VANGELO (Mc 4,26-34)

Venerdì 31 gennaio 2014Gesù che parla alla gente

3ª Settimana del Tempo Ordinario
 
+ L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
 
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il Regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il Regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La parabola di oggi sul granello di senape che viene seminato, indica anche il ruolo dei genitori nei confronti dei loro figli. Devono seminare in essi gli insegnamenti religiosi e i valori umani e lasciarli crescere, vigilando, questo è il loro ruolo di educatori.
Non possono metterli al mondo e abbandonarli al destino, anche se non hanno un atteggiamento contrario ad essi. Non possono considerarli trastulli e per compiacere essi stessi, intendo i genitori, permettono ogni libertà e concedono quanto richiedono. Da qui si innalza sempre più la richiesta di denaro e di libertà assoluta.
L’educazione è questione di cuore, di amore, di verità. Un figlio è un dono di Dio, a Lui bisogna dare conto dell’educazione e dei valori morali trasmessi, e se non si comprende qual è il modo migliore per educare santamente i figli, oltre la preghiera e i Sacramenti, ci sono buoni libri di formazione spirituale.
Vediamo con molto dolore che molti giovani sono stati abbandonati alle più basse trasgressioni e molti genitori non se ne curano, sia perchè hanno commesso tanti errori e non hanno il coraggio di rimproverarli, sia per la nuova mentalità improntata sulla libertà totale. Molti minorenni ritornano a casa alle due o tre di notte, sono liberi di andare dove c’è attrazione per la trasgressione e non devono dare conto a nessuno.
La sentenza di ieri della povera ragazza inglese ha riaperto le dispute tra innocentisti e colpevolisti, una raffica di discussioni e di “secondo me” che fanno venire i brividi. Una discussione non si può intavolare con le opinioni, un processo si basa sulle prove e sono queste che bisogna verificare.
Alcuni anni fa ho scritto che non si doveva anticipare alcuna condanna ma che i comportamenti inquieti ed ambigui dei due condannati e le prove indiscutibili a loro carico, erano già riscontri molto gravi e che pregiudicavano la loro innocenza.
Voglio aggiungere a questo caso alcune parole per spiegare la gravità della libertà assoluta concessa ai figli, anche perchè troppe cose sono state manipolate ad arte per renderli innocenti e vittime di un errore giudiziario, dimenticando pure che la vera vittima è la ragazza uccisa.
Metto in risalto la personalità dei due condannati, prima preciso che la condanna non è definitiva e che la giustizia deve condannare quando c’è la responsabilità provata e non quando le prove e i testimoni sono insufficienti. Nel dubbio non si può mandare in galera nessuno. Secondo la sentenza di ieri, per i giudici, le prove e le testimonianze sono documentate e confermate.
Le più grandi prove sono state le incredibili falsità raccontate dai due ragazzi e smontate dai magistrati e le loro contraddizioni.
Da quanto è stato raccolto dalle prove e da numerose testimonianze accertate, non poteva che andare così la sentenza di ieri. Questo non deve far piacere a nessuno, oltre la ragazza morta ci sono due giovani condannati e con una esperienza carceraria spaventosa. Però, non sono stati gli inquirenti a metterli nei guai e adesso vi spiego perchè ho aperto questo capitolo.
I due ragazzi condannati, la sera dell’omicidio avevano assunto stupefacenti e bevuto alcool, a quanto sembra in maniera non normale. Come chi non vive la spiritualità di Gesù, i due ragazzi erano confusi il giorno dell’omicidio, frastornati dai fumi, sono stati sempre confusi in questo periodo, facendo scelte contraddittorie e che fanno sorgere dubbi anche ai più innocentisti.
Non sto qui a riportare le scelte confuse del ragazzo in questi mesi, ma queste indicano da sole uno stato interiore di una persona colpevole, di chi si considera responsabile di un reato e cerca di trovare una scappatoia.
I giudici non condannano per queste scelte confuse, sono stati d’animo di chi non è innocente ed è consapevole di avere commesso un omicidio. Riguardo la ragazza, inoltre, c’è il lungo coltello dalla lama lunga con sangue e l’impronta della ragazza condannata. Ma questo lasciamolo al processo, voglio riflettere sulla condizione morale di loro due quando nel 2007 studiavano a Perugia.
Sicuramente come la stragrande maggioranza dei giovani di oggi, non si facevano mancare nulla in fatto di scelte dissolute. Partner cambiati come i calzini, sesso libero con gli amici disponibili, stupefacenti e alcool per illudersi di vivere mentre spegnevano lentamente le loro vite. Fino ad annullare definitivamente la vita di una ragazza, che si divertiva pure, ma che quella sera lottò con la ragazza americana condannata, perchè questa le aveva rubato i soldi.
In questo quadro di immoralità e di permissivismo esasperato, i genitori troppo indulgenti sono quelli che piangono in tutti i sensi, ma sono pure quelli che hanno permesso una vita senza morale. E dove finiscono i giovani che si ritrovano con molti soldi donati dai genitori per studiare in città lontane, se non hanno la capacità umana di rispettare il proprio corpo e di rifiutare droghe, alcool, sesso sfrenato?
Dai figli si riconoscono i genitori, viene affermato spesso, ma questo non significa che i genitori facciano le stesse cose, probabilmente altre scelte confuse che non siano droghe e alcool. Ma non hanno trasmesso ai loro figli la morale, non dico quella cristiana, almeno i valori umani che nobilitano qualsiasi persona. O se lo hanno fatto, è stato trasmesso frettolosamente e senza vero amore.
Se la condanna di ieri indica che la giustizia ha accertato la verità dell’omicidio, è anche una sconfitta per i genitori dei coinvolti, per quanti li hanno difesi a testa bassa e in modo troppo presuntuoso. Non è bello sapere che due ragazzi forse finiranno in carcere, invece è doloroso constatare il vuoto interiore dei ragazzi di oggi. Questo ci spaventa, non tanto per noi, per loro stessi.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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