Domenica 24 maggio 2015 Pentecoste

Domenica 24 maggio 2015

Pentecoste

La pacifica invasione dello Spirito

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 Gesù che parla alla gente

Lo Spirito: il Dio ignoto?

Pentecoste: 50 giorni dalla Pasqua. Festeggiamo la discesa dello Spirito sugli apostoli nel cenacolo e il compleanno della chiesa, come ci ricorda anche un bell’inno del poeta Manzoni, forse il suo più bello. Se ci è facile parlare di Dio Figlio, ci è difficile parlare di Dio Padre, e ci è difficilissimo parlare di Dio Spirito, perché lui è spirito, santità, amore, e noi siamo materia, peccato, egoismo. Anche per noi valgono queste domande: “Avete sentito parlare dello Spirito? Quale battesimo avete ricevuto, quello di acqua o di Spirito?”. Per molti cristiani, lo Spirito è quel “Dio ignoto”, la cui statua Paolo trovò nell’Areòpago di Atene. Proviamo a parlarne, con molto pudore. Non si parla “dello” Spirito come di una inutile chiacchiera; si parla “allo” Spirito come ad una persona viva. Soprattutto si prega, si adora, si tace!

 

A Pentecoste non c’è spazio per il pessimismo!

Oggi nessuno ha il diritto di essere pessimista; oggi nessuno deve esitare a rallegrarsi; oggi non siamo cristiani se non sappiamo gridare di gioia. E’ possibile che Dio ci sia così vicino e che noi lo annunciamo senza entusiasmo? Oggi Dio incarica noi, proprio noi, di annunciarlo; ci manda fuori dal Cenacolo, per le strade del mondo, con una grande notizia: non siamo più orfani! Basta che riflettiamo un momento, che ci interroghiamo un istante, e subito lo Spirito in noi ci fa gridare: “Abba, Padre, io ti amo!”. E il Padre ci risponde: “Tu sei mio figlio, mia figlia, in cui trovo la mia delizia”. Impariamo almeno oggi a riconoscere questo Spirito creatore, che volteggiava sulle acque:

 

▪ la terra era senza forme e senza vita; lo Spirito ha fatto sorgere mille vestigia, mille immagini, mille somiglianze con Dio. Dio era sconosciuto, invisibile, e lo Spirito lo ha manifestato nella creazione di tutti questi esseri pieni di significato. Lo Spirito, soffiando sull’argilla, ha creato l’uomo e ha popolato questa nostra terra di persone care, di volti amici. Sì, tutto è teofania;

 

▪ è ancora lo Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti, poveri uomini presi di mezzo agli uomini, labbra impure come Isaia, lingue balbettanti come Geremia, cuori pessimisti come Giobbe, cocciuti nel sottrarsi alle missioni di Dio come Giona … ma basta che il suo carbone ardente tocchi le loro labbra perché ardano; basta che la sua ispirazione li commuova perché non possano fare a meno di parlare;

 

▪ e poi, la più bella opera dello Spirito, l’Incarnazione. “Et incarnatus est de Spiritu Sancto”. Stavolta, non si tratta di un uomo ribelle ma di una vergine, di una ragazza di 16 anni. Ha detto: “Sì”, e Maria ha veramente portato la Parola di Dio. Nessun profeta ha parlato come lei. La vergine è stata più sposa dello Spirito che madre del Cristo: la sua maternità fisica, la sua parentela nella carne e nel sangue non le avrebbe giovato a nulla se non avesse in ogni istante raccolto e meditato le ispirazioni dello Spirito. Con Maria, il segnale è dato, lo Spirito comincia il suo segreto lavoro d’amore: Elisabetta, la sterile, partorisce; Zaccaria, l’incredulo, profetizza; il vecchio Simeone non teme più la morte; i pastori parlano con gli angeli; i magi dall’oriente portano doni al Cristo …;

 

▪ e infine, Gesù: finalmente un uomo ama il Padre, cura la sua gloria; finalmente un uomo compie il bene, ripara il male, porta buone notizie. Gesù ha una tale fiducia nello Spirito che, pur volendo fondare il più vasto e duraturo regno del mondo, si lascia uccidere, tanta è la sua fiducia in quello che farà e potrà lo Spirito. Quale gioia al pensiero che questo onnipotente Spirito è all’opera dappertutto! Credenti e increduli, fedeli e infedeli, nessuno sfugge al suo influsso. Egli illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto;

 

▪ abbiamo contemplato questo Spirito all’opera ieri, negli altri. E oggi? E’ sempre in movimento con le sue ispirazioni, per esempio, in quel ragazzo cresimato ieri e che già si propone di diventare sacerdote; in quel giovane che, a venti anni, riesce a morire rassegnato; in quella madre al capezzale del suo piccino morente, che ringrazia Dio per averglielo dato almeno per alcune ore; in quella suora che sente la rinunzia quando vede una donna con il suo bambino, ma che si è consacrata con gioia al suo sposo, Cristo; in quel povero peccatore che si getta vinto in un confessionale, e a cui lo Spirito non dà pace finché non avrà cacciato tutti i suoi peccati, sfinito in una lotta in cui si difende male da una grazia troppo grande. Quando sentiamo la voglia di pregare o di sorridere, la nostalgia di pulito o di perdono, il desiderio del bene e della generosità … è Lui, è lo Spirito, che ci tira dalla palude verminosa verso le altezze della grazia.

 

Pentecoste: una felice occasione per riflettere sullo Spirito, invisibile e necessario: “Senza lo Spirito, Dio è lontano, Cristo resta nel passato, il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l’autorità è solo potere, la missione diventa propaganda, il culto un arcaismo, l’agire morale un agire da schiavi” (Atenagora).  

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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