QUARTA SPONDA: IL NUOVO VIETNAM ITALIANO

 

di Raffaele CARDILLO

 

putin

putin

 

In questo clima infuocato qual è quello libico, non ci risulta

pervenuta la presenza di Lady Pesc, l’ineffabile Alto Rappresentante della Politica Estera Europea.

Che l’Italia non avesse il giusto peso nel contesto internazionale era un fatto, purtroppo, acclarato, ma quello che sconvolge, è l’evanescenza conclamata, di certi nostri rappresentanti, posti a ricoprire ruoli di vertice nell’UE e non adatti allo scopo.

E’ pur vero che molte volte le diplomazie nazionali mal digeriscano l’intrusione degli organi europei in vertenze sovranazionali.

Emblematico è il caso della crisi russo-ucraina che la nostra malcapitata ex ministro degli esteri, si è vista bypassare dal ciclone Merkel e Hollande come mediatori nel difficile contenzioso Putin-Poroshenko.

Saremmo cattivi se pensassimo che la scelta dell’Alto rappresentante sia stata improvvida?

Forse ricorrere a una personalità politicamente più influente sarebbe stata più corretta e avrebbe avuto dei riscontri positivi nell’economia del gioco.

A questo punto passiamo a esaminare il crogiuolo incandescente qual è la situazione libica: dobbiamo subito rilevare che, consideriamo quanto mai inopportune, le dichiarazioni del ministro della difesa e di quello degli esteri, circa l’invio delle truppe di terra per arginare le armate jihadiste, sembravano quasi riecheggiare i suoni di certi inviti guerrieri di correre alle armi, forse mai sopiti, come: “L’ora delle decisioni irrevocabili”!

La superficialità e il pressappochismo, hanno sempre connotato certi avventurismi tutti italici, nel voler sminuire a parole, la reale portata dell’avversario, gonfiando a dismisura i propri mezzi come voler scoraggiare il probabile competitore, coinvolgendo anche l’opinione pubblica, ignara delle reali possibilità del possibile nemico.

Un gioco al massacro dai risvolti imponderabili, senza vincitori né vinti.

Immaginiamo solo per un momento che, i proclami dei responsabili dei dicasteri preposti, avessero avuto il placet del governo per l’invio dei nostri militari nell’inferno libico, siamo sicuri dell’adozione delle regole d’ingaggio?

E’ fondamentale l’adozione di dette regole poiché stabiliscono quando, dove e come le forze in campo dovranno essere utilizzate.

A questo punto diventa d’obbligo la domanda, contro chi?

Un nemico indistinto, non esattamente configurato che attua una guerra asimmetrica, fatta di agguati, imboscate, non contemplati nei manuali di tecnica militare: ebbene il nostro esercito dovrebbe confrontarsi con quale possibilità di successo, in un territorio sconfinato grande sei volte quello italiano, contro una miriade di milizie ben equipaggiate, imbottite di credo fondamentalista e votate al martirio?

Sarebbe un’ecatombe senza fine con migliaia di morti e con la certezza di essere ricacciati in mare, un nuovo Vietnam per l’Italia con tante Dien Bien Phu da digerire.

Un’ipotesi indubbiamente da scartare e ricorrere allo scudo dell’ONU, potrebbe una delle strade percorribili, con operazioni di peace-keeping prima e poi magari di peace-enforcing (mantenere la pace o imporre la pace).

Ci è sembrato, invece, molto appropriato l’intervento del Premier che ha smorzato sul nascere taluni istinti belluini, riportando il tutto sul piano del buon senso, sottolineando che certe isterie e reazioni irragionevoli non concorrano a risolvere conflitti e controversie internazionali.

Bisogna, quindi, dare fiato alla diplomazia e sotto l’egida della Comunità Internazionale trovare una soluzione politica al conflitto.

La politica della prudenza resta l’unica via da percorrere, per non incorrere in situazioni di cui ci si debba successivamente pentire.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...