GRUPPI DI PREGHIERA P.PIO“Missionari della speranza” è il nono ed ultimo esercizio di questo cammino che insieme abbiamo percorso in questo anno pastorale.
Carissimi,

Aiutatevi maggiormente colla lettura dei libri santi…
pascolo all’anima e di grande avanzamento nella via della perfezione
ESERCIZIO 9
Missionari della speranza
Dal Vangelo secondo Matteo (9,32-38)
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore (1 Re 22, 17). Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Siamo in una società muta, cioè incapace di esprimere in pienezza la propria fede; indemoniata, cioè posseduta da una logica che si pone in alternativa a quella di Dio? Certamente non è così dovunque e nemmeno possiamo definirci in assoluto l’epoca peggiore della storia umana; le assolutizzazioni sono sempre soggettive. Fatta salva, quindi, questa premessa, i motivi per paragonare la religiosità del nostro tempo a un muto indemoniato sono tanti; la difficoltà a vivere la fede, ma anche il silenzio dei credenti su tante questioni etiche; c’è ancora un “silenzio imposto” dai tanti scandali all’interno della Chiesa che sembrano chiudere la bocca alla predicazione del Vangelo; ed infine le orecchie di coloro ai quali è destinato il messaggio evangelico che sembrano chiuse ad ogni tipo di messaggio che vada oltre gli orizzonti dell’individualismo e dell’edonismo.
Ma Gesù ha vinto il mondo, la mentalità della sconfitta, il potere del demonio che simula una sua vittoria, servendosi dei tanti stereotipi di falsa felicità che ci circondano.
C’è una Chiesa silenziosa, costituita da milioni e milioni di credenti che oggi ripercorrono le città e i villaggi, come Gesù, insegnando e spesso pagando con la loro vita, e guarendo i mali fisici e morali della nostra società. E poi ci siamo noi, chiamati a fare la nostra parte, che non possiamo stare a guardare. Il nesso profondo tra i Gruppi di Preghiera e il nostro tempo, non consiste in una sterile condanna del male o nel rimpianto (nostalgia?) di un passato che non esiste più. Il nostro carisma, mai come nel nostro tempo, è pregare il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe. Il punto d’incontro tra l’ascolto della Parola e la salvezza del mondo è la missione della Chiesa, di cui noi facciamo parte a pieno titolo con la nostra preghiera fervida, costante e generosa.
A mons. Giuseppe Angelo Poli
San Giovanni Rotondo 17 febbraio 1921, Epist. IV, pp. 40-41
Mio carissimo monsignore,
Gesù sia sempre tutto vostro, vi assista sempre ed in tutto con la sua vigile grazia e renda sempre più fruttuosa la vostra missione, affidatavi dal divin Pastore e vi faccia santo una con il suo gregge! Con questi voti sincerissimi che assiduamente vado innalzando all’Altissimo per voi, vengo a dar riscontro alla vostra graditissima per assicurarvi la mia sincera divozione che ho per voi ed il ricordo bellissimo che ho della vostra fortunata riconoscenza.
Non dubitare, mio carissimo monsignore, delle mie povere e deboli sì, ma pure assidue preghiere che fo per voi e per la vostra missione, che sia ricca di ubertosi frutti. Sentite, padre, anch’io ho fatto istanze vivissime presso il mio direttore per essere arruolato tra i vostri missionari, ma, povero me, non mi ha trovato degno. E nessuna cosa è valsa finora a farmi ottenere questa segnalata grazia. Debbo ritornare alla carica? Raccomandate anche voi quest’affare a Gesù, e ditegli che se mi vuole tra i suoi missionari disponga le altrui volontà. Ed intanto giacché non mi è concesso ancora di
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essere realmente ascritto tra i suoi missionari, mi ingegnerò di esserlo in ispirito. Vi accompagnerò dovunque con preghiere e con gemiti, nella speranza che non isdegnerete di accogliermi come uno degli ultimi vostri missionari.
aff.mo ed um.mo servo
f. Pio da Pietrelcina, cappuccino.
Il giovane fr. Pio da Pietrelcina, prima ancora di diventare sacerdote, probabilmente in occasione della visita del ministro generale, padre Bernardo da Andermati nel convento di Sant’Elia a Pianisi (siamo intorno al 1905), fa domanda di poter partire missionario. L’ansia di servire il Signore «sotto la bandiera del poverello di Assisi» lo spinge a condividere la storia dei tanti santi missionari e martiri missionari che sin dall’inizio ha segnato la storia del francescanesimo.
Come noterà in seguito, proprio nella lettera a mons. Angelo Poli, la sua malferma salute non gli consentirà di realizzare questo sogno, ma l’affetto e la benemerenza con cui accoglieva i missionari che venivano dall’estero e la tenerezza con cui abbracciava i confratelli in partenza, erano il segno di un cuore proiettato verso l’evangelizzazione che non aveva mai smesso di vivere questa comunione profonda con il cammino della Chiesa.
La preghiera intensa per l’avvento del Regno di Dio lo spinge a chiedere al confratello cappuccino, mons. Giuseppe Angelo Poli, vescovo in India, di potersi sentire anche lui, spiritualmente, come uno dei suoi missionari: «Vi accompagnerò dovunque con preghiere e con gemiti, nella speranza che non isdegnerete di accogliermi come uno degli ultimi vostri missionari».
Pregare il padrone della messe
Sul monte Sinai Mosè riceve una parola, che lo coinvolge, cambia la sua vita; non sarà solo la guida di un popolo che viene liberato dalla schiavitù per opera della potente mano di Dio, ma diventerà missionario dell’unicità e della santità di Dio in mezzo al suo popolo. La sua storia si ripeterà con i profeti e molti altri personaggi dell’Antico Testamento, tutti conquistati da una parola coinvolgente che cambia le loro vite e li lega alla storia del popolo d’Israele. «Mi hai sedotto – scrive Geremia – ed io mi sono lasciato sedurre».
In modo analogo, pur non potendo realizzare la sua vocazione missionaria, Padre Pio sarà conquistato dall’invito del Signore: «Andate e predicate ad ogni creatura». La stimmatizzazione e la particolare condizione in cui verrà a trovarsi Padre Pio porrà definitivamente la parola fine alle sue speranze di diventare missionario, già rese molto difficili dal suo stato di salute. Abbiamo però le tracce in diverse pagine dell’Epistolario non solo di questo suo desiderio che non si è mai spento, neanche in età matura, ma delle profonde motivazioni che lo spingevano verso tale scelta. In una lettera del 1914 in cui si complimenta con padre Agostino per il bene che sta operando con la predicazione, Padre Pio scrive: «Non vi nascondo però le strettezze che prova il mio cuore nel vedere tante anime che vanno apostatando da Gesù e quello che più mi fa agghiacciare il sangue intorno al cuore si è che molte di tali anime si allontanano da Dio, fonte di acqua viva, pel solo motivo che si trovano esse digiune della parola divina. Le messi sono molte, gli operai sono pochi. Chi dunque raccoglierà le messi nel campo della Chiesa, che sono ormai tutte imminenti alla maturità? Andranno esse disperse sul suolo per la paucità degli operai? Saranno esse raccolte dagli emissari di satana, che purtroppo sono moltissimi ed assai attivi? Ah! Nol permetta mai il dolcissimo Iddio; si muova a pietà della umana indigenza, che sta divenendo estrema. Preghiamo per la causa della santa Chiesa, nostra tenerissima madre; consacriamo e sacrifichiamoci tutto a Dio e totalmente a questo fine, ed intanto aspettiamo aspettando» (Epist. I, p. 466).
Le mani al cielo per i nostri fratelli e sorelle
Quando si parla di meditazione è facile cadere nell’inganno di considerarla un percorso individuale, vissuto alla ricerca di un equilibro interiore. Noi siamo persone in relazione e tutto questo non comporta solo la capacità di interfacciarci con gli altri attraverso una serie di comportamenti idonei, che con gli anni, con uno sforzo psicologico e con il contributo della meditazione possono
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migliorare. Essere in relazione con gli altri ci spinge a condividere la responsabilità dell’esistenza, del mondo in cui viviamo, delle storie che condividiamo.
In questa prospettiva, la fede diventa luce per la nostra vita, ma anche per la vita delle persone che condividono il nostro cammino; per questo motivo, man mano che la Parola ci apre a prospettive nuove, a camminare verso il Regno a contemplare la presenza di Dio, contemporaneamente ci rende apostoli e missionari.
Padre Pio ci guida a cogliere una Parola con lo spirito e la consapevolezza dei grandi patriarchi e di Maria: essere missionari del Vangelo perché sentiamo la responsabilità dei nostri fratelli. Ripensiamo all’immagine di Mosè che si pone come mediatore tra Dio e il popolo, proprio nel momento della crisi più profonda, quando il Signore gli propone: «Distruggerò questo popolo mentre di te farò una grande nazione». La risposta di Mosè è chiara: «Se distruggi questo popolo, distruggi anche me». La Parola non era stata solo un invito ad essere missionario, ma lo aveva legato con la sorte del suo popolo.
Riaprire le strade della speranza
Il momento in cui Padre Pio riceve le stimmate (la fine della prima guerra mondiale) è segnato non solo da una miseria economica prodotta dalla guerra e da grande sofferenza per i tanti lutti nelle famiglie, ma anche da un degrado e da un disorientamento morale e sociale. Come sappiamo lui ambisce a morire per poter vivere definitivamente quella gioia e quella pace con il Signore che sperimenta nella fede, ma comprende che deve restare, deve continuare il suo ministero per la realizzazione del Regno di Dio.
La Parola che meditiamo oggi convoca tutti noi, in questa società che sembra ormai aver perso il senso della fede; ognuno con le proprie scelte e con le proprie capacità, veniamo chiamati a riaprire i canali della fede per le persone del nostro tempo.
Abbiamo evocato spesso la parabola del lievito che viene messo nella pasta e la fa fermentare; l’ascolto della Parola non sia uno sterile lavorio interiore, ma ci renda veramente fermento e missione per tutti coloro che – in modo più o meno consapevole – hanno sete di Dio.
L’IMMAGINE DI DIO DEVE ESSERE IMPRESSA NEGLI ATTI DELL’UOMO
ALBERTO MAGNO, L’unione con Dio, in https://www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/cyb.htm consultato 12 febbraio 2021
La forma dell’anima è Dio, che deve imprimersi in essa come il sigillo sulla cera, come la marca sul proprio oggetto.
E ciò si realizza pienamente soltanto quando la ragione è completamente illuminata dalla conoscenza di Dio, verità suprema, e la volontà è interamente incatenata all’amore dell’eccelso bene, e quando la memoria è pienamente assorta nella contemplazione e nel godimento della felicità eterna e nel soave, dolce riposo di tale felicità. E siccome la gloria dei Beati in cielo, non è altro che il possesso di questo stato, è chiaro che l’iniziato possesso del medesimo, costituirà la perfezione dell’uomo nella vita presente.
AFFIDAMENTO A SAN PIO
Glorioso San Pio
che sei il Santo di questo nuovo millennio,
tu che sei nostro amico,
consolatore delle nostre anime, aiuto di noi peccatori,
che per la tua sofferenza
comprendi benissimo tutte le nostre sofferenze,
a te affidiamo le richieste di bene per noi e per i nostri cari;
a te affidiamo il nostro spirito
per renderlo capace di sopportare
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tutte le pene che abbiamo nel cuore;
a te affidiamo la supplica di presentare
le nostre anime alla Vergine delle Grazie
per ottenere dal Signore l’eterna salvezza;
a te affidiamo la nostra richiesta di intercessione
per ottenere dalla Bontà divina la grazia…
che ardentemente desideriamo.
Accoglici sotto la tua protezione,
difendici dalle insidie del maligno
e soprattutto intercedi presso l’Altissimo
perché col perdono dei nostri peccati diventiamo
perseveranti nelle vie del bene.
Richiedi il sussidio Aiutatevi maggiormente colla lettura dei libri santi… pascolo all’anima e di grande avanzamento nella via della perfezione al Centro Gruppi di Preghiera di Padre Pio
Telefono: 0882 410486
WhatsApp: 344 1115695
Mail: centrogruppidipreghiera@operapadrepio.it
Come ogni anno, il 16 giugno 2024, giorno in cui si ricorda l’anniversario della canonizzazione di Padre Pio, celebreremo la Giornata della Comunione: i Gruppi di Preghiera di tutto il mondo si uniranno spiritualmente in preghiera (in allegato trovate la lettera di Padre Franco Moscone e Padre Luciano Lotti a voi indirizzata).
È importante che comunichiate la vostra adesione alla Giornata entro e non oltre il 14 giugno inviando un’e-mail a centrogruppidipreghiera@operapadrepio.it o un messaggio WhatsApp al 344 1115695.
Con gioia in cuore vi comunichiamo, infine, la data del prossimo Convegno Nazionale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio: la 34esima edizione si svolgerà a San Giovanni Rotondo, venerdì 13 e sabato 14 settembre 2024: sarà il punto di partenza di un nuovo anno pastorale che ci vedrà nuovamente uniti e impegnati nel nome dell’amato San Pio.
Un caro saluto a voi tutti
CENTRO GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
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