Quinta domenica del tempo ordinario (A)

Gesù con gli apostoliIl sale può diventare scipito, e la luce spenta!

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

Spezza il tuo pane con l’affamato …

Il desiderio di Dio di formarsi un popolo, che fosse agli occhi delle nazioni un segno e uno strumento di giustizia, è stato tante volte smentito. I profeti di Israele hanno denunziato con parole di fuoco quanti commettevano ingiustizia, eppure celebravano il culto. Anche la prima comunità cristiana, come ci racconta Matteo, aveva ridotto la fede in Cristo a vuoto ritualismo o a compiaciuta segregazione dal mondo. E noi pure, ci troviamo nello stesso rischio: c’è contraddizione tra le parole nobili e i fatti ignobili, tra il messaggio creduto e la vita vissuta; lo iato è così profondo che quasi ci prende un senso di scoramento. Ma la fede è anche resistere contro la tentazione di perdersi d’animo, di gettare la spugna, di ripiegarsi nelle rasserenanti liturgie o, infine, di ritirarci in qualche pacifica Tebaide. Non ci è lecito! Il messaggio dei profeti non è un messaggio di salvezza individuale, non è un invito alla “fuga mundi”. Ci hanno insegnato a stare attenti al mondo, a dare importanza alla preghiera, a non omettere le pratiche di pietà …  E’ vero, ma solo in parte, perché la luce di Dio viene dopo le opere di giustizia; se non siamo giusti, le nostre preghiere e liturgie sono presunzioni e alienazioni: “Deus non vocis, sed cordis auditor est” (Tertulliano). Se non spezziamo il pane con l’affamato, se non eliminiamo di mezzo a noi l’oppressione, noi viviamo in situazione di mistificazione. Ogni volta che ripensiamo la nostra fede in termini meramente culturali o spirituali, in quel momento abbiamo ridotto il cristianesimo a ideologia per intelligenti o per aristocratici; abbiamo stabilito dentro la Chiesa gli “specialisti di Dio” che devono insegnare e i discepoli che devono solo obbedire.

 

Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo!

Che grande responsabilità! Gesù dice queste parole ai suoi discepoli, quindi a tutti noi. Tocca a tutti noi salare e illuminare la grande massa dell’umanità. Dobbiamo però funzionare. Il sale era, in antico, il conservante usato per preservare le vivande dalla decomposizione, come oggi i frigoriferi; un frigorifero rotto o con la spina staccata non serve. Così le luci schermate, i paralumi, non sono di nessuna utilità dove occorre vedere chiaro. Una delle grandezze del Vangelo è che non è mai unilaterale; il Vangelo predica con forte insistenza la necessità di una spiritualità tutta interiore, senza spettacolarità; ma, nel contempo, Gesù vuole che i suoi discepoli siano coraggiosi, pubblici, visibili.

 

Vedano le vostre opere buone!

Gesù proclama: “Vi sarà tolto il Regno e sarà dato ad un popolo che lo farà fruttificare”. Non dice che il Regno sarà tolto agli ebrei per darlo ai cristiani, ma semplicemente “a un popolo che lo farà fruttificare”. Davanti a Dio, Padre di tutti, non esiste più nessun popolo eletto, nessuna razza superiore, nessun salvacondot­to privilegiato. Nessun cristiano deve sentirsi al sicuro, fuori da questo tremendo mistero, perché la vicenda dei popolo ebraico si può ripetere nella storia e nella coscienza, in quanto l’elezione di Dio esige sempre una risposta perso­nale. È sempre impressionante pensare che numerose e fiorentissime comu­nità cristiane dei primi secoli (in Africa e Asia minore) sono state cancellate dalla geografia: di esse rimangono solo il nome ed il ricordo. Che cosa sarà delle comunità cristiane dell’Occidente fra qualche secolo? Saranno chiese fiorenti, comunità vivaci o la fiaccola della fede e dell’elezione passerà nelle mani delle nuove chiese dell’Africa o dell’Asia o dell’America latina? Si parlerà di questa nostra diocesi come noi oggi parliamo della Chiesa di Pergamo, di Filadelfia, di Ippona? Di chiese del passato, il cui ricordo resta solo nei documenti e nei monumenti? Il processo di secolarizzazione e di secolarismo, che in molte nazioni ha già ridotto la Chiesa in stato di diaspora o di insignificanza, cancellerà dalle nostre terre ogni vestigio di tradizione e cultura cristiana o sarà l’occasione per la riscoperta di un nuovo modo di essere cristiani?

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...