VANGELO (Lc 9,18-22)

Venerdì 26 settembre 2014 

25ª Settimana del Tempo Ordinario
 
 
+ Gesù con gli apostoliTu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.
 
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con Lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che Io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che Io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’Uomo -disse- deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola del Signore
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La 1ª lettura di oggi è una meditazione molto importante e la inserisco perché ognuno ha vera necessità di comprendere che c’è un tempo per tutto -e qui si intende per tutto quanto è buono-, un tempo per compiere tante cose buone ma la precedenza va data alla preghiera. Questi versetti che leggiamo fanno parte del Libro del Qoelet, o Ecclesiaste, un testo contenuto nella Bibbia.
È stato scritto in ebraico, e la sua redazione è avvenuta in Giudea tra il IV e il III secolo a.C. ad opera di un autore ignoto che scrive per bocca del Re Salomone. A quel tempo si attribuivano opere poetiche a personaggi storici considerati sapienti. Lo stesso accorgimento è stato adoperato dal Libro della Sapienza scritto nel I secolo a.C.
Qoelet è composto di 12 capitoli, il contenuto si concentra su meditazioni sapienziali sulla vita, ma in molte troviamo un tenore pessimistico, per esempio quando viene scritto che “tutto è vanità“. Dobbiamo capire il riferimento principale della vanità. Mentre l’etimologia del termine ebraico Qohèlet significa “convocare, radunare in assemblea”.
I Greci tradussero questa parola con il termine Ekklesiastès, la troviamo nella traduzione greca dei Settanta, in essa viene tradotto l’ebraico “qahal” (assemblea) con l’equivalente greco “Ekklesia”.
Il Libro del Qoelet fa riflettere sul contraddittorio tra il bene e il male. È una riflessione molto interessante perché conduce il lettore a porsi due interrogativi molto spesso ignorati o ridimensionati: a cosa serva fare il bene e a cosa serva fare il male.
Non c’è dubbio che la morte è l’unica conclusione della vita, quindi tutto sembra vano nella vita.
Il suggerimento dato dal Qoelet è molto spirituale e vuole consolare le tutti i credenti che non hanno risposte nella vita o che vogliono riporre la sicurezza nella vanità dei piaceri. Il credente ne trae una conclusione spirituale, coglie il significato più profondo ed autentico della vita, quando riflette sulla famosa frase “vanità delle vanità“, a significare che tutto ciò che non è Dio, è cosa illusoria, vana.
Mentre in Dio tutto si trasforma in bellezza, autenticità, importanza. Chi vive in Dio non sbaglia Via e trova la sua realizzazione!
Passiamo a leggere i primi 11 versetti del 3° capitolo del Qoèlet:
«Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino.
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine».

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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