L’ANNO DEL DRAGONE

Soldi

 

di Raffaele CARDILLO

 

Prendiamo spunto dal titolo di un famoso film per stigmatizzare, condannare energicamente, un’operazione perniciosa e dagli effetti disastrosi per l’economia italiana.

Un colpo di maglio sferrato a una delle ultime poche eccellenze della penisola, un fiore all’occhiello della genialità italica che, purtroppo, passa di mano e viene letteralmente ghermita dagli artigli della ChemChina colosso asiatico cinese.

Stiamo facendo riferimento al gruppo Pirelli, un pezzo importante del tessuto industriale del Paese, un’icona del mondo dei pneumatici e non solo, che cambia paternità, a dispetto degli immensi sacrifici profusi da imprenditori illuminati che, grazie alla loro intelligenza creativa, erano riusciti a ritagliarsi uno spazio di rango nell’ambito planetario, creando dei brand di successo con ricadute di rilievo nell’ambito economico della nazione.

Quello che sconvolge in questo drammatico contesto, è il silenzio assordante, diremmo quasi compiacente, del mondo della politica che, preso dalle baruffe quotidiane per la difesa strenua del proprio “particulare”, rinuncia al suo ruolo di arbitro e garante per una corretta gestione di aziende considerate strategiche e, quindi, non soggette ad alienazioni, senza il previo vaglio delle autorità competenti.

Riteniamo, poi, singolare al di là di ogni giudizio critico, le circonvoluzioni, le piroette monetarie, delle vere scatole cinesi consistenti nel detenere il controllo della società senza averne il capitale necessario, da parte di colui che per un ventennio è stato il “dominus” ed anche spolpato una realtà consolidata, grazie alle compiacenze delle cosiddette “Banche di Sistema” sempre pronte a correre in soccorso di capitalisti d’assalto, che per comandare sono costretti a indebitare le aziende.

Questo è quanto avvenuto alla mitica Bicocca che, causa le scelte dissennate della governance, prima con la vendita del comparto dei cavi per l’energia e telecomunicazioni, uno dei settori più in espansione nel pianeta, giustificato per concludere l’acquisto della Telecom, successivamente svenduta alla Telefonica società spagnola del settore, poi per coronare degnamente l’opera di smantellamento, magistralmente intrapresa dal guru della finanza meneghina: ecco la cessione  del pacchetto di maggioranza al colosso cinese per il controllo del gruppo industriale.

Un disastro chiama disastro, l’ombra sinistra del default diventa, ormai, un’ipotesi quasi inesorabile, l’azienda Italia è prossima al collasso e, al momento, non vediamo all’orizzonte venti di cambiamento per una correzione di rotta!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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