Il pentitismo è diverso dal pentimento!
Oggi l’uomo si presenta come Polifemo: un gigante ma cieco: alla immensa ricchezza tecnologica corrisponde una sconfortante povertà valoriale. O come l’astuto Ulisse davanti alle Sirene: in filigrana si intravede il destino dell’uomo occidentale, che diventa sì padrone della natura, ma asservendo se stesso, legato all’albero della sua stessa nave, e disperatamente smanioso di libertà ; in questo senso va anche letta la risposta di Ulisse: a Polifemo che gli chiede chi sia, Ulisse risponde: Nessuno; grazie a quello stratagemma Ulisse salva la vita, ma negando la propria identità . Oggi assistiamo ad un’assoluzione generale, a un pentitismo diffuso. Nessuno è colpevole. La colpa è dei cromosomi, dell’ambiente, del sistema, delle strutture. Anche numerosi cristiani rifiutano il cosiddetto armadio dei peccati, per il più confortevole lettino dello psicologo. A pagamento! Ci farà del bene ricordare queste due verità : 1) anzitutto il peccato non è solo la trasgressione di una legge; la strada del cristiano non è costellata da cartelli: Fa’ questo, non fare quello; sulla nostra strada c’è un Dio che fa autostop, che ci prega di caricarlo sulla nostra macchina, e di fare il viaggio con Lui; diventare amici, compagni, mangiare cioè lo stesso pane della gioia e del dolore; peccato è quindi rifiutare l’incontro, il dialogo, l’amicizia; 2) inoltre, in ebraico, il verbo peccare alla lettera significa mancare il segno, fallire il bersaglio; chi pecca fallisce il proprio bersaglio; non solo fa male, ma si fa del male; quelle che noi chiamiamo leggi di Dio sono in realtà leggi dell’uomo; peccato è non realizzare ciò a cui siamo chiamati. Adamo, dove sei? L’uomo non è là dove dovrebbe essere. E’ andato a nascondersi. L’uomo diventa meno uomo. Questo è il peccato!  BUONA VITA!
Â
Sabato 21 gennaio 2017, ore 19
Giornata dell’Ebraismo:
Saluto del Parroco don Antonello Giannotti