SANTA MARIA CAPUA VETERE.Con la rappresentazione dell’opera “A.A.A.: P.P.P. OFFRESI”

 

di Paolo Pozzuoli

 PRESSO IL TEATRO “GARIBALDI”, LA COMPAGNIA DEGLI StrafAtti, IN ESECUZIONE DEL PROGETTO “LA SICUREZZA E’ DI SCENA” PROMOSSO DALL’INAIL, HA PRESENTATO – RISCUOTENDO I FAVORI DELLA CRITICA ED I CONSENSI DEL NUMEROSO PUBBLICO PRESENTE – L’OPERA IN DUE ATTI “A.A.A.: P.P.P. OFFRESI” IDEATA DA MARILENA BOLOGNA.  

Con la rappresentazione dell’opera “A.A.A.: P.P.P. OFFRESI” (… P.P.P. non sono parole magiche e nemmeno esoteriche ma stanno a significare  “previsione”, “precisione”, “prevenzione”) presso il suggestivo Teatro “Garibaldi” in S. Maria C. V. da parte della Compagnia degli StrafAtti,  l’INAIL, nell’ambito del progetto ‘sicurezza’, ha inteso indirizzare agli studenti delle scuole sammaritane – l’Istituto Comprensivo ‘Mazzocchi’ e la Scuola Secondaria di I grado ‘Gallozzi’ – che hanno aderito a tale progetto,  un robusto messaggio centrato sulla prevenzione sui luoghi di lavoro e finalizzato ad individuare, a saper discernere le fonti di pericolo e ad inculcare in essi la cultura della salute e della sicurezza in ogni ambito frequentato: lavorativo e non. Guidati dai rispettivi docenti, i ragazzi hanno partecipato allo spettacolo con compostezza, correttezza, entusiasmo, trasporto, interesse. Merito, ad onor del vero, della straordinaria bravura degli attori, Ernesto Trulio che ha interpretato il mago Anselmo Aldebaran, Antonella Giliberti, nella parte di Lucia De Lucia, Luigi ‘Gigetto’ Bologna, nei panni di Pasquale Zaganà, Luigi Narducci che ha rappresentato Mimì Gardellino, e della regista, Marilena Bologna, autrice del testo, “A.A.A.: P.P.P. OFFRESI”, che dire fantastico potrebbe essere riduttivo. Abbiamo, infatti, assistito alla rappresentazione di una ‘favola’ in … chiave moderna, parimenti significativa, di livello per attenzione e riflessione, legata ad un principio etico e finalizzata ad un insegnamento ben preciso che va costruito su basi robuste nell’ambito della scuola. Nella ‘favola’, rappresentativa di questo terzo millennio dove l’essenza della rappresentazione non è affatto costituita dalla comicità, dall’umorismo, dalla sagace, inaspettata battuta che viene recepita con una grossa risata e sottolineata da un forte applauso, l’antico mondo bucolico abitato da tanti teneri, simpatici personaggi che pensavano e si comportavano come esseri umani manifestando vizi e virtù propri di questi ultimi, è sostituito, intriso di cultura, di storia, di aneddoti didattici, da un mondo del lavoro in continua effervescenza, dalle tante variabili, dalle mille sfaccettature e da quei personaggi, umili, corrotti, ingordi, astuti, ipocriti, servili, pittoreschi, prevaricatori, insensibili, arroganti, che si innestano, animano e ruotano intorno ad esso. I personaggi, inventati ma non troppo, mostrando una particolare ‘vis comica’ e sostenendo una interpretazione stupenda e degna della grande tradizione teatrale napoletana da riscuotere i favori della critica e suscitare applausi a scena aperta da parte del numeroso pubblico presente nel teatro, possono ritenersi, senza tante perifrasi, piaggeria e/o tema di smentita, eredi dell’immenso, indimenticabile Eduardo. Anselmo, per dare più vigore al personaggio – mago – che interpreta e maggiore credibilità nel predire il futuro, assume il nome Aldebaram, il nome della stella fortunata, l’astro dalla fama di portare onore e ricchezza che brilla di più nella costellazione del Toro. A fascino si aggiunge fascino e se è vero come è vero che i piccoli restano incantati – un ragazzo, infatti, appena notato il mago sul palcoscenico, ha esclamato ‘mago, bello, che bello, fa le magie!’ – i grandi sui quali riversa un interessato potere subiscono un’attrazione fatale da spingerli a volte ad aggrapparsi a lui (mago) come i naufraghi ad un salvagente in un mare procelloso altre ad essere mago dipendenti. Peccato per il nostro mago Aldebaram il quale, dopo aver sostenuto brillantemente la parte, ha infine ‘deluso’ tutti dichiarando di ‘non essere un mago, né un astrologo, né un chiaroveggente, né un indovino’. Niente di tutto questo: soltanto e semplicemente un dipendente di un’amministrazione statale invitato dal proprio ufficio a fare il mago. Ha deluso – è vero – i presenti ma ha eseguito alla perfezione la parte commissionatagli lanciando il messaggio, ‘leit-motiv’ della rappresentazione, semplice, geniale, diretto, efficace, educativo, da cui trarre tutti gli insegnamenti possibili ed immaginabili e soprattutto poterli approfondire nella scuola, palestra dove ‘diffondere la … cultura della prevenzione’. Ed è questo il fine, la morale della ‘favola’: convincersi, battersi, obbligare a mettere in atto ogni misura di prevenzione ad evitare il verificarsi, come successo a Lucia De Lucia, Pasquale Zaganà e Mimì Gardellino, poveri lavoratori disgraziati, di traumi irreversibili che provocano seri, incalcolabili danni alla persona ed economico-assistenziali alla società.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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